
PRATO-PISTOIA. Lutto nella sanità pratese. Si è spento ieri all’età di sessantaquattro anni Adolfo Arcangeli, pioniere della diabetologia dell’ospedale di Prato, fondatore a metà anni ’80 del reparto.
Originario di Pistoia, Arcangeli, ammalato da tempo, lascia moglie, tre figli e due nipoti. I funerali domani alle 16 a Pistoia.
Alla grande passione per la medicina, Arcangeli accostava doti umane che lo portavano ad attivare coi pazienti rapporti fondati sulla piena informazione e consapevolezza del paziente rispetto alla patologia non trascurando alcun aspetto di cura. Volle così nel reparto lo psicologo, il dietista e addirittura il podologo.
Presidente nazionale dell’associazione medici diabetologi, approfondì lo studio del diabete di tipo 1 «mellito». Lasciata l’attività ospedaliera, continuò a incontrare i pazienti presso Life.
«Noi medici assieme ai pazienti ricordiamo con immenso dolore il dottor Arcangeli — riferisce Maria Calabrese, succeduta ad Arcangeli quale direttore dell’unità operativa di diabetologia del nostro ospedale — sottolineando l’impegno e la profonda umanità che ha sempre manifestato nei confronti di tutti noi, che col nostro lavoro portiamo ancor oggi avanti iniziative da lui avviate e nelle quali ha profondamente creduto».
[La Nazione – Cronaca di Prato 13 – 29 luglio 2014]
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ERA il mio diabetologo. Lo era diventato perché la sorte aveva voluto che la moglie Giovanna, che aveva seguito i corsi di abilitazione all’insegnamento del 1974 insieme a me, fosse mia collega.
Adolfo l’ho conosciuto per questo quando, appunto, anch’io dovetti entrare fra i diabetici e iniziare a vivere in maniera un po’ diversa dal solito.
Scherzoso, pungente, sempre sorridente: e non sono i soliti discorsi che si fanno dopo; sapete bene che io non sono portato alla retorica. La sua era una vita e una famiglia così.
Passai da lui per una questione di farmaci da portarmi dietro quando ero in partenza per l’Ucraina. Si mise a chiacchierare e mi disse: «Il prossimo anno vado in pensione… Potrebbe essere un’idea iniziare a girare con te e il Preside Baldassarri. Mi ci volete?».
Tempo fa fummo spensieratamente a cena insieme da amici. Poi iniziò il suo calvario. Non so dire altro che non so cosa dire a Giovanna e ai suoi figli.
Io avrò perso un amico, ma loro hanno perso la colonna portante della loro vita. Tutti abbiamo perso un diabetologo di valore e fama internazionale.
Preghiamo per lui – anche noi che non crediamo. Uniti alla famiglia nel dolore.
Edoardo Bianchini
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