Scegliete, sopravvissuti alla PanDemia. O curvi sotto le bastonate dei prevaricatori del potere oppure perseguitati, ma liberi e indenni dal peccato del leccamento acritico
Nessuno, tranne noi stessi, può salvarci dalla nostra
pecorile acquiescenza
IN QUESTO MONDO PROPRIO NULLA CANGIA:
« CHI PECORA SI FA, LUPO LO MANGIA »
October 11, 2022 • 5:36:58 PM
Ucci ucci, sento odor di Vanni Fucci…
Dopo il commento (parte prima) sulle “decisioni oniriche” del giudice Luca Gaspari (vedete qui) ho ricevuto alcuni commenti a caldo che non posso fare a meno di riportare, servissero mai a far riflettere chi poco ragiona in questa provincia-sarcofago sepolta sotto mucchi di indecente conformismo.
Sono due visioni della vita completamente diverse e opposte.
La prima mi giunge da un ex-allievo che – dedicato alla politica di professione da sempre – ha commentato: Hai troppi nemici! Non ti lasciano vivere in pace.
In altri termini, il retropensiero che vi si coglie, in termini di filologia ermeneutica, è: «Se non smetti di rompere le scatole, finisci poco bene».
La seconda mi giunge da un orgoglioso uomo del popolo, che non rifiuta la sana etica rispettosa dell’uomo.
Scrive: Mamma mia! Tutti pronti a becco aperto come gli uccellini nel nido in attesa del boccone. Il quattrino cura tutti i mali.
1. Al mio ex allievo politico ho risposto così: Diciamo che ho troppa dignità. E che sono libero, per cui sono inviso a tutti coloro che stanno al mondo senza sapere cosa sia vivere «con disciplina ed onore» ex art. 24 della Costituzione.
Non basteranno certo dei De Gasperi/Guareschi, dei Gaspari, dei Curreli, delle Martucci, dei Coletta, dei Grieco, dei tutti-gli-altri-in-fila a mettermi a terra con il loro stivale di pelle nera lucida sulla mia testa alla maniera delle teutoniche SS.
2. All’uomo di buonsenso – e con molta più soddisfazione – ho risposto, in sintesi, Avanti popolo!
Perché quando onore e decoro diventano valori che si rivendicano con l’uso distorto della giustizia e le querele-bavaglio, è bene che seguano i disastri della sopraffazione e il vergognoso metodo-Pistoia, in grado di stimolare l’indignazione.
Attraverso di essa – sia pure in maniera lentissima – il popolo arriva a capire, a un tratto, che non è né amato né rispettato da coloro che giudicano con la roboante formula «in nome del popolo italiano» o «per il bene comune».
Il rispetto viene solo da coloro che, per una scelta ideale di giustizia e di legalità, ricordano
– a sindaci indegni (come, a mio parere, la Sabrina Sergio Gori e il Mazzanti a Quarrata; il Benesperi ad Agliana; il Betti a Montale e tutti gli altri in fila); – a magistrati che non fanno onore al loro mestiere (tipo, a mio parere, procura e tribunale di Pistoia e tutti gli altri in fila); – a profittatori che stando accosto, se non rasente, al Partito che Domina (lecchini della sinistra dominante o collusi pronti, pur di destra, a collaborare con la miracolosa sinistra al potere),
non sono per nulla migliori di quei nazi-fascisti che, tutti i campioni sopradescritti, intravedono nella Giorgia Meloni e nei sovranisti, evocando il «buio della storia».
Ecco, perciò, com’è nata la raffigurazione allegorica dell’onore, del decoro e della reputazione vigenti a questi chiari di luna.
Se dio – che non c’è – vuole, io non lavoro at same time per lo stato e contro lo stato come il sostituto Curreli e i suoi colleghi, alcuni dei quali hanno persino a noia che Linea Libera parli degli infortuni sul lavoro che si verificano nell’Asl, perché altrimenti sono costretti a intervenire rompendo il quieto vivere a un criminoso Pd – come del resto ci insegnano le vicende della Lucia Turco, sorella di Luca Turco, e del sanificatore e lavoratore per la «gente comune» di Pistoia, Tommaso Coletta.
Alcuni dicono che gli uomini si dividono in chi si tinge i capelli e in chi non lo fa. Io direi più volgarmente – cosa che tanto irrita il giudice Luca Gaspari, iper-sensibile alla continenza – che si dividono in chi sa trattenere l’urina e in chi, per non correre rischi e vivere felice e senza nemici, non esita a farsela generosamente nelle trombe dei pantaloni.