L’emergenza sanitaria è conclamata anche sulla stampa organica che arriva dopo sei mesi a confermare le nostre denunce. Ma l’Arpat e l’Usl, pur trovando gli inquinanti, non sanno individuare chi li ha dispersi nell’ambiente. Il procuratore Coletta sarà pronto a dare impulso a una inchiesta che arrivi a qualche risultato?

PISTOIA-PIANA. È di cinque mesi fa il nostro articolo-denuncia sulle problematiche del territorio di Casalguidi e la presenza di un cluster di malati con connesse valutazioni di carattere tecnico-epidemiologico che si riassumevano in alcune ficcanti domande.
Domande che, al solito, non hanno trovato alcun riscontro e non diciamo da parte delle forze politiche, ma principalmente dell’Arpat e dell’Usl, due realtà aziendali di natura pubblica (anche pagate con i soldi pubblici, come fece notare Andrea Poggi a Montale tre anni fa, affermando che sarebbe cosa da stupidi, se avessero comportamenti reticenti o omissivi) che dovrebbero rispondere in senso autentico, univoco e scientificamente ispirato: cosa che a noi non pare, ma non solo a noi.
Basta. Così non è mai stato! Sia che si parli di inceneritore di Montale, di Cassero, di cvm, di glifosate o di amianto: valeva il “basso profilo” e infatti, fu il procuratore capo Paolo Canessa che, quattro anni fa, di fronte a una rappresentanza di alcuni esponenti dei comitati ambientali e il suo sostituto procuratore per le questioni ambientali Linda Gambassi, ebbe a commentare che “…sappiamo che Usl e Arpat sono pilotati”, immergendo i presenti in uno sconfortante stupore.
Le domande del 10 marzo scorso le riproponiamo tali e quali con qualche aggiunta per l’Usl, che con l’U.O. Igiene pubblica (diretta da Renzo Berti e da Paola Picciolli, persone di “garanzia” visti i precedenti silenzi) dovrebbe intervenire sulle novità, solide, anzi dure come sassi.
Infatti, da un paio di settimane, anche la stampa organica ha denunciato sulle locandine che l’inquinamento c’è, è grave, dunque la popolazione è esposta a un sicuro danno per la salute.
Ma dicevamo delle domande, che sono davvero attuali. Le riproponiamo:

A) Come è possibile che i valori di Cvm si stiano riducendo drasticamente (in particolare nel pozzo D in via Redolone 25)? Sono forse state utilizzate delle particolari tecniche di decontaminazione della falda o forse ciò è avvenuto in modo spontaneo?
Come si potrà spiegare questa riduzione così inattesa e repentina?
B) L’ordinanza del Sindaco di Serravalle Pistoiese riguarda il divieto di uso “potabile” dell’acqua dei pozzi a uso privato. Tale ordinanza non ha come oggetto i pozzi a uso irriguo presenti nell’area e che, in particolare, sono stati utilizzati dalle imprese vivaistiche per l’irrigazione delle piante.
Dunque, l’utilizzo di questa acqua potenzialmente contaminata (e mai campionata né dall’Arpat né dalla azienda Usl Centro), può determinare rischi per la salute dei lavoratori che inalano aerosol spontanei nel getto di tali acque o che oppure ne vengono a contatto cutaneo durante le lavorazioni in vivaio?

C) Esistono dei rischi per la salute della popolazione che abita nell’ambiente circostante e nelle vicinanze dei vivai, potenzialmente esposta alla dispersione degli aerosol, anche tenendo conto che a qualche vivaista (notevole il caso di bacino Briganti e altri) sembra mancare il rispetto delle fasce di sicurezza verso i luoghi sensibili?
D) Il Dipartimento di Prevenzione dell’Usl Centro per la tutela della salute dei lavoratori ha fatto dei controlli sanitari?
Alle domande di cinque mesi fa, dobbiamo aggiungere questa:
E) Quando la smetterà l’Arpat di fare delle solo “molto formalmente congrue” rilevazioni analitiche di inquinanti e comincerà – magari in coordinamento con Usl Centro Toscana – a ricercare anche le cause e così individuare e denunciare eventuali responsabili?
F) Sono state svolte indagini per la ricostruzione nel tempo delle attività industriali/commerciali succedutesi nell’area e che, per il tipo di processo produttivo svolto, si ipotizza possano aver utilizzato formulati a base di trielina e/o percloroetilene? (È noto che tali composti un volta percolati in falda, attraverso un noto processo chimico, si sono trasformano nel tempo in Cvm)
G) Sono state informate le associazioni datoriali, sindacali e le aziende, insieme ai lavoratori, sui potenziali rischi in cui incorrono gli addetti alle lavorazioni in vivaio?

Infine ci dicono che all’Usl e all’Arpat hanno tutti paura del procuratore capo dottor Coleta (sarà forse proprio per le sue inchieste avviate in Firenze), perciò perché non apre una inchesta come si deve sulle ipotesi di errori e/o omissioni di tanta gente “pagata dal popolo” che però, finora, non sembra aver fatto niente?
Siamo certi che la cittadinanza non potrà che ringraziare per il cambio di passo rispetto all’isituzionale basso profilo degli ultimi 50 anni così caro a tutti i suoi predecessori!
Arpat. Casalguidi (PT), avviate indagini nel sottosuolo
Alessandro Romiti
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