Ancora sulla sentenza-Gaspari. Mi permetto di accennare con serenità d’animo, ciò che il grande Adelmo Barigazzi, mio maestro, suggerì a una studentessa digiuna di greco, che gli aveva detto «Faccio questo esame perché il greco mi piace»: «Come fa, signorina – le disse –, ad affermare che le piace una cosa che non conosce?»
Solo la fantasia del tribunale di Pistoia può arrivare a tanto pur disponendo di prove inconfutabili che siamo dinanzi a una emerita serie di calunnie e false testimonianze in aula
TALMENTE È GROSSA LA BUGGÌA E LEGGERA
CHE IL GIUDICE PERFÌN LA DÀ PER VERA
Revised – October 13, 2022 • 5:39:06 PM

Stamattina mi ricorda, il mio affezionatissimo lettore che mi segue dovunque, che oggi è il 13 ottobre, 286º giorno del calendario gregoriano (il 287º negli anni bisestili). E che mancano 79 giorni alla fine dell’anno. Inoltre che si festeggia anche il mio onomastico: Edoardo.
Ed ecco il significato del nome: Eadward, trasformatosi poi in Edward. Si compone di éad, “proprietà, ricchezza”, e weard, “guardiano”. Perciò significa “colui che vigila sui suoi beni, sulle sue ricchezze”. Per me tutti e solo immateriali.
Ed è vero, perché da una vita, tutti i migliori benpensanti del mondo hanno sempre cercato di raddrizzarmi il cervello, ma sbagliando metodo: pretendendo, cioè, che io non pensassi con il mio cervello e mi affidassi alle amorose cure delle «autorità costituite» che, in generale, sono simili all’homo sine pecunia che campeggiava nel cesso del Forteguerri quando ero studente.
Ecco la scritta esatta e la traduzione per l’avvocata del ragionier non-dottor Romolo Perrozzi: Homo sine pecunia imago mortis, un individuo senza dindi è la foto (ad Arezzo, molto simpaticamente, l’arsomìglio, la cosa, cioè, che “assomiglia a”) della morte.
L’Elena Giunti, infatti, non conosce il latino, ma sa perfettamente come essere scorretta in aula e sostenere un mitomane calunnioso imbufalito dall’arroganza di sentirsi protetto dal Comune di Quarrata e dalla procura di Pistoia (Curreli-Martucci-Grieco), a loro volta protetti dal giudice Luca Gaspari che sentenzia – mi scusi, ma il “vero storico” è questo – senza riflettere: basta abbattere Edoardo il confessore, re d’Inghilterra, in arte Linea Libera.
Continuiamo a divertirci un po’, prima di arrivare al conquibus, come di dice sulle colline di Montorio, oggi regno incontrastato dei favoriti del potere.
Proverbio del 13 ottobre: Il lupo perde il pelo, ma non il vizio. Non me lo sono inventato: io non fo come la procura di Pistoia che prima accusa e poi troverà ogni tipo di ghirigoro & fronzolo arabesco per motivare le sue scelte viziate da illogicità manifesta, eccesso di potere, violazione delle più elementari norme che tutelano i diritti umani, abuso d’ufficio, violenza privata e… stalking giudiziario.
No. Tranquilli, in piazza del duomo 1! Sto solo parlando di ipotesi di reato, non sto accusando nessuno. Io non faccio come Claudio Curreli o Giuseppe Grieco o Patrizia Martucci o Luca Gaspari.
Non essendo un azzeccagarbugli, ma un più umile filologo anche se – direi – piuttosto serio, quando parlo e scrivo conosco bene (e molto meglio dei nostri sussiegosi dottori della legge) il valore dell’italiano, sia in lingua che in vari dialetti. Non sono nessuno (e meno male), ma una mia pubblicazione riposa negli scaffali della biblioteca rossa dell’Accademia della Crusca. Chiaro?
Aforisma del 13 ottobre: Le infedeli al marito sono capaci di essere fedeli all’amante. Meno male. Questo la trovate cliccando qui, ma un aforisma diverso e mio – per chiarezza – lo aggiungo volentieri: La magistratura italiana è un cancro. Rifàtevela con Salvini, per favore. Io non c’entro.

