I procuratori pistoiesi, a nostro parere, se ne fregano della giustizia perché non indagano e non vogliono vedere la verità fattuale: anche se poi i sostituti Curreli e Grieco si permettono di insegnarci il giornalismo alla Montanelli…

NON È UN PERSEGUITATO IL NESTI ANDREA:
LUI È UN PERSECUTORE E SE NE BÈA!

Una procura che si rispetti, prima di sposare le fantasmagoriche tesi del mai-comandante Nesti con la bende agli occhi (ma loro sono sempre stati abituati a viaggiare a occhi chiusi: guardate bene com’è rappresentata la giustizia, ed è tutto dire…), avrebbe fatto quello che questa procura pistoiese sembra non fare mai o quasi mai: serie indagini. Non pasticcetti concordati a tavolino e rapporti ordinati “a misura di cognome” ai CC Panarello.
Su questo – diceva il mago Otelma – «dubbio non v’è». Andrea Alessandro Nesti, viene letterariamente riconfigurato, da sua moglie Milva Maria Cappellini/Blimunda o Maria Dorella del “Bagno Beluga”, come lo sventurato di uno dei racconti di Ferite; un maschio-zeta che sparisce e si lascia morire, mentre la sua compagna, disturbata e incazzata come una iena, si trasforma in lui anche nell’aspetto fisico. Si rasa la testa per fingere la pelata, e ogni giorno si fa la barba, che alla fine le crescerà, trasfigurandola in un fluido maschio-alfa percorso dai brividi della (come scrissi un tempo e qui confermo in sede di esegesi critico-letteraria) invidia penis.
A tal proposito, sarebbe interessante ascoltare l’augusto parere dello psichiatra di famiglia, Augusto Iossa Fasano, preso in giro dal Nesti, che si fece mettere in malattia per giorni 30 e, nel mezzo, se ne andò a Cassino a fare gli affari suoi. Ipotesi possibili? Truffa, certificazioni false e compiacenti e chi più ne ha più ne metta. Ma Boccia, Curreli, Grieco, Martucci o chissacchì, pur avendo i documenti nei loro fascicoli, non leggono. O si rifiutano di leggere e di vedere. E questo non è favorire?
La discutibile e criticabile (art. 21 Cost.) procura della repubblica di Pistoia, che accogliendo lo squinternato decinaio di querele del Nesti e della sua calunniosa consorte (non è mai stata stalkerizzata come afferma, ottenendo comunque il conforto di Curreli e di Terra Aperta: se mai era lei a stolkerizzare mezza Agliana e noi di Linea Libera, schizofrenicamente, sui suoi fake-facebook); la procura di Pistoia si è arrogata il diritto di giudicare un incompatibile (su Pistoia) ex-collega non togato ViceProcuratoreOnorario in aula per 4-5 anni, perciò noto e legato ai sostituti togati e à la page.
Quella procura non sa leggere, non sa scrivere, non sa fare di conto, non sa distingue la differenza dei ruoli tra fornitore e contribuente: vedi le lezioni di economia di Luisa Serranti e le aberranti decisioni della Gip Patrizia Martucci, tese a salvare la sconvolgente amministrazione comunale di Quarrata, guazzabuglio di illeciti, documenti falsi, protezionismi vari e rilasci oscuri di licenze e condoni.
E soprattutto, a nostro parere, la procura se ne frega della giustizia perché non indaga e non vuol vedere la verità fattuale: anche se poi i sostituti Curreli e Grieco si permettono di insegnarci il “giornalismo alla Montanelli”.
E il “giornalismo alla Montanelli” è questo:
-
il Nesti è stato e resta un iper-protetto da tutti, procura compresa;
-
il Nesti era già licenziato in tronco e senza obbligo di preavviso nel 210 dopo la sentenza del Tar-Toscana;
-
il Nesti ha continuato a restare al suo posto per altri 5 anni fino alla decisione svergognante del Consiglio di Stato che risale al 2015;
-
il Nesti è tuttora dipendente (a nostro parere illecito) del Comune di Agliana, oggi protetto dalla politica anche della destra (?) di Benesperi-Ciottoli-La Pietra/Pira, e dalla segretaria generale Paola Aveta.
C’è bisogno di altre conferme per capire (se davvero si hanno lauree in giurisprudenza e si è vinto un concorso in magistratura) che questo “assurdo nemico del popolo con simpatie di sinistra” è un blindato da interessi che vanno oltre le ragioni legali e la tutela dell’onore e della reputazione, cui da Curreli in giù, in procura, hanno dato credito tutti, non trascurando neppure la moglie autodefinitasi scrittrice-critica letteraria e colonna delle donne letterate d’Italia, che però non sa che «resede», in senso di «spazio a lato di un edificio», non è termine femminile (com’ella erroneamente suppone scrivendo) ma maschile?
Alla bisogna, èccole altre due prove.
1. La prima ci fa vedere quanto era protetto da sindaci-baccalà come Ferdinando Betti, il “pasticcere del Carbonizzo di Fognano”, anch’egli caro alla procura; dal pio (e un po’ troppo buono fino alla sciocchezza) Giacomo Mangoni, che riassunse in maniera anomala il Nesti e poi venne citato per danni; dalla segretaria generale Donatella D’Amico e, infine, dalla stessa comandante del servizio vigili associato Agliana/Montale, la ginnasta Paola Nanni.
Nessuno di loro ha mai risposto alle nostre domande. Nesti non ha mai respirato aria esterna, all’aperto…
2. La seconda di queste prove è la risposta che la segretaria aglianese attuale, Paola Aveta, ha fornito sullo stesso argomento delle domande di cui al punto precedente: Nesti, prediletto da Dio e dalla procura, non ha mai fatto pattuglia, servizi esterni e quant’altro dalla sua riassunzione (indebita) dopo la mazzata finale del Consiglio di Stato. E addirittura la signora Aveta, a iperprotezione del Nesti, cita il mai-comandante con il termine di soggetto.
Ora c’è da chiedersi solo: siamo dinanzi a nostre diffamazioni, azioni di stalking, persecuzioni e violenze di vario tipo; o piuttosto assistiamo a protezioni che con l’interesse generale e quello personale-privatistico della onorabilità (?) non hanno niente a che vedere, ma olezzano di compromessi e interessi di stile mafioso?

