la notiziona. PISTOIA NON VIVEVA SE IL TIRREN NON LA SCRIVEVA

Intanto, lettori eretici che hanno a noia il qualunquismo della nuova cultura mondiale, divertitevi a leggere il Credo dei nostri tristi giorni…


Ci spiegate per favore cosa significa l’espressione
«si schermisce»?


MA SOPRA TUTTO NEL BUON VINO HO FEDE,

E CREDO CHE SIA SALVO CHI GLI CREDE


 

Sembra che il prode Camillo, contro i galli di Brenno, non avesse pronunciato la frase «non con l’oro, ma con il ferro si salva Roma», bensì: «Non con le piantine di Falcone si sradica la mafia annidata nelle istituzioni»…

 

Alla Barbara Masini voglio anche bene, perché me la sono vista bambina intorno quando la scuola comunista-disfattista della preside Rita Flamma contribuiva a distruggere il sapere del Forteguerri, l’istituto in cui, oggi, le «autorità costituite» vanno a piantare “alberi di Falcone” ovvero emblemi della più vieta retorica dell’inutilità. Dato che la lotta alla mafia si fa non con un arbusto a dimora, