
ABETONE-MONTAGNA. In questi ultimi mesi – per ignoranza storica o per animosità acquisita o, anche, per tornaconto personale – sono molti coloro che alzano alti lài lamentando per il vulnus che – su decisione del Consiglio Regionale Toscano – ha investito l’ottantenne Comune di Abetone.
Oggetto del contendere è il recente referendum consultivo che ha portato alle urne gli elettori dei Comuni di Abetone e di Cutigliano chiamati a rendere il loro parere sulla fusione dei due enti in uno solo.
Il quesito chiedeva: «Siete favorevoli all’istituzione del Comune Abetone Cutigliano, per fusione dei due Comuni di Abetone e Cutigliano a partire dal 1° gennaio 2017?».
La partecipazione al voto ha registrato la presenza superiore al 50 dei 1399 aventi diritto a Cutigliano e dei 556 per Abetone e quindi è stata confermata la piena validità del referendum consultivo.
Ad Abetone i voti validi sono stati 311: 113 hanno detto sì alla fusione e 198 hanno detto no (una scheda nulla). A Cutigliano i voti validi sono stati 699 dei quali 641 sono andati al sì al 58 no (una scheda bianca e 4 nulle). Complessivamente a favore della fusione i sì sono 754 e i no 256.
In prima battuta – per opposti motivi – il risultato ha gasato sia i cutiglianesi che gli abetonesi: i primi poiché il risultato era il coronamento dei loro desiderata e i secondi sia perché ritenevano che il loro “no” potesse escluderli dalla fusione sia perché gli abetonesi avevano sempre ricevuto benevola e talvolta trasversale accoglienza in Regione.
Grande quindi la sorpresa e l’ira di chi – non avendo messo in conto che il Consiglio Regionale è libero di prendere qualsiasi decisione – ha visto la maggioranza dei Consiglieri esprimersi a favore del “matrimonio” dei due Comuni che – come di rito – hanno congiunto anche i loro toponimi dando vita al Comune di Abetone-Cutigliano. Il comune unico infatti è un parziale ritorno al passato, visto che il territorio dell’Abetone fino al 1936 era parte di Fiumalbo in provincia di Modena e parte di Cutigliano.

La sede del futuro comune unico, con 2170 abitanti, sarà a Cutigliano, del cui territorio Abetone faceva parte fino a metà degli anni Trenta. Il consiglio comunale sarà composto da nove consiglieri.
Questo provvedimento ha mobilitato immediatamente quella parte di abetonesi che aveva espresso il no e che – suonate trombe e tamburi – hanno visto affiancarsi nelle proteste un coacervo di soggetti.
I quali – con l’ evidente speranza di coltivare orticelli sempre utili in caso di elezioni più o meno vicine o benefit di altra specie – sono scesi in campo in ordine sparso indossando chi la casacca nera, chi quella rosa o rosina, chi quella (ormai di moda) dei “sono come tu mi vuoi” .
Fanno poi parte del coro gli sconfitti ex dirigenti del Pd pistoiese e montano rottamati – per la loro neghittosa incapacità e/o complicità nella conduzione della disciolta Comunità Montana – dal trionfante Pd renziano. Tra essi anche alcuni personaggi privi di targa ma iscritti in quel Comitato per il “Comunone Dynamone” difeso a oltranza da Giuliano Tonarelli, che – come l’ultimo soldato giapponese – non intende prendere atto della sconfitta.
Ma – al di là della composizione di questo singolare gruppo di protestanti – ciò che emerge è la loro assoluta non conoscenza del passato, che richiama la forzata (nel senso di mancato rispetto delle regole e leggi allora vigenti) istituzione del Comune di Abetone nato a dispetto nel 1936 per il desiderio di rivincita del puntiglioso ingegner Lapo Farinati degli Uberti di origini cutiglianesi – prima sindaco e poi podestà a Cutigliano – “offeso” dai gerarchetti locali in occasione di un ammanco al Dazio gestito dal Comune.
La faida scoppiò nel 1935 perché il Farinati voleva far volare gli stracci e i gerarchi invece pretendevano di lavare i panni in casa. Per convincere il riottoso podestà ci fu chi caricò di bastonate il dottor Ludovico Lipparini, medico condotto , grande amico del podestà e amato e stimato da tutta popolazione.