Se fossi nella procura di Coletta, qualche domanda – per lavorare a favore della «gente comune» –, onestamente, io me la farei. Fatto è che a Pistoia si giudica e si opera in altro modo.
Quando il mio compianto maestro, dell’oggi decaduto Forteguerri, ci spiegava la Divina Commedia illustrandoci il tema del giudizio universale, ci ripeteva, scherzando, che quel giorno saremmo stati chiamati per nome di battesimo. Ma lì si era in ambito di giudizio divino col Cristo Giudicante in corso.
In procura a Pistoia, al contrario, non siamo al giudizio universale divino, ma a quello infernale terrestre e dis-umano.
A Pistoia, caro e compianto maestro mio dei tempi più nobili e belli, la procura chiama per cognome. E guai a chi non si chiama Turco o in vari altri esecrabili modi (sindaco, assessore, Pd etc.) ossequiati dall’arbitrio giudiziario.
Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.info]
Contrariamente ai padroni delle nostre vite che volteggiano in procura, personalmente io leggo, rifletto e interpreto. E per non farmi posare le mosche sul naso, non ho bisogno di esercitare l’arbitrio del potere come stiamo assistendo, fin dal dopoguerra, in questa Sarcofago City muffosa e opaca.
________________________________
Ma vi sembra cosa da poco dover lottare contro la giustizia
per avere giustizia?
Sostenete questo quotidiano con un piccolo contributo attraverso bonifico intestato a
«Linee Stampalibera» Iban IT64H0306913834100000008677 su Intesa San Paolo Spa - Pistoia. Riceverete informazioni senza censure!