
PISTOIA. In prossimità del Natale e con Benigni (quello dell’Inno del corpo sciolto) “sublime” maestro nell’insegnare i dieci comandamenti, soprattutto a chi scrive, che li ha abbondantemente e pervicacemente infranti, salvo – lo giuro – quello che dice “non rubare”, la predisposizione alla bontà, comunque espressa, è simbiotica al momento che stiamo vivendo.
Anche le notizie cartacee abbondano di “buonismo” a buon mercato, tipo l’intervista al Presidente Caripit, Ivano Paci che ci informa (dalla Nazione) di avere erogato “ € 3.600.000 con il solo bando generale. Più di quanto messo a disposizione dal Governo”. Una volta tanto conveniamo sulla veridicità dell’affermazione, ma molto meno nei criteri di distribuzione dei fondi e nella valutazione dei progetti presentati.
Spieghiamoci meglio: nelle pieghe di iniziative lodevoli e rispettabili, di vera rilevanza sociale (vedi fra l’altro “Cantieri aperti” e “Borse lavoro”) si annidano speculazioni immobiliari delle quali non si comprende il significato, o forse sì, tipo i milioni di euro investiti nella cittadella della Misericordia e le famose acquisizioni di nobili magioni pistoiesi, giustificate – vedi Palazzo Sozzifanti – con la necessità di poter disporre di un locale più idoneo per magnificare il “grande” e il “bello” che la Fondazione offre alla plebaglia pistoiese.
Certamente il Presidente della Fondazione ha ragione su un punto: l’unico ente in grado di distribuire denari è la Fondazione, che di fatto è l’unico potere forte del territorio. Ne consegue che i questuanti sono tanti e non si può accontentare tutti e talvolta, aggiungiamo noi maliziosamente, si fa finta di accontentare ma nella sostanza si nega ciò che viene chiesto.
Un esempio su tutti, senza troppi riferimenti per non dare poi adito a poter dire che se avessimo tenuto la bocca chiusa il risultato sarebbe stato diverso: se un ente, un’associazione o quant’altro chiede cinque e la Fondazione offre uno, di fatto si accoglie la richiesta, ma nella sostanza si mette il richiedente nelle condizioni di non poter beneficiare di quell’uno, visto che il rimanente della somma non è acquisibile.
Insomma, ti do ma non puoi prendere. Ecco, questa è una tecnica che andrebbe eliminata, anche perché in altre situazioni si è dato (vedi il Giardino Volante) o si è concesso comperando (vedi Misericordia e non solo) senza troppi vincoli ostativi che di fatto superavano la richiesta e l’offerta.

Chi ha seguito la nostra civile polemica con il Presidente della Caripit, conosce il nostro pensiero sulla vicenda Uniser e sulla miserevole fine che questo polo sta facendo, dopo essere stato funzionale al Comune, senza il becco di un quattrino, e a qualche giovane di buone speranze che ha spiccato il volo verso lidi più prestigiosi.
Il finale della intervista è però altamente indicativo dei metodi e della sensazione/delirio di onnipotenza, alimentata sicuramente da clientes timorosi e intimoriti dalla “potenza” del Capo.
Alla pudìca e accomodante domanda: “Titoli fresh Mps? A che punto siamo?”, il Presidente Paci risponde testualmente: Sono ancora in portafoglio, in attesa che le cose si chiariscano (? – n.d.r.). Abbiamo 72 milioni di plusvalenze da titoli al netto del minus Mps. Noi siamo un investitore paziente che non ha bisogno di liquidare. Possiamo aspettare”.
Tanto non sono quadrini suoi, aggiungiamo noi. Ed aggiungiamo anche: dove figurano questi dieci milioni di titoli spazzatura? In quale voce del bilancio? Lo può indicare?
Il Natale ci rende, anche non volendolo, più buoni e quindi non possiamo non terminare, facendo i nostri più cordiali auguri al Presidente con l’invito a programmare la sua successione al timone della Fondazione nel 2016 – che sembra lontano ma non lo è – cercando un papabile Presidente che gli assomigli il meno possibile e guardandosi dalle vecchie ciabatte e dai vecchi-giovani o giovani-vecchi che hanno ben compreso il potere che la Fondazione Caripit ancora rappresenta per il nostro territorio e che non aspettano altro che vedere la gente che s’inginocchia…
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