Se Linea Libera è stata sequestrata, dobbiamo ringraziare – a quanto mi risulta a questo punto – due gloriose realtà dell’Italia di Mattarella e Benigni: alcuni Pm e sostituti e certi volenterosi giornalisti del “politicamente corretto”
TRA IL DIR E IL FAR
C’È DI MEZZO IL MAR [ICCHIOLO]
È un’offesa dire che questi due signori dell’ordine somigliano vagamente alla famosa coppia di Pinocchio? Prenderò una doppia querela anche per questo in nome della libertà di critica garantita dall’art. 21 che loro per primi non sembrano conoscere?
«A seguito di segnalazioni che sono pervenute presso il nostro ufficio, in data 10 febbraio 2021 abbiamo fatto una richiesta formale al Tribunale di Pistoia per verificare se tale testata fosse ancora registrata segnalando che il dott. Bianchini era stato cancellato dall’albo. Lo stesso Tribunale con n. di prot. 356 datato 19 febbraio 2021 ha scritto all’editore e per conoscenza all’ordine dei giornalisti della regione Toscana invitando a comunicare tempestivamente il nome del nuovo direttore responsabile. Successivamente in data 12 marzo l’ordine dei giornalisti ha chiesto al Tribunale un aggiornamento in merito alla variazione della registrazione del Periodico denominato “Linea Libera” non ricevendo ancora risposta in tal senso».
Così dichiarava Carlo Bartoli ai carabinieri di Quarrata in data 18 marzo 2021. Dal 10 febbraio al 18 marzo del 2021, il tribunale di Pistoia non aveva risposto all’ordine dei giornalisti della Toscana: evidentemente perché niente èravi da rispondere, dal momento che «l’art. 3 bis L. 103/12 … esenta la registrazione di ogni testata giornalistica presso la cancelleria del tribunale [etc]».
È il Bartoli stesso che dichiara e firma queste cose sul verbale dei carabinieri. Non è il delinquentissimo Bianchini, lo stalker del Perrozzi, del sindaco di Agliana Benesperi, del mai-comandante Andrea Alessandro Nesti e di sua moglie Milva Maria Cappellini, dello squadrista Maurizio Ciottoli o di chi volete voi, perfino (se ne avete la voglia) del mostro del Wawel di Cracovia, se mai non fosse già stato ucciso dall’eroe mitico che liberò la Vistola dal ferocissimo drago.
Basta già questo per far capire in che clima si vive e si respira a Pistoia-Firenze-Toscana.
Sarebbe interessante che Carlo Bartoli, che ha giurato fedeltà alla sua professione e non vuole abbandonarla in alcun modo, dal momento che si è fatto eleggere presidente nazionale pur essendo un giovane pensionato; sarebbe interessante – dicevo – che ci riferisse, ma per filo e per segno, cognomi e nomi degli autori delle segnalazioni fatte pervenire all’ordine. Non lo fa; e perciò are poco credibile. O non ha fonti o ne ha solo di anonime. Nella grande Toscana rossa, l’anonimo non è veneziano, ma è ugualmente diffuso. Oppure la fonte è sua propria, ma Bartoli si vergogna di dirlo: tira il sasso e nasconde la mano. Usa anche questo nelle terre di Canapone.
Sono sempre stato, e resto, un giornalista anomalo. Se permettete anarchico e refrattario all’obbedienza cieca alle cosiddette «autorità costituite»: roba che va bene solo alla discutibile procura di Pistoia, alla Gip Martucci, al Pm Coletta, che parla parla, ma produce solo “aria fritta”.
Dire di questa tessera è come parlare di lacrime e sangue…
Se Linea Libera è stata sequestrata, dobbiamo ringraziare – a quanto mi risulta a questo punto – due gloriose realtà dell’Italia di Mattarella e Benigni: alcuni Pm e sostituti e certi volenterosi giornalisti del politicamente corretto.
