
SAN MARCELLO-MONTAGNA. Che fine ha fatto il Comitato Recupero Ammanco in Comunità Montana?
Questa domanda è ricorrente nelle chiacchierate da bar dove si parla di tutto e di nulla, perché così è sempre stato e ancora lo è.
Però la domanda è legittima e Linee Future non può esimersi dal formulare – attenzione, formulare – alcune ipotesi, visto e considerato che abbiamo seguito le vicende fin dall’inizio dello scandalo e lungo il suo evolversi.
Innanzitutto possiamo dire che il Comitato, dopo aver esperito tutto quanto in suo potere per non ridurre la vicenda al “ti ricordi?” e aver pubblicizzato tutto quanto pervenuto a sua conoscenza, ritiene che sia necessario muoversi sul versante giudiziario con accortezza e discernimento, per consentire che il lavoro della magistratura, che oltre al reo confesso ha indagato altre persone (dai vertici amministrativi del disciolto ente, ai dirigenti Caripit, ad alcuni revisori dei conti), possa andare a stanare anche le responsabilità penali di colui o coloro che hanno consentito questo saccheggio.
Perché le responsabilità politiche sono “altra cosa” da quelle penali (anche se talvolta convergono) e su quelle riteniamo che il giudizio sia “compiuto”. La dimostrazione? Nessun politico Pd coinvolto – sottolineiamo a livello politico – nelle vicende della ex Comunità Montana si è, a vario titolo, ripresentato alle recenti consultazioni amministrative.
Il Comitato intende, nel suo piccolo, collaborare con la magistratura per allargare il probabile campo di responsabilità ai politici, l’unica categoria attualmente non scalfita dalle indagini.
Insistenti “voci di corridoio” fanno presumere che il Comitato, attraverso uno specifico atto di segnalazione alla Procura della Repubblica, vorrà porre all’attenzione del Magistrato addetto, il motivo per il quale il Conto Consuntivo 2010 della ex Comunità Montana, Presidente all’epoca l’Avv. Strufaldi, Sindaco di San Marcello, non sia mai stato approvato e perché, non essendo stato approvato, non si sia provveduto a segnalare il vulnus al Prefetto con le conseguenze di legge: commissariamento e segnalazione agli organi competenti.
Come si può chiaramente comprendere, questa è materia da avvocati e non da semplice polemica giornalistica, tanto più che un simile comportamento “politico” con implicazioni, forse, di carattere penale, deve essere ben argomentato e proposte a chi di dovere.
Se questo è – come pare – l’intendimento del Comitato, pensiamo che tutti i cittadini, specialmente quelli che si dimostrano e si sono dimostrati interessati alla vicenda, non possano che dare il loro convinto consenso.
Perché la storia della Comunità Montana, madre del disfacimento della Montagna, è ben lontana dall’offrire al giudizio della popolazione i suoi contorni definiti e lo stesso comportamento del “G.S.” che cambia avvocato, rifiuta il patteggiamento e accetta il processo, apre scenari sempre più chiari e comprensibili: tanto più se corroborati dal desiderio di non voler essere l’unico capro espiatorio di una vicenda in cui comportamenti professionali, equa distribuzione delle eventuali colpe e relative sanzioni, tutte sottoposte al vaglio del giudice, possano trovare quella veste compiuta e omnicomprensiva che si chiama Giustizia.
Pensiamo proprio che il Comitato non si sia spento…
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quello che mi preoccupa maggiormente è che nessuno commenta, ma non commentano nemmeno i diretti interessati, quelle figure che componevano la giunta, e nemmeno gli appartenenti a quel consiglio della comunità montana che non ha approvato il bilancio 2010……..a me come presidente di una pro loco l’allora sindaca Strufaldi mi ha tartassato di lettere perchè voleva i bilanci della mia associazione, e addirittura ha programmato un’assemblea paesana perchè a lei richiesta da persone che nemmeno èrano socie, ma guarda il caso sembra da quanto leggo nell’articolo che lei non l’abbia approvato il bilancio 2010…….mah