e io pago. CONVEGNO SULLA GIUSTIZIA A DANNO DEI CITTADINI PERSEGUITATI, PUNITI E DERISI

Un convegno per parlare con la gente della (in)giustizia al popolo, in nome del quale si pronunciano sentenze sciaguratamente ingiuste per errori di tipo procedimentale e/o con indirizzo spesso partigiano o pilotato a capocchia


Ma la giustizia pistoiese è davvero terza e imparziale?

 

Da sinistra Giovanni Flora, Pamela Bonaiuti e Gianmarco Romanini: vogliono parlare al popolo e non ai colleghi o magistrati che comunque non erano presenti…

 

PISTOIA. Il Prof. Giovanni Flora è conosciuto in ambito nazionale per le sue poco convenzionali visioni della giustizia e anche della immanente riforma “Cartabia” che sembra essere afflitta da pesanti pregiudizi: la confusione che sussiste tra le carriere dei magistrati inquirenti e quelli giudicanti (se ne parla da vent’anni, ma la magistratura sembra distratta sull’argomento e compiaciuta di un diabolico mercato interno di consensi/dinieghi); la natura di molti processi “improcedibili” che risultano mancanti in radice dei presupposti giuridici per la definizione di sentenza (però sempre pronunciata); l’uso indiscriminato delle intercettazioni telefoniche, fatte con sistema random e poi affidate ai cronisti “funzionali” per lo sputtanamento degli indagati. Ma anche gli arresti facili.

Ci sarebbe una quinta e non ultima considerazione che gli altri relatori (l’Avv. Pamela Bonaiuti e l’Avv. Gianmarco Romanini) hanno rappresentato ieri al convegno/conversazione in Sala Maggiore a Pistoia, ben qualificato da interventi di alcuni partecipanti che evidentemente avevano una sensibilità insolita, riconducibile alla loro esperienza come indagati/imputati: la negazione alla presunzione di innocenza del cittadino, nel nome del quale, sono sempre pronunciate le sentenze dai giudici.

Non è mancata la citazione alla inquietante saga data dalla “scoperchiatura delle pentola” da parte di Luca Palamara: dopo avere denunciato le infiltrazioni della politica nel sistema giudiziario (che dovrebbe essere terzo e distaccato dal potere legislativo ed esecutivo – Talleyrand, si rovescerà nella tomba!), il denunziatore ne è rimasto unico “portatore di colpe” oggi anche imputato e sicuramente discriminato.

Le questioni trattate, sono tutte attuali e – ci ha spiegato un organizzatore – la presenza di un affermato docente ordinario come Giovanni Flora a Pistoia (ha rinunciato ad altre prestigiose sale per la città di Vanni Fucci) è la dimostrazione che la città dei sepolcri imbiancati è un esempio “grave” di gestione giudiziaria.

Ma vediamo alcuni esempi:

1) Mancata attuazione del presupposto costituzionale dell’innocenza dell’imputato o anche di una “non colpevolezza” fino a sentenza definitiva.

2) Alternanza di soggetti preposti alla pubblica accusa nella fasi del dibattimento, con vari Pm (anche esterni alla magistratura di ruolo) che si applicano in modo estemporaneo alla prerogative della funzione.

3) Una “pubblica accusa” che spesso appare persecutoria, supponente e punitiva, con misura afflittive (leggi arresti domiciliari) sproporzionate: la gogna pubblica è peraltro una fase automatica di ogni inchiesta con sputtanamenti e rovina di famiglie intere. Eppure le direttive europee sono del 2016, ma la Corte Costituzionale ha dovuto richiamare le Procure pochi giorni fa sulla sua attuazione!

Bonaiuti: il popolo, paga i Magistrati profumatamente, ma subisce gli effetti delle sentenze drogate da superficialità, interessi di parte e approssimazione tenuta ai vari livelli. Apra gli occhi!

4) Completa disattenzione all’articolo 358, che impegnerebbe (non è infatti così e a Pistoia è dimostrato) il PM, a dare incarichi agli Ufficiali di Polizia Giudiziaria con la ricerca parallela anche delle prove a discolpa dell’indagato, mentre spesso la Pg ha un comportamento monotonale e lusinghiero nei confronti delle supposizioni (non di rado errate) dei Pm, portate avanti con la massima discrezionalità e spesso fantasia rivestita dalle peggiori pulsioni di retrogusto kafkiano.
A Pistoia è così: Flora ha sorriso quando gli hanno detto che è stato inventato il reato di stalking giornalistico, contestato al direttore di Linea Libera, messo anche agli arresti domiciliari (illeciti) per 104 giorni.

5) Conflitti di interesse e mancanza di terzietà del giudice: la magistratura inquirente predispone gli atti al Gip che sembra sempre ben disposto alla loro attuazione. A nulla rileva se sussistono ipotesi di chiara “perversione giudiziaria” con misure che nulla hanno a che vedere con la prevenzione di crimini, perfino inesistenti (vedi il denunciato, ma non provato, furto di chiavi al comando dei vigili di Agliana), ma che sono intese e adottate nella loro natura meramente punitiva e vendicativa.

6) Superficialità e approssimazione della magistratura inquirente, che sembra incapace di procedere in valutazioni dirette e oggettive rispetto al vero significato di locuzioni circoscritte, interpretate in modo illogico e viziato, con la frequente formulazione di capi di imputazione zoppi, suggestivi, errati e/o raffazzonati alla bell’e meglio in violazione delle più elementari norme di buon senso che accompagnano il buon pater familias, ma che, nel caso di un magistrato, dovrebbero rispettare la diligenza e la cura proprie dell’optimus pater familias.

7) Inefficienza delle cancellerie che non hanno – a Pistoia è così e lo mostreremo prossimamente – un’interfaccia telematica con l’utente, costringendo i cittadini a delegare gli avvocati (pagandoli) per l’acquisizione di copie di atti, o a ingoiare defatiganti code di attesa.

8) Carrierismo automatico di dirigenti e magistrati che vengono promossi a prescindere delle loro dimostrate capacità di efficienza ed efficacia, anche nel contenimento di sperperi per azioni e indagini costose e inutili – come, ad esempio, un anno di onerose intercettazioni telefoniche quali quelle ordinate non «alla ricerca della pietra verde», bensì della chiave della vigilA Traversi di Agliana.

La Procura della Repubblica di Pistoia non sfugge alla regola

Insomma una conversazione di grande rilevanza per la città di Pistoia, che vede però nell’intero paese una “riflessione a specchio” di questi medesimi problemi. Un “popolo” (pagante gli stipendi) che è contemporaneamente “datore di lavoro e perseguitato” da un sistema giudiziario inefficiente e spesso condizionato (mai sentito parlare di Enzo Tortora, padre Fedele Bisceglia e altri centomila casi di innocenti perseguitati?) fondato su principi anacronistici e fuorvianti.

Sarà capace l’Europa di impegnare gli organi legislativi alle indispensabili riforme del caso? Ci piacerebbe crederlo, ma non è realismo poltiico quello che si nota nella dis-Unione Europea. Serve invece assai più che i cittadini “aprano gli occhi” e scuotano le istituzioni per chiedere e pretendere il recupero della necessaria dignità e moralità che dovrebbe albergare nei tribunali, che ne sono privi da troppo tempo.

 


Abbiamo contato, tra il pubblico, solo 4 avvocati. Di magistrati nemmeno l’ombra. Non sarà che il convegno è stato sabotato dalla numerosa schiera dei professionisti ai quali questa «giustizia» va perfettamente bene così com’è?

Alessandro Romiti
[alessandroromiti@linealibera.info]


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