
PISTOIA. Era il dicembre 2012 e, dalle colonne di Quarrata/news (in L’orto monastico di San Bartolomeo. Vocazione sociale e simbolo della cultura pistoiese), anticipammo che sarebbe uscita la seconda edizione del volume Il Quartiere di Porta San Marco, di Gaetano Severini e Marco Paolini.
Il libro verrà presentato dal Sindaco Bertinelli e distribuito sabato 12 settembre nel chiostro di San Lorenzo.
Nell’occasione sarà inaugurata, rimanendo aperta per una settimana, una mostra fotografica di immagini e illustrazioni che arricchiscono la pubblicazione. Un vero e proprio album di famiglia dei sammarchini che ripercorre i mutamenti del quartiere dagli anni 40.
Gaetano Severini, con cui abbiamo parlato, ci ha anticipato che, in allegato al libro, verrà distribuita una piantina, estratta da documenti del catasto del 700, con la sovrapposizione dei negozi storici e delle attività presenti, fino a qualche decina di anni fa, in via di Porta San Marco.

Questa seconda edizione, stampata in proprio, contiene una toccante memoria di Marisa Nerozzi, della famiglia degli storici orticoltori il cui terreno venne espropriato negli anni 70 per realizzare l’incrocio tra viale Arcadia e viale Matteotti, dove ora si trova la rotonda. Si tratta dello stesso terreno dove anni dopo fu condotto l’intervento archeologico di dissotterramento dei resti del monastero di San Michele in Forcole.
Il tragico eccidio del settembre 1943, lo sfollamento durante le guerra, il rischio di prelevamento forzato degli occupanti, i colpi a fuoco tra tedeschi posizionati nella galleria delle Svolte e i carri armati americani sull’Arcadia, il brillamento del ponte sulla Brana e infine il dopoguerra con la riappacificazione e la solidarietà. Che, come sottolinea il cantante d’opera Montalvo Bellari, era un pane “che in San Marco si mangiava più che altrove”.
Nella gora di Candeglia, sul retro di via Porta San Marco, le donne lavavano i panni, fermandosi a chiacchierare, mentre Silvio, il bigongiaio, vi metteva in ammollo i pezzi di legno prima di lavorarli.

Il libro conserva il vivo ricordo della vita, semplice o piena di fortuna, di tanti sammarchini di ieri e di oggi, con aneddoti, storie e spazi urbani.L’orrore della prima guerra mondiale raccontato da Oriente Bacci, i celebri carri di carnevale, come quello con Remo Cerini tra Dante e Petrarca realizzato da Aldo Frosini e Jorio Vivarelli. Gli altri artisti, Flavio Bartolozzi e Renato Gelli; i poeti come l’anarchico Virgilio Gozzoli, i letterati come Giovanni Barbi e l’Onorevole Gerardo Bianchi.
Anche un inedito ricordo del maestro delle scuole elementari Frosini, Augusto Cecchi, decorato con croce di guerra al valor militare: chi scrive ha avuto il piacere di conoscerlo come persona di rarissima umanità nonché come colonna portante della società pistoiese di Storia Patria in cui operosamente, a differenza di tanti tromboni, era impegnato nella catalogazione del patrimonio librario e nella ricerca storica.
Non manca infine un omaggio ai tanti testimoni diretti e sammarchini doc come Elia Caligiani, la Pierina, la più anziana contribuente Inps della provincia di Pistoia, Marcello Iovi, l’edicolaio di San Bartolomeo, la poetessa Lalla Calderoni, l’artista e idraulico Mirto Mungai, il vignettista Fabio Bacci, il collezionista Valerio Cheli e il nipote del carbonaio di San Marco, Adelmo Corsini, che ha conservato gli antichi attrezzi usati dal nonno Gianni Breschi.
Sarà un tuffo nella Pistoia com’era e un’occasione di incontro per quanti, in un modo o in un altro, sono passati per il quartiere di Porta San Marco, una città nella città per l’importanza delle sue attività artigianali e commerciali, che necessitava di venire localizzato, in distanze chilometriche, rispetto a tutte le altre città d’Italia.
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