Il furente ingegnere si legò l’affronto al dito e tanto operò per la costituzione del Comune abetonese di cui, appena istituito, fu nominato podestà. Farinati era un uomo di azione dalle larghe vedute che operò in diversi settori: dall’utilizzo delle sorgenti di gas metano di Lama Mocogno alla costruzione delle prime dighe e centrali idroelettriche della montagna pistoiese; dalla ideazione di quel futuristico impianto sportivo turistico in Val di Luce (investito dalle battaglie sulla Linea Gotica) all’utilizzo delle miniere di lignite nel Valdarno.
Personaggio ingombrante, ebbe grosse liti con alcuni imprenditori della Val di Nievole (da lui peraltro beneficiati con il dono di appezzamenti di terreno) che temevano di essere penalizzati dal sorgere della Val di Luce.
Un motivo che – unito al sequestro di grosse partite di materiale elettrico e da costruzione – lo spinse a osteggiare l’Abetone tanto che, cessata la guerra, si attivò per far scomparire il Comune di Abetone, la sua ingrata creatura.
Nel 1945 – come ha recentemente scoperto il fiumalbino ingegner Rodolfo Biondi – si unì al Sindaco di Fiumalbo e a quello di Cutigliano per ottenere la riconsegna ai due Comuni del territorio loro sottratto. Infatti in una lettera del 24 luglio 1945 – diretta al Ministero dell’Interno, il Sindaco di Fiumalbo lamentava che «con Rdl 21 giugno b 1936 n. 1297 e senza l’osservanza di precise disposizioni di legge in materia, sia stata staccata dal territorio del Comune di Fiumalbo e dalla Provincia di Modena, la frazione dell’Abetone, onde costituire il nuovo Comune di Abetone al quale fu aggregata anche parte del territorio del Comune di Cutigliano (Pistoia), nuovo Comune che è stato aggregato alla Provincia di Pistoia.

«In dipendenza di ciò il Comune di Fiumalbo e la Provincia di Modena hanno subito danni gravissimi , essendo stati privati di un rinomato luogo di villeggiatura e di sport invernali, le cospicue entrate del quale avevano già permesso al Comune di Fiumalbo di intraprendere lavori quali la costruzione dell’acquedotto, l’arginatura dei torrenti, la sistemazione delle strade , il restauro della Casa di ricovero per indigenti ed altri.” La lettera continuava lamentando “…la violazione delle disposizioni del T.U. della Legge Comunale e Provinciale 3 marzo n. 383…».
Dal canto suo la Deputazione Provinciale di Modena – investita della questione – nell’adunanza dell’11 ottobre 1947 riferisce che «…l’ing. Lapo Farinati degli Uberti ha trasmesso copia della deliberazione adottata dal Comune di Cutigliano il 14 agosto 1947 con la quale quel Comune ha determinato di insistere – anche ricorrendo al Supremo Consiglio Amministrativo – per ottenere che i territori sottratti per costituire il Comune di Abetone gli vengano restituiti ».
Gli avvenimenti ci confermano che anche allora valse la regola del “cosa fatta capo ha” e che i corsi e ricorsi della Storia si ripetono. Cambiano i tempi e cambiano i comportamenti come ha ben descritto Bruno Vespa nel suo “Italiani voltagabbana”.
Di diverso c’è che ora le minoranze mettono il turbo alle loro proteste e per farsi ascoltare caricano sul loro carro anche chi in giorni passati era considerato loro acerrimo avversario.
Un triste fenomeno peraltro ben avvertito da chiunque si interessa delle sorti della nostra bellissima e devastata montagna…
[Grillo Parlante]
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io faccio parte della opposizione del Comune di Abetone non so a chi si riferisce e nemmeno a che carro, la principale battaglia che portiamo avanti come opposizioni è la violazione della democrazia, per i diritti del popolo che è sovrano e e per chi ha votato no e invece si trova costretto a subire, credo che gli ITALIANI arrivati a questo punto dovrebbero ribellarsi ma dovrebbero ribellarsi quelli che hanno rivotato queste persone, cosa che non vedo purtroppo