io, mammeta e tu. PISTOIA, NON NOMINARE IL NOME DI LICIO INVANO

Pistoia, una città che cuce la bocca con la cucitrice e strappa la lingua con le pinze…

UN VUOTO PENUMATICO
COME PER IL CORONAVIRUS


Sala Maggiore semideserta (una cinquantina di persone) e, in primo piano, l’operatore di Tvl-Bardelli

 

NON MI SONO mai divertito tanto quanto alla presentazione del libro di Paolo Baldassarri Io, Gelli e… Guccini. Davvero uno sprizzar di scintille in una Sala Maggiore praticamente vuota perché a Pistoia, se scappa il nome di Gelli, si scatena il pànico peggio che col coronavirus e i pistoiesi fanno come i lemmings nel racconto di Primo Levi: corrono verso l’oceano e fanno un vero e proprio suicidio di massa; si tolgono dal mondo.

Uno dei motivi per cui la brava gente che conta sparisce, potrebbe essere lo stesso che convinse Adamo a nascondersi in un prunaio con una foglia di fico sul pisello ammosciato dopo la mela di Eva: lui credeva di sfuggire al signore, ma l’uomo dalla barba bianca non era poi tanto scemo, chiamò Adamo e lo bastonò ben bene.

Andrebbe fatto così anche con i pistoiesi i quali, alla presentazione di Baldassarri, hanno fatto forca, tanto per restare in metafora scolastica – o sega, per alludere alla mentalità contado-piccoloborghese che infarcisce la chiorba dei benpensanti radical chic di questa città-sarcofago, rappresentata (direbbe il maresciallo De Sica) sulla carta geografica come «’na cacatiell’ e’ mosca»; viva solo perché ci sono ancora i tre o quattro elementi di riferimento che una volta, nella cultura provinciale, davano vita a un paese: il farmacista, il maresciallo, il medico, il buco e il prete (ma lui sempre in secondo piano, defilato). A Pistoia tutti, ovviamente, Pd; assoggettati a via Puccini 104 e una volta al Circolo Garibaldi, mentre oggi alla periferia di via Bonellina 235, tanto il partito regge con la consociazione sindacale Breda-AnsaldoBreda-Hitachi & C. – e intorno a una mozzarella di bufala come la storia del Museo Marino Marini.

Veduta libera di Sala Maggiore durante la presentazione del libro di Paolo Baldassarri

Che ridere, dicevo. Disertato nonostante il battage pubblicitario, lui, il più grande Preside di tutti i tempi pistoiesi solo perché tutto fuorché Preside; massone che non ha mai torto un capello a una mosca; che non ha mai avuto paura di prendersi le sue responsabilità nella direzione di una scuola di migliaia di persone, all’interno della quale i docenti tenevano i loro collegi non con i tempi stalinisti della preside del Classico, oggi moribondo, amata da Pci e Cgil, la compagna Rita Flamma (5 ore a botta, con pericolo di altre 5 per… cella di rigore), ma – inchinatevi presidi burocrati comunistini! – in 40-45 minuti, un’ora al massimo. E tutti erano liberi di dire, fare, baciare, lettera e testamento: alla facciaccia della «burokràzia sovietica».

Pistoiesi comunisti e farisei non hanno disertato Paolo Baldassarri, ma la storia di Pistoia. Ha una sola colpa Paolo, figlio del geometra Fenzo Baldassarri, democristiano e uomo di libero pensiero: crede che don Milani sia stato un grand’uomo e un grande educatore e non intende capire che, al contrario, il prete di Barbiana, che non sarà mai santo (Bergoglio), è stato l’attentatore che ha fatto fuori l’istruzione in Italia. Ma non si può pretendere che Paolo sia un San Paolo: anche lui ha, a buon diritto, i suoi difetti.

Ristorante Manzoni [da Il Tirreno]
Che gusto – pistoiesi bigottoni e puppa-Pci, mangiaostie inciuciati a sinistra, filobergolici, ma soprattutto cultori di Mammona-Cgil (a Pistoia, scusate, ma non «tira più un pel di topa del quattrino»: €uro mit uns und über alles €uro) –, che gusto nel sentire che la provveditorA (bona quella! Bona Ugo!) Rosa Adele Stanghellini Giorgi, altra rappresentante del pregiudizio inciucioso catto-com, quando al Ristorante Manzoni, oggi chiuso, in corso Gramsci, a pranzo con Baldassarri e altri, vide Gelli a un tavolo più in là, si alzò e tagliò la corda in quattr’e quattr’otto. Schifata o solo per paura che lui… la salutasse in pubblico?