Personaggi famosi nati in questo giorno sono:
1925 – Margaret Thatcher. Le cronache giornalistiche la ricordano come The Iron Lady, la “lady di ferro”, per l’intransigenza e la determinazione con cui portò avanti le proprie idee politiche, spesso dimostratesi impopolari e che tuttora dividono.
1964 – Marco Travaglio. È la penna più sferzante del giornalismo italiano contemporaneo. Formatosi nell’orbita del grande Indro Montanelli, che lo indicò come suo erede. Forse all’epoca, oggi è piuttosto sbalestrato. Di lui, nonostante tutte le tonnellate di parole contro il Berlusca, nessuno si azzarda a dire – come hanno fatto con me Curreli, Martucci, Grieco, Gaspari – che è un giornalista stalker.
Del resto non tutti sono in grado di capire completamente quello che non leggono e quello che non vogliono vedere.
Detto questo, come ripete continuamente una gentile Milady che – sottolinea – “non si esime” (chissà cosa vorrà dire…), èccovi, pazientissimi lettori di Linea Libera, un mirabile esempio di come non riesce a ragionare la giustizia di Pistoia (e senz’altro anche di oltre).
Inquadrati, allineati e coperti come le truppe cammellate di Star Wars, quelle dei cattivi dell’imperatore maledetto che colpisce ancora, e di Dart Fener/casco nero: i giudici succitati hanno dato per certo, e senza alcuna indagine, che il sindaco di Agliana, Luca Benesperi, sia un sacrificato vittima delle nostra malvagia campagna mediatica contro di lui e contro il suo Sceriffo di Nottingham, più noto con gli appellativi scoptici (segnalato per i giudici che non conoscono la lingua italiana) di Agnellone, bottarga, segatura etc.
Gaspari, censor maximus, ha fatto di più. Elucubrando qua e là per motivare l’ovvio che non necessita affatto di essere motivato, il giudice ha deciso di esporsi saltando di trapezio in trapezio, senza rete, e fornendoci una sua distorta interpretazione di satira. Elucubrazione ovviamente strumentale ed errata, a nostro più autorevole parere di filologo (segnalo anche, a questo proposito, l’art. 21 Cost.).

Gaspari si scandalizza, da convinto puritano del politicamente corretto (per lui in aula non ci sono signore – mi redarguì pure… – ma solo avvocatE) del fatto che i nostri articoli siano stati volgari, canzonatorii, diffamatorii e per niente satirici perché – afferma da qualche parte in sentenza – “non hanno fatto ridere nessuno”.
Siamo alla pura apodissi, non fattualmente dimostrata in termini logici, ma affermata a gratis e a suon di ipse dixit. Questo, per favore, spiegàtelo bene, oltre che in tribunale, anche all’avvocata Giunti, per favore.
Attenzione alla superbia, non del giudice che nessuno commenta, ma dell’uomo Gaspari; dell’individuo, dell’essere umano (secondo le nuove regole mùrgiche del Vocabolario dell’Accademia delle Treccagne).

Il quale, non avendo riso lui, ha desunto e dato per certo, ipso facto, che nessuno dei lettori di Linea Libera abbia potuto ridere sui nostri articoli satirico-caustici. Quando si dice autostima, no…?
Legga però Gaspari, attentamente, sul Vocabolario Treccani sopracitato in link, anche con i suoi colleghi, altrettanto digiuni di lingua italiana, il lèmma scoptico:
«Nella letteratura classica, si dice di componimento satirico o epigrammatico particolarmente mordace (dal gr. σκώπτω «canzonare, deridere»), volto alla derisione di una determinata persona».
Poi cerchi di spiegare, insieme al suo gruppo di colleghi-linguisti-moralisti-puristi, il perché gli articoli di Linea Libera siano diffamazione allo stato puro e gratuito. Ma lo faccia seguendo un metodo di analisi glottologico-linguistica capace di analizzare puntualmente i termini sopra-nerettati. O altrimenti, come nei matrimoni, taccia per sempre perché non è evidentemente in grado di dare giudizi in ciò che mostra di non conoscere.
Mi permetto di dirglielo con serenità d’animo, come il grande Adelmo Barigazzi, mio maestro, suggerì a una studentessa digiuna di greco, che gli aveva detto «Faccio questo esame perché il greco mi piace»: «Come fa, signorina – le disse –, ad affermare che le piace una cosa che non conosce?». E qui mi taccio.
Ma finché, con i suoi colleghi, Gaspari si lascia amabilmente irretire e ingannare da un Benesperi con problemi psichiatrici risalenti all’età prepuberale, solo perché il bimbino piagnucola come un agnellino senza la mamma per mascherare la propria inadeguatezza politico-amministrativa, come può dire di sentenziare in piena e assoluta giustizia?
Fate ascoltare a Gaspari la conversazione fra me e l’Agnellone Ciottoli del dicembre 2020, quando ancora nessuno aveva turbato l’equilibrio mentale dei due etero-diretti della segretaria generale del Comune Paola Aveta, altra campionessa di illeciti.
Il documento è inconfutabile perché viene dalla copia forense decisa da Gaspari stesso che poi se ne è tranquillamente infischiato.
Potete sentirla, quella conversazione, qui sotto. Udrete e capirete, anche senza laurea, che il Benesperi aveva già problemi di stomaco, di ruminazioni e di diarree, di cacaiole ben prima che noi di Linea Libera lo minacciassimo con una pistola alla tempia, come ha sostenuto la sua amabile avvocata Elena Augustin.
Questa non è giustizia, cari amici. È solo una specie di «si gioca al giudice» in una scuola dell’infanzia!
Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.info]
Auguri a tutti gli Edoardi del mondo
(anche se girano certi personaggi…)
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