Il religioso ci fa sapere che segue la vicenda giudiziaria messa in piedi dalla Procura di Pistoia contro il nostro giornale e ci invita a non dubitare che la verità sarà sempre riaffermata «contra nequitias diaboli maligni»

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PISTOIA. Padre Fedele Bisceglia vive a Cosenza, ma ha un pezzo di vita in comune con noi di Linea Libera: la persecuzione di un PM noto negli ambienti giudiziari come il “Pm scout”.
Ci spiega che è anziano e non viaggia con facilità, ma vuole incontrarci personalmente dopo il pronunciamento della sentenza – che lui auspica pienamente assolutoria, come quella di Bertinelli & C («i fatti non sussistono»), nel confuso maxi-processo penale politico, accanitamente imbastito contro il nostro giornale e le nostre persone che non rispettano di più le «autorità costituite» che la verità.

Per il momento padre Fedele ci assicura le sue preghiere, confidando che la giustizia terrena possa essere illuminata da quella divina.
Noi, giornalisti stalkerizzati giudizialmente ci avviamo all’udienza di domani, 7 marzo, per il P.P. (processo politico) contro il nostro giornale e Padre Fedele Bisceglia spiega, nella telefonata che vorrebbe salire in Toscana per incrociare il suo sguardo con quello del sostituto Curreli, il PM che nascose i fascicoli che lo discolpavano e insistette nel chiedere la sua condanna sfarinata perfettamente in Cassazione.

È insolito sentire un religioso esprimersi con doglianze tanto esplicite, ma per il frate cosentino la sofferenza esistenziale è stata tanta che, subito dopo, le cancella con le migliori intenzioni di preghiera e dà una sublime raccomandazione ispirata dal Vangelo: «Perdonateli, quelli della Procura, perché non sanno quello che fanno».
Per spiegare meglio ai lettori, a Genova, hanno rinviato a giudizio 59 responsabili del crollo del Ponte Morandi, mentre nel processo politico di Pistoia-Curreli in questione, siamo rinviati a giudizio noi, due giornalisti, Bianchini e Romiti, anche per avere scoperchiato la mancanza della messa in sicurezza del cavalcavia di Via Matteotti sulla A11, per via della negligenza e pigrizia dell’ex comandante della polizia municipale Andrea Alessandro Nesti il quale, dopo tutto, fa pure l’offeso e ci querela.
È lo stesso Nesti che spediva denunce anonime alla procura, ma che, grazie all’impegno del presidente della Camera Penale di Pistoia, l’avvocato Andrea Niccolai, veniva assolto in aula come se una denuncia anonima di un vigile urbano, con funzioni di polizia giudiziaria e per giunta Vpo, vice procuratore onorario per un triennio nella stessa procura pistoiese, fosse solo una delle infinite noccioline americane del presidente Jimmy Carter.
Si riesce a vedere, anche a semplice lume di naso e senza occhiali, che la procura di Pistoia non ci ama in maniera particolare? Che non né terza né imparzialecon Linea Libera? Che, in caso di pericolo, allarga sùbito le ali come una chioccia sopra il suo pulcino bagnato (ma anche sua moglie…) per asciugarlo, riscaldarlo e confortarlo? Un pulcinone che, proprio per la sua frequentazione della procura cone Vpo, a nostro avviso presenta una conclamata incompatibilità ambientale con i suoi comprensivi ex-colleghi togati? [si chiarisce e si sottolinea che questo neretto in blu è del direttore Bianchini e non di Alessandro Romiti; il quale, secondo il Grieco-pensiero espresso in aula, è più o meno un demente dato che non si pone il problema di frequentare Edoardo Bianchini, calamita di tutte le querele di Pistoia e circondario. Leggete qui].
Sempre a noi due (Romiti e Bianchini) è stato contestato il fantasioso, ma inesistente reato di stalking giornalistico, cosa che ha fatto ridere molti giuristi, primo tra tutti l’ordinario di Diritto Penale Prof. Giovanni Flora.

Insomma, un “mondo alla rovescia”, quello della Procura della Repubblica guidata da Tommaso Coletta, che rievoca a Padre Fedele gli anni della persecuzione che lo hanno costretto a rivolgersi alla Cassazione per avere giustizia e vedere affermata la sua innocenza da un reato infamante di violenza sessuale contestatogli a tèsi da Claudio Curreli.
Oggi, tuttavia, arrivano positive notizie dalla Corte Costituzionale. Il vento potrà cambiare con i referendum sulla Giustizia? Speriamo!

