IL POTERE NON VUOL CONSIGLI

Teoria e tecnica del potere politico
Teoria e tecnica del potere politico

PISTOIA. Il Dup (mah! Per l’acronimo, uno dei tantissimi) è il Documento Unico di Programmazione a cui in Consiglio Comunale si stanno facendo le pulci.

Ieri è stato il quarto giorno di disamina del piano, oggi si prosegue per il quinto giorno ma potrebbero servire altre sedute proprio per l’ampio e complesso lavoro di revisione compiuto, in particolare dal gruppo del Pdl, attraverso circa 100 emendamenti (siamo forse poco più che alla metà del guado).

Avremmo atteso volentieri l’approvazione finale del Dup per poterne parlare in modo più organico, ma nella seduta di ieri è emerso un dato che merita una particolare attenzione: più volte, attraverso diversi emendamenti, il Consigliere Capecchi ha sottolineato la necessità di coinvolgimento del Consiglio Comunale, l’opportunità di sottoporre all’assemblea elettiva cittadina le scelte urbanistiche che fanno parte del suddetto Dup.

E più volte il Sindaco si è detto d’accordo con le richieste del consigliere di minoranza, Bertinelli ha anzi confermato quello che era il suo punto di vista quando era un Consigliere; “Non ho cambiato idea” ha detto, quindi ha assicurato di voler fare partecipe la commissione urbanistica di tutti gli atti di governo relativi alle varie scelte in materia ma ha ricordato che dipende dalla L.R. 8/2012 (Disposizioni urgenti in materia di alienazione e valorizzazione di immobili pubblici) l’esclusione dei consigli comunali da alcune fondamentali scelte che restano invece nella potestà del sindaco e della giunta.

Nella stessa legge all’art. 2 n. 2. “La presente legge disciplina, inoltre, la procedura per l’attuazione degli accordi di programma stipulati per la realizzazione di nuovi presìdi ospedalieri e per la valorizzazione dei beni funzionali a tale scopo”.

La procedura per l’attuazione degli accordi di programma per la realizzazione di nuovi presidi ospedalieri, secondo la Regione Toscana, richiede il minor numero possibile d’interferenze, i Sindaci fanno gli accordi e poi il Consiglio è chiamato a ratificare.

Diciamo che si tratta di una democrazia poco dialogante, ovvero resta il diritto di voto purché sia quello che hanno deciso loro.

 

UNA BATTUTA

 

CON QUESTO commento continueremo certo a farci nemici a tutto campo. Ma il tiolo di questa riflessione – scelto (e, direi, assai opportunamente da Paola Fortunati) – mi fa tornare in mente un bel proverbio imparato a Perugia.

Dice: «Pinco ritto un vuol consiglio», dove Pinco è eufemismo per qualcosa di diverso e di chiaramente comprensibile. Ma se ci pensate bene, c’è poi così tanta differenza fra il potere e il pinco ritto dal momento che comandare è meglio che fottere?

Nessuno dei due (pinco e potere) riescono a ragionare. Mai. E in Italia si vede bene. Sia col Berlusca che col Marrazzo (ma si scrive intero o con l’apostrofo: M’arrazzo…?).

e.b.

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