eran las cinco en p’unto… E IL BUON MAZZANTI FU LASCIATO ALL’ALTARE DAL SUO “UNTO”

Il geometra ingegner Iuri Gelli, dirigente della famosa Area 3 (una specie di Area 51 americana, dedicata agli alieni, alle alienerie e alle alienazioni…), se n’è andato – pare – a secco, lasciando in disperazione ed ambascia tutto l’ufficio tecnico, il sindaco di Burràkia, e la giunta in ciabatte dell’Anpi. In due anni da Quarrata sono scappati a frotte: come i mazzi di capelli che cadono in una vera e propria disastrosa alopecia. Et bon voyage!

 

Ha fatto le valigie, Iuri Gelli, e se n’è ito in tromba a Empoli, all’Asl, tutto impettito. E ha lasciato il suo sindaco in ambascia, per tutto quel che dreto a lui gli lascia…

 

SE UN UNTO DEL SIGNORE IL VOLO PRENDE

RESTA CHI PÒLE E CHI DOMANDA INTENDE

 


 

SIAMO NEL 1935 e Federico Garcia Lorca, già affermato poeta, scrive un Llanto, un pianto, un’orazione funebre, per l’amico Ignazio Sanchez Mejias, ucciso da un toro nell’arena di Manzanares, iniziando con una frase diventata un emblema: A las cinco de la tarde, alle cinque della sera; che poi si ripete ossessiva: Eran las cinco en punto de la tarde…

La scelgo, nel mio caso, e la accosto – paradosso dei paradossi, che alla procura della repubblica scambieranno come offesa gravissima da lavare con sangue, arresti e (se possibile fosse) persino una qualche tortura degna di Vlad Țepeș, Dracula – con la famosa lettera di Totò, Peppino e la malafemmina, precisamente al punto in cui si parla della «grande moria delle vacche come voi (virgola) ben sapete».

Basta un apostrofo e il gioco, di una figura retorica definita allusione, è fatto: las cinco en punto di Lorca, las cinco en p’unto di Bianchini. Troppa finezza per chi non sa leggere o non capisce quello che legge: così la spiego a tutti.

A tutti i quarratini, presi per decenni per il culo da amministrazioni di sinistra – peraltro nell’occhio destro da bassi profili giudiziari –; amministrazioni che hanno dis-sfatto quel che volevano senza pene né richiami all’ordine e al dovere. P’unto: dove dopo l’apostrofo c’è l’unzione del signor partito, che salva i suoi e, ai non suoi, rizza il dito. Il dito di Cattelan, per capirci.

Il famoso dito di Cattelan

Per chiarezza, il partito, quello del Mazzanti, il primo di tutti quanti; e prima ancora quello della Sabrina Sergio Gori, l’inutile che tutti fece fuori, prima con 5 autobussate di vecchi fatti votare (poi portati a mangiare al San Pietro degli Olmi: a spese di chi? Sue?); e alla virata di bordo, quando regalò il Comune a Okkióne (non ricordo…), turbando la campagna elettorale di Alessandro Cialdi, lasciato a cuocere a fuoco lento nel limbo del giudice (a Pistoia dopo aver tentato di strozzare i carabinieri che lo avevano preso briào fradicio alla guida) dottor Padula Luciano, bravo ad alzare il gomito e a stringere la mano (ma intorno al collo dei carabinieri). Un nobile esemplare di magistrato, come lo disegna la Milena Gabanelli, che però è uscito indenne dalle sue soverchierie; e può continuare a giudicare chiaro, limpido e beato, qual maglione rinnovato: rilavato con Perlana, maremmaccia carampana!

Ma Quarrata, il «posto dove si vive bene» (Sabrina Sergio Gori a una Tv del mega-delinquente Berlusca), è anche il p’unto dove non entri se nessun t’ha unto. Unto col crisma del partito; sbattezzato dalla santa chiesa cattolica apostolica romana, e ribattezzato dal Pd, neo PaDreterno. A Quarrata di quest’unti se n’è visti più che p’unti.

Tutti talmente anguillosi e lubrificati che sono scivolati via indenni dopo averne combinate d’ogni color di fior, rossi e vermigli. Penso, a voce alta, a certi pettoruti comandanti della municipale che, responsabili dell’edilizia, sui cantieri facevano – o favano? – la pubblicità ai serramenti delle ditte per le quali lavoravano fuor dell’ufficio; a certi ex-elettricisti, apprendisti dei finestrai, che non hanno mai multato Okkióne; ma anche a certi vigili il cui unico interesse era quello di scappare, in orario d’ufficio, nei campi di granturco a Iolo e Prato al fin di dedicarsi, anima & corpo, a saìna e … scopato.

Tutti unti, forse anche bisunti, amati e riveriti, perdonati anche dalla Sabrina Sergio Gori, che oggi mi querela perché l’ho chiamata sindaco inutile: in che sia stata utile, me lo volesse (direbbe D’Alema il tignoso) spiegare lei, se ci riesce.

Dobbiamo essere più chiari ed espliciti di così? Cosa aspetta la procura a perseguire i falsari del Comune di Quarrata?

Fra gli unti che non erano p’unti, ma t’anti – e tutti da levarseli davanti, che fa rima con Mazzanti – dal 2013 fino a una decina di giorni fa, c’è stato anche il geometra ingegner Iuri Gelli, creator di scontenti e di macelli. Risale al 2013 la sua incoronazione al palazzo di Burràkia, narrata da Beatrice Faragli, prima di diventare addetta stampa di Alessandro Tomasi.

