
PISTOIA. Non siamo gli avvocati difensori di quei locali esclusi e fortemente penalizzati dalla spirale concentrica delle serate nel centro della città. Le nostre obiezioni si muovono attorno ad altri fattori: il centro, dalla assurda desolazione nella quale versava circa tre lustri fa, si è impennato verso il caos, tanto che l’amministrazione – che ha liberalizzato il liberalizzabile – si è vista costretta ad emanare un vero e proprio editto di comportamento, deontologia, orari e rigore osservati, tutti, con inevitabile approssimazione.
La verità è che il centro puzza, ha una temperatura superiore alla media registrata in altri angoli limitrofi e nonostante le cautele e le attenzioni promesse e disattese per causa di forza maggiore, è sporco, tanto che di giorno si iniziano a vedere ratti, così veloci da non essere fotografabili. E che nessuno, di Palazzo di Giano, non tanto venga a monitorare, ma anche solo e soltanto a goderne i benefici: hanno trasformato il centro nello zoo dei balocchi alimentari, ma ben se ne guardano dal frequentarlo.
Se abbandonate la Sala, infatti, e scendete per uno dei vicoli che portano in San Giovanni; se fate, in pratica, trenta metri, entrerete in un’altra dimensione, in un’altra città: deserto, ameno se confrontato con il caos di confine, ma letteralmente assurdo, con un Globo irriconoscibile, specie per chi, come noi, ha nella memoria le vasche, durate fino agli inizi degli anni 90.
Questa situazione ne ha prodotte, naturalmente, altre a catena, una delle quali è sotto gli occhi di tutti. Nei fine settimana, dove il popolo della notte concentra il suo viavai a notte fonda in quell’angusta oblunga circonferenza che inizia in via del Lastrone e ruota virtualmente fino a via Roma, gli innumerevoli possessori di cani uniscono utile a dilettevole: portano a spasso i loro quadrupedi – tutti di razza con pedigree, ci mancherebbe altro – abbinando la necessità ludico fisiologica delle bestie con quella dei loro padroni, che oltre a tenere sotto controllo la situazione mondana, approfittano dell’ammirazione, mista a tenerezza, suscitata dai loro cagnolini nelle donzelle a spasso per avere qualche opportunità di approccio maggiore.
Non lo diciamo perché non abbiamo cani, ma a ragion veduta: sul Globo, in via della Madonna, in Porta Carratica, davanti alla Provincia o in piazza Mazzini, alcuni dei quartieri esclusi dalla movida, nessun padrone con guinzaglio al seguito, mai; dal lunedì al giovedì, i labrador neri e marroni, di pastori tedeschi, di razze miniaturizzate impronunciabili e di qualche bestia deputata all’attacco non se ne vedono proprio.
E come non sottolineare, poi, come nella città del blues non si suoni praticamente più? Di musicisti ce ne sono parecchi, ve lo assicuriamo, anche di ottimo lignaggio, ma non sembra che ai gestori dei vari locali, che sgomitano in centro, interessi qualcosa.
Per non parlare della fortuna sfacciata dei residenti del centro storico in quelle vie escluse dalle ascisse e ordinate del commercio notturno: fanno due passi e si immergono nelle pajettes notturne, ma appena sazi, rincasano nella loro impagabile quiete, fischiettando anche un vecchio motivo caro alla loro adolescenza: tanto, nei paraggi delle loro abitazioni, non si sente volare una mosca. Mai.
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