La verità è che l’ordine dei giornalisti fiorentini ha, anch’esso, troppi scheletri nell’armadio. Scheletri che io ho sottoposto allo stesso Bartoli quand’era presidente in vicolo dei Malespini 1. Il quale ha sempre chiuso gli occhi. E con la cerniera lampo.
Così ha confezionato un bel pasticcetto, causato dalla sua infelice/infedele commissione di disciplina, cancellando certe informazioni dal sito istituzionale dell’OdG.
Poi, pur sapendo delle scorrettezze dell’attuale presidente toscano, Giampaolo Marchini e del suo collega Luca Frati, si è ben guardato di deferire sia l’uno che l’altro alla commissione di disciplina.
Il potere giolittianamente protegge i propri amici. Sono i nemici come me che si inviano alle forche caudine di una procura che profuma di manipolazioni e forse non solo. È stato il cerino che ha fatto riaccendere le micce del sostituto Curreli, che da anni – con solare evidenza – salva sempre e comunque le solite persone, e rinvia a giudizio sempre e comunque le solite persone (salvo che in aula, alla fine, i pulpiti di carta del capo-scout prendono fuoco o vengono giù smentiti dai fatti).
Finito il mandato di presidente toscano, Carlo Bartoli ha lasciato la stecca al suo amico Marchini. Vedete un po’… Non sembrano, tutto sommato, il gatto e la volpe di Pinocchio?
Il Marchini, salito al comando, ha iniziato – a mio parere – le sue persecuzioni di piccolo cabotaggio, pallido in volto qual tiranno in trono, per citare l’Alfieri. Rammentava che era stato sgamato, ancorché salvato dal silenzio colpevole del Bartoli, cui doveva la sua testa salvata sottraendola alla commissione di disciplina.
Siamo già a questo punto anche a Pistoia?
Ora, secondo il mio modo di fare giornalismo, un modo odioso alla procura della repubblica di Pistoia, sia chiaro che ho il cassetto pieno di documenti che provano quello che sto scrivendo: anche se per la procura di Pistoia i documenti (come quelli che riguardano il ragionier-non dottor Perrozzi, il Benesperi, il mai-comandante Alessandro Nesti, la Milva Maria Cappellini, il Mazzanti, i falsari del Comune di Quarrata, Maurizio Ciottoli o mille altri ancora) non contano niente, perché qua, al terzo piano di Piazza Duomo 6 si ragiona, a occhio e croce, più o meno – a mio parere – con la stessa logica del giudice Pietro Errede.
Ma la legalità, così amata da tutti, non funziona mica in questa maniera. È semplicemente verità; è chiarezza; è trasparenza. È il non perseguitare chi chiede diritti certi portando le prove; il non tagliare le loro mani perché non possano più pestare sulle tastiere.
O la loro lingua, perché non leccano come la maggior parte dell’umanità ridotta pecorosamente all’obbedienza con l’uso distorto delle leggi trasformate in veri e propri kriss malesi.
A presto con le riflessioni sul presidente Marchini che, in quanto personaggio più che pubblico, ha diritto ad attenta analisi e adeguata critica in merito a certe sue brillanti decisioni.
Anche i giornalisti come i giudici: hanno le leggi, ma loro le… interpretano
Fenomeni
Fate attenzione al fatto che Carlo Bartoli è il presidente dei giornalisti che a Firenze interpretava a suo modo l’art. 3 bis L. 103/12; e a Roma, in sede nazionale, ha tentato di interpretare (sempre a so modo e non so con quanto successo) il regolamento attuativo della legge ordinistica in relazione alla legittimazione dei blogger ad iscriversi fra i praticanti pur non in presenza, a fianco dell’iscritto, della figura del giornalista professionista come tutor richiesta dalle norme in vigore.
Non per dire, ma una cosa non può essere sé e il contrario di sé. E lo capiscono perfino i miei due gatti…