Fino a una decina di giorni fa, quando, dopo aver firmato e sottoscritto certificati falsi (inviati a me – ma tanto la procura di Pistoia se ne fotte e pensa a tener piene e moglie e botte – e il resto a che gli viene?), false dichiarazioni, sviamenti di potere, abusi d’ufficio grandi come la Villa della Màgia, senza quattrini e tutto odor di ragia, sembra – mi hanno riferito – che a secco si sia presentato dal suo amico Okkióne, che lo aveva unto – forse per far piacere al di lui cognato Dario Parrini – e gli abbia detto: «Tu m’aimes encore? Moi non plus! Je m’en vais loin de toi, mon amour passé!».

Ha fatto le valigie, Iuri Gelli, e se n’è ito in tromba a Empoli, all’Asl, tutto impettito. E ha lasciato il suo sindaco in ambascia, per tutto quel che dreto a lui gli lascia.

Lascia o raddoppia? Che strana coppia! Ecco, negli ultimi due anni, la moria delle vacche famosa. Iniziò a scappare il segretario comunale Lucio Luzzetti. Arrivò la Grazia Razzino, ma come un razzo se ne andò con un parto settimino, lasciando il posto a Luigi Guerrera. Lui quanto reggerà? Da mane a sera? Certo se continua a risponder come fa, son convinto che poco durerà…

Ellà unnè la ’infermiera. Ellè la ex-sindaca di Harràta. Che aéte ’nteso, Ausl e ReportPistoia?

Ito se n’è in penZione, il Marco Bai sergente d’elezione. Lui, comandante tutto duro e puro, ha chiuso di più occhi, che tutti quanti i gracidi granocchi della Fermulla, dove han fatto fuori, oltre a nutrie, topastri e roditori.

Il Comune di Quarrata non è mai stato così tanto disastrato di quanto lo sia in séguito agli anni – infelicissimi – dell’infermiera che prepara il vaccino anti-Covid (vedi la foto: ReportPistoia insiste sempre con la stessa immagine della Gori: molto più utile se sta fuori) e del Mazziere di Eleusi (libro di Renzo Berti, dirigente Asl Toscana Centro), che non gioca però una partita dalle regole ignote come l’andazzo del Comune di Quarrata negli ultimi quasi vent’anni di elogiatissimo regime (ma il generale Figliuolo direbbe règime, alla Mussolini – vedi la parodia di Crozza). Il mazziere quarratino gioca alla Pineta e solo al burraco.

Oggi, dicono, il Comune di Quarrata è nel pànico. Sono scappati tutti tranne il Sindaco e l’inutile giunta in ciabatte dell’Anpi. E di tutta la protezione e lo sviluppo del territorio che Iuri Gelli portava sulle spalle come un Atlante che sorregge il mondo, che cosa è rimasto?

Secondo voi, Simone Niccolai (o Sansone dalle fluenti chione?) vi rispetta, minoranze? State tutti zitti? O che favori pensate di ottenere da lui?

Sono rimasti i miracoli. Tipo? Tipo un assessore agli abusi – il Simone Niccolai, dicibile anche Sansone per la sua capigliatura fluente –, che tira su capannoni abusivi per i suoi camper; ma a cui si dà il tempo di disfarli (e la procura non vede); una minoranza, ma che fu maggioranza con la Sergio Gori, che ha costruito, sempre abusivamente, piscine intorno casa sua, della moglie e del fratello (Fiorello, mi spiace, ma l’Irene non la far bruciacchiare come una rosticciana da quel sognatore del La Pietra: è solo fuffa e muffa, quasi truffa il suo FdI per soli addetti ai lavori…); una minoranza (e ora tocca a te, Lega di Salvini e della Pira disastrosa) che mentre da un anno respira le porcate del Comune, se ne esce con una campagna antizanzare a Valenzatico. Non meglio tutti gli altri: H109 compresa, che non fa un’acca e si limita a fare la spesa. O perché non entrate tutti in maggioranza, dato che, di fatto, ci siete già?

«Quarrata è un posto dove si vive bene»? Veniteci a abitare. In collina dove il signor Claudio Curreli & C. intravede (ha forse bevuto conne il suo collega Luciano Padula?) stalkerie, violenze private, persecuzioni e quant’altro. Diffamazioni? Mah… Si diffama rappresentando la verità fattuale o putativa che sia?

Ma qualcuno però gli spieghi – anche se dovrebbe saperlo dal momento che è uno scout – che il binocolo si accosta agli occhi dalla parte dell’oculare non da quello delle lenti grandi.

Ragazzi, per vedere bene, gli occhi vanno messi dall’altra parte!

Quello che lui ha intravisto, c’è tutto. Solo che, a provocare lo stato dei fatti, non sono stato io perché ho chiesto il rispetto della legge: ma chi, in un quarto di secolo, e grazie a personaggi ben’evoli e ben’unti, del Montalbano e di Lecceto hanno fatto una strage. Come del resto del territorio quarratino.

Ora al sindaco Mazzanti resta una soluzione. Può sedersi a prendere il fresco sulla panchina arcobaleno di piazza Risorgimento. L’esempio ce lo deve dare.

Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.info]


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