Oggi pomeriggio, a quest’ora, le 19 e passa, ancor più che stamattina, apprezzo quel limpido uomo (in senso sciasciano) di Ferdinando Santini che, girati i tacchi, ha detto ciao alla cacca e se n’è andato per “Dimenticare Palermo”.
Magari io, più volentieri che al Portogallo, penso a un Tibet di prima dell’aggressione cinese; a una bellissima Mongolia sconfinata, dove si nasce nel nulla, si vive nel nulla e si muore nel nulla; in una tenda povera e fredda nella quale la continuità amministrativa di Stefano Pieri non ti rincorre e non ti ammazza; lo stato padrone oppressivo non arriva; l’acculturazione subdolamente violenta del pensiero unico omologato Iso 9900, può andare a farsi fottere perché la realtà è quella della condizione di cui parla Gesù quando gli chiedono a chi toccherà, dopo la resurrezione, la moglie del primo fratello se, morto lui e sposata dal secondo fratello e ancora l’altro fratello che segue dopo essere diventata plurivedova, e il messia risponde «Neque nubent neque nubentur», cioè non ci sono e non ci saranno matrimoni (né unioni civili, se Dio vuole).

«Fate cacà Filippo» è un giochino di parole (la Valentina Noligni, che ha fatto il classico, dovrebbe saperlo bene) che significa semplicemente «dite insulti a Filippo». E questa frasina simpatica mi serve per insultare una “democrazia fallita” che, nonostante le strombazzate progressiste, non solo non si è mai sviluppata, ma ha avuto quello che, in bel altro settore, si definisce “il mal della lumaca”, quando il “pisello” si risucchia da sé e dispare in una (direbbero a Palermo) «arripuddùta minchia». Insomma, a Agliana, volgarmente un “centopelle”.
Mi serve, questa frasina ad hoc, per mandare dignitosamente a quel paese quei signori acculturati che vogliono a ogni costo l’Europa e l’€uro, ma che non conoscono il dizionario minimo della libertà personale e delle libertà civili, pur se blasonati di diplomi-placebo e Master(chef) che, ai nostri dì, toccano generosamente anche a troppi giovini, fin troppo scarsi di zenzero.
Cosa è successo, mi ha punto la tarantola? No. Semplicemente quel rompiballe di Alessandro Romiti è andato dal presidente della sezione in cui votava Luca Benesperi e ha chiesto – e lo ha fatto solo per cortesia – di poter fare qualche scatto al candidato Sindaco alle urne.
È pur vero che, alla fine, il presidente “ha concesso” quello che è un libero diritto di un giornalista pur se politicamente scorretto, non-obiettivo perché pubblica gli atti pubblici del Comune, e partigiano perché non tira la carretta al Pd, ma solo a chi lui ritiene degno.
È pur vero, dico, tutto questo. Ma si deve anche solo pensare di discutere su un fatto che – come vedete dalle foto – è noto e universale come la dichiarazione dei diritti dell’uomo?
Ahhhh, Annamo bene… proprio bene!, diceva la Sora Lella. E speriamo che chi domani uscirà vittorioso dall’urna non sia un «Filippo» (di Macedonia di zucche) e non faccia allevare ed educare i puercoli aglianesi nutrendoli solo a “Pane e Rose”!
Con «Filippi» così Se tutto va bene siamo rovinati perché Non ci resta che piangere!
Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.info]
Diritto di esercitare pienamente i propri diritti
[senza dover discutere per l’ignoranza altrui]
Sostenete questo quotidiano con un piccolo contributo attraverso bonifico intestato a
«Linee Stampalibera» Iban IT08V0306913833100000001431 su CariPt di Porta San Marco-Pistoia. Riceverete informazioni senza censure!