Fu lì che Paolo Baldassarri, un uomo curioso (delle volte fin troppo…) si avvicinò, si presentò, ci parlò e ne divenne amico. Bravo anche in questo, senza falsi pudori e senza «suoraggine mentale» pur avendo studiato dai salesiani.

Ecco: la Rosa Adele Stanghellini Giorgi, provveditorA a mio avviso degna di essere dimenticata, alzò lo scudo dell’indignazione e tagliò la corda onorando il cuore e l’anima del pistoiese doc: lei che finì condannata insieme a uno dei suoi vice per un casino di giro di soldi fatti fumare in corsi di addestramento al “rubo” (mai) svolti a Montecatini (vedi qui o pistoiese e cospargiti il capo di cenere: meglio se di calce viva!).

Che gusto vedere una Sala Maggiore quasi vuota non per Baldassarri, ma per Pistoia e per averne una riprova. Sentire gli interventi di Giovanni Mucci e del penalista napoletano, avvocato Giovanni Formicola, che parlava delle radici cristiane dell’Occidente.

Soros, il re degli speculatori, uno squalo benefattore degli accoglienti

Che gusto per noi, socialisti craxiani di merda, massacrati dalla brava gente di Mani Pulite (coscienza nera) al servizio, ormai sempre più chiaramente delineato, dei democratici e dei Soros-isti cari a Romano Prodi e agli accoglienti senza frontiere, sviluppo finale e attuale della scuola dei “somari-tutti, mezzo gaudio” di don Milani.

Di Soros sta per uscire, da Einaudi, un bel libro in cui lo squalo ci spiega come nel 1992 fece il culo all’Italia rovinando la lira e facendosi merdosamente più ricco di quello che era (che se li mangi tutti, i suoi quattrini!). Venderà, questo Vangelo del ricco, facendogli riscuotere anche diritti d’autore-squalo della finanza infame. Venderà più del libro di Paolo Baldassarri, perché sopra quello del Preside c’è scritto il nome del diavolo, Gelli, fascista-stragista-sovranista.

Nella sala quasi vuota erano presenti solo i «veri liberi», tutti perlopiù non pistoiesi. Non so come abbia fatto Luigi Egidio Bardelli, «cavaliere della luce» integratissimo nel sistema-Pistoia, a mandare un suo operatore a riprendere qualche scena per trasmetterla sulla sua personale Tv. Miracolo? Boh…

C’era anche la signora Gabriela, moglie di Gelli, riservatissima e silenziosa. Chi mancava era Pistoia: la città che, nolenti o volenti, ha dato i natali a Gelli; l’uomo che ha donato il suo archivio alla città; un archivio corteggiato da musei e fondazioni italiane e straniere, ma lasciato da Gelli solo alla sua città. L’archivio che, durante l’insulsa incensazione di Pistoia come capitale italiana della cultura (quale?), manco è stato rammentato di striscio. E non c’era da aspettarsi di più con un ministro come Franceschini, giovane marmotta ancora odorosa di incensi e turiboli di sacrestie progressiste di stampo democristiano.

Dante. Vanni Fucci, cittadino di Pistoia, nell’illustrazione di Gustave Doré

Sì, mancava proprio Pistoia (a cominciare dalla prefettA, che va in pensione), caro Paolo Baldassarri; quella Pistoia che portavi da Gelli, a Villa Wanda, con  il cappello in mano a chiedere favori. Ma in segreto – in segreto massonico…

Ma non devi prendertela, Paolo: è un onore non essere considerato dai pistoiesi, o grande Preside del Pacini! Loro e i loro affiliati (cioè tutte le strutture amministrative cittadine che vengono da fuori, ma che si integrano in quando inviate e benedette dal Pd) sono troppo politicamente corretti per non essere dei perfetti farisei imbiancati come i sepolcri di cui parla il Vangelo. Ed è un onore, il nostro, di essere tu montanino di Mammiano e io contadinello del Montalbano in zoccoli con i calcagni sudici di concio.

È un onore puzzare di gente piuttosto che avere in dosso uno sciccosissimo radical profumo da Ferragni di provincia: Eau de conche Cacarel n. 5!

Ti abbraccio forte, caro Preside imperfetto, ma grande!

Guccini la fece meno lunga, quando gli chiedesti se gli rompeva i corbelli comparire accanto a Gelli in copertina. Ma perché lui, ovvio, non è pistoiese, anche se ha casa a Pavana.

Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.info]
Delitto di cronaca, critica, satira, battesimo, cresima, eucarestia
Arbeit macht frei, il Pd no

Scarica la storia di Rosa Adele Stanghellini Giorgi


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