
MONTALE. Comunque vadano le elezioni, come giornale libero, indipendente, repubblicano, e non legato a nessun partito di nessun genere, ma fatto da gente eterogenea, con idee eterogenee e per cittadini eterogenei, non possiamo non tornare, con la dovuta attenzione e il nostro solito puntiglio, sulla questione bombe a mano. Betti diffidato sul Carbonizzo.
Non sappiamo assolutamente se quello che è stato scritto a Betti come diffida contenga la verità, tutta la verità e nient’altro che la verità. Ma sappiamo (e non possiamo ignorarlo in alcun modo) che è stato scritto, che è stato spedito e che sarà oggetto di azioni – anche giudiziarie – contro Betti, la sua giunta, i suoi collaboratori: e che continuerà a farci parlare più e più volte della vicenda.
L’unico vero dovere della stampa è narrare e criticare gli eventi. E pur avendo, ognuno di noi, le proprie simpatie politiche, non dobbiamo «ingaglioffarci» (vedi il Machiavelli) nulla facendo per non raccontare la realtà effettuale: perché il non far nulla equivale, lo sappiamo tutti, a reggere il sacco. E da questo punto di vista, il proverbio è estremamente chiaro.
Tacendo, come hanno fatto altri, avremmo favorito Betti, che, in quanto uomo pubblico, ha molti più doveri assai verso i suoi amministrati, che non altri; e al tempo stesso, in maniera colpevole, avremmo taciuto una verità a chi – i cittadini – ha il diritto di essere informato, come sempre ci viene ripetuto in molte di quelle «rimpatriate salottiere», imposteci dalla legge, in cui i giornalisti perlopiù spippolano sui loro cellulari e tablet, mentre un relatore di buona volontà fa lezione (?) di deontologia.
Per noi quel documento, quella lettera di diffida a Betti, inoltràtagli dalla Meridiana Immobiliare s.r.l. di via Guido Rossa 45/c di Montale, e firmata da Mario Paolacci, presidente del C.d.A., era e resta un documento da non ignorare, da non rimandare, da non allontanare nel tempo, ma da narrare – nella sua interezza – nel momento stesso in cui veniva spedito e inoltrato al Sindaco uscente.
Non per nulla, in occhiello, avevamo messo «bombe a mano» nel senso che la lettera aveva un più che vago sentore di mossa tattica: ma se il ragionamento che guida i cronisti dovesse essere quello di «non disturbare il manovratore», perché quattro quinti della stampa italiana si scapicollò per narrare, al popolo e al contado, dell’avviso di garanzia a Berlusconi mentre era a Napoli con i grandi della terra?
In altri termini: dobbiamo raccontare la cronaca nei suoi tempi e nei suoi di svolgimento oppure manipolarne tempi e modi per fini che la cronologia non ha in alcun modo?
Da qui la nostra decisione, impeccabile, di pubblicare tutto e sùbito; di far parlare le fonti, così care alla storiografia marxista: cosa che comunque avremmo fatto (sia ben chiaro) anche se al posto di Betti ci fosse stato un qualsiasi altro Sindaco di un qualsiasi altro colore. E ora entriamo nell’analisi del merito della questione.
Non spetta a noi emettere sentenze sulla veridicità degli appunti rivolti a Betti: noi diciamo solo che, se ciò che Mario Paolacci sottoscrive è vero, la situazione ci sembra particolarmente grave e piena di lati oscuri; pericolosa e sostanzialmente vergognosa.
Vogliamo vedere meglio? Nella diffida si legge: «Lo strumento urbanistico [di Montale] prevedeva in particolare una superficie edificatoria (SUL) pari complessivamente a 6.450 metri quadri in gran parte con destinazione residenziale, nonché la realizzazione di interventi di sistemazione urbanistica e a servizio della comunità volti alla riqualificazione dell’intero sito».
E mentre il piano di caratterizzazione del sito “Ex Carbonizzo Tempesti” fu presentato il 5 agosto 2009, il suo iter si concluse solo dopo ben 9 anni con le ultime decisioni adottate dalla giunta Betti; decisioni alle quali sia tecnici che politici/amministratori avrebbero lavorato, più che con squadra e riga, con un machete da foresta pluviale.
«In particolare [scrive il Paolacci], la SUL [Superficie Utile Lorda] complessiva dell’intervento è stata ridotta a circa 3.500 metri quadri (di cui solo una minore porzione riferita a nuove edificazioni, trattandosi per il resto di recupero di fabbricati già esistenti) a fronte degli originari 6.400, addirittura sembrando porre in dubbio la possibilità (in precedenza sempre garantita) di recuperare i fabbricati esistenti, per i quali a causa delle lungaggini del Comune vi è stata la necessità di effettuare interventi di messa in sicurezza!».
«Al riguardo [prosegue il Paolacci] non si può mancare di evidenziare che – contraddicendo le precedenti motivazioni fomite dal professionista esterno incaricato della redazione del Piano Operativo, che aveva giustificato la pretesa di ridurre la SUL tenendo conto, a suo dire, delle minori esigenze “demografiche” dell’abitato di Fognano – il nuovo strumento urbanistico ha previsto una nuova area residenziale con una capacità edificatoria di circa 2.000 metri quadri (addirittura superiore a quella sottratta a Meridiana Immobiliare) in favore di terreni di proprietà di terzi posti ad appena 500 metri dall’area dell’Ex Carbonizzo Tempesti; una previsione questa davvero incomprensibile e che forse chiarisce le reali ragioni della penalizzazione inflitta a Meridiana Immobiliare all’esito dell’interminabile iter procedimentale, che si è appena sommariamente descritto» [vedi pp. 5-6 della diffida].
Ripassiamo la lezione:
- nel 2009 si potevano edificare 6.400 metri quadri
- nel 2018, 9 anni dopo, da 6.400 edificabili si è passati a 3.500 (con – 2.900 metri quadri)
- si è tagliato un terzo di superficie edificabile alla Meridiana Immobiliare perché – è stato detto – Fognano aveva minori esigenze demografiche di quanto l’Immobiliare sosteneva
- ma, ad appena 500 metri di distanza dall’ex Carbonizzo, ecco che spunta un progetto per la costruzione di 2.000 metri quadri in una diversa proprietà
Che è successo? Fognano è forse cresciuta all’improvviso venti minuti prima dell’approvazione dello strumento urbanistico, in modo tale da ammettere superfici edificabili ad appena mezzo chilometro di distanza dal Carbonizzo?
È vero? È così? Non è vero? Betti risponderà? O non risponderà mai, come non ha risposto a noi di Linea Libera sul famoso documento rilasciatogli dalla Procura della Repubblica di Pistoia?
Che farà, ora, Don Ferdinando? Denuncerà, per coerenza, anche il Paolacci e la sua Immobiliare, come ha detto di voler fare con noi?
Un’ultima domanda all’uomo di punta del Pd: qui chi è che non funziona? Siamo noi di Linea Libera, Mario Paolacci oppure il cervello di Don Ferdinando?
Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.info]
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4 thoughts on “bombe a mano 2. BETTI CHIARISCA LE ACCUSE SULLA “QUESTIONE CARBONIZZO””
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