Abbiamo spiegato a Padre Bisceglia che il sostituto-scout Curreli (molto vicino, fra l’altro, alle sinistre accoglientiste quale coordinatore delle cooperative filo-clandestini di Pistoia e dintorni) non sarà in udienza, perché per ragioni mai spiegate da Coletta, è stato sostituito con Giuseppe Grieco.
Grieco, però, sembra procedere a tentoni, con fatica e con una serie di suggestionanti e illogiche scivolate; e dà tutta l’impressione – basta leggere le trascrizioni del processo – di non aver studiato le “carte” ovvero, la serie degli articoli pubblicati da Linea Libera, che investono denunce di reati ambientali e altri contenuti amministrativi del Comune di Quarrata di evidente impianto mafioso (favori e vantaggi; false dichiarazioni di funzionari e dirigenti pubblici; falsi condoni regalati a danno di quella «gente comune» per la quale “lavorebbe” Coletta).
Elementi sui quali non smetteremo mai di tornare, e nei confronti dei quali la procura pistoiese non vuole intervenire nonostante le prove documentali puntualmente fornìtele. Ad essere pistoiesi e soggetti a questa procura, dunque, c’è proprio da stare allegri! [il neretto in blu è opera del direttore Bianchini: non accomunategli Romiti, come più volte ha fatto la procura con il vizio di non leggere niente o quasi di ciò che vede.Chiaro?].

Le numerose e agguerritissime parti civili (dovrebbero essere 17: numero di non-buono auspicio…), sono tenute da un gruppetto di avvocati molto eccitati e con aguzzi denti canini, consociati in una coalizione somigliante all’Europa democratica che vuole abbattere quel nazista di Putin per stare a fianco del Biden/Bidon/Bidet amerikano, noto anche come l’ometto del met-ano per certe sue infelicissime… uscite appestanti (o perdite?). Il vecchietto che s’addormenta facile potrebbe assicurare il nostro fabbisogno energetico, no?
Questa specie di Santa Alleanza, fra l’altro, è sempre stata felicemente appagata dalla pronta adesione della procura, massimamente incline a certe insanie delle cosiddette persone offese. Perfino Curreli, che in passato si è distinto e speso (insieme alla consorte) a difendere la libertà di espressione e di critica, dinanzi a noi ha preferito usare i metodi repressivi contro il reato di libero pensiero, fino ad arrivare al punto di credere di essere autorizzato, in quanto sostituto, a dar vita a un nuovo tipo di istituto penale: l’abigeato di querele. Domanda: ma lui (o sua moglie) conoscono il ragionier non-dottor Romolo Perrozzi, Ctu del tribunale di Pistoia, pluri-favorito di Quarrata e dintorni? Perché, se lo conoscessero (Coletta, sul punto, non risponde), non ci sarebbe motivo di incompatibilità ambientale con la procura – come dicono a Firenze – “delle nebbie”? [neretto in blu del direttore Bianchini. Salvate il Romiti: non c’entra!].
Non solo. Il gioco di procura e Santa Alleanza è perfezionato anche grazie alla suprema approssimazione degli ufficali di PG dei CC incaricati di certe indagini (ovvero i vari Panarello e Ugolini) che definiscono «a loro parere» (se ne noti l’alta-indiscutibile motivazione logico-giuridica!) giuste le ridicole denunce: e i sostituti si allineano e applaudono a giudizi che non stanno in piedi neppure con le stampelle. C’è forse l’ordine di condannare comunque, come accade perlopiù sempre a Pistoia?
Come nell’emblematica storia di Bertinelli & C., c’è qualcosa che, anche qui, convince poco. Bertinelli è venuto fuori, come dice il salmo, più bianco della neve. Ma la domanda è: c’è da fidarsi davvero di una procura che va in aula dopo anni per far chiedere a Linda Gambassi il proscioglimento degli imputati perché i fatti contestati non sussistevano? Chi aveva fatto le indagini? E come?
E chi dovrebbe pagare per questi sconci giudiziari? Sempre e solo il popolo lavoratore?
Domattina, 7 marzo, il giudice Luca Gaspari ha fissato l’udienza finale del maxi-processo “politico” contro Edoardo Bianchini e Alessandro Romiti di Linea Libera.
Domattina il direttore proporrà ai lettori un analitico esame in chiave di libera critica sull’invenzione procurale pistoiese contro la libertà di stampa e di espressione in questo paese che da trent’anni è un chiaro esempio di dittatura politico-magistraturale.
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