INCENERITORI, DA SCARLINO SENTENZA DIROMPENTE

L’inceneritore di Scarlino
L’inceneritore di Scarlino

AGLIANA-PIANA. [a. r.] È indignato – il presidente del Cispel Alfredo De Girolamo – quando commenta l’importante, quanto sconvolgente, sentenza del Consiglio di Stato che ha imposto la chiusura dell’inceneritore dei rifiuti di Scarlino e che, comunque, lui intende appellare al Tar.

Questa sentenza, farà certamente indispettire anche tanti altri inceneritoristi che, finalmente, vedono prevalere il primato del principio di precauzione – stabilito anche da un solenne quanto rinnegato articolo scritto a tutela della salute nella nostra Costituzione.

Il Consiglio di Stato è stato probabilmente ispirato dalle crescenti preoccupazioni scientifiche dei medici (vedi il parere dell’Ordine provinciale di Pistoia) e delle indicazioni di Bruxelles, che denunciano gli effetti di provata pericolosità dell’incenerimento dei rifiuti.

Chissà cosa penseranno gli strateghi toscani, i renzianissimi del P[artito] D[’incenerimento] che dovranno, a breve, stabilire la sorte del tanto celebrato e predicato impianto di Case Passerini, al quale è direttamente connesso quello di Montale.

Il Consiglio di Stato, sembra avere ristabilito un principio, sempre calpestato, ma non negoziabile: sulla salute non si negozia, si esercita la tutela e basta.

Alfredo De Girolamo
Alfredo De Girolamo

Due cose colpiscono nella vicenda di Scarlino: la presenza del Comune di Follonica – ovvero un ente pubblico, non proprietario di impianto – quale ricorrente al Consiglio di Stato, opposto alla Scarlino Energia, e che, quindi, forma un fronte comune con gli ambientalisti, ovvero la cittadinanza; e la “clamorosa smentita” di Giancarlo Sbrilli (dell’Arpat di Grosseto) che, nel dicembre 2011 diceva orgogliosamente: «L’impianto (d’incenerimento di Scarlino – n.d.r.) sembra aver raggiunto un buon livello gestionale a garanzia del complesso sistema di controlli a cui è soggetto sulla base del piano di monitoraggio e controllo. Nel quadro di autocontrolli e registrazioni previsti, i controlli Arpat risultano sufficienti per avere un quadro il più possibile cautelativo dell’andamento dell’impianto e per far emergere, ove necessario, le diverse criticità».

Mentre sul fronte antinceneritorista maremmano si festeggia, quello della nostra piana è pronto a presenziare all’udienza della Corte di Appello di Firenze per ascoltare la sentenza sul ricorso (di secondo grado) dei due dirigenti Giorgio Tibo e Maurizio Cappocci in relazione alla loro condanna per lo sversamento di diossine nell’ambiente nel corso del 2007, causato dall’inceneritore di Montale.

Sul fatto è ormai intervenuta la prescrizione delle sanzioni penali, ma non di quelle civili: la possibile conferma, in appello, della popolare sentenza, vedrebbe i due dirigenti obbligati a pagare un risarcimento alle 41 parti civili costituitesi in giudizio.

Che sia giunto il tempo in cui la brezza marina di Sacrlino scongelerà i “bassi profili” da sempre adottati a Pistoia, fino a proseguire nell’incredibile vicenda dell’impianto del Cis di via Tobagi, che sorge su discariche di ceneri sepolte e regala a larga mano polveri fini e diossine a tutta la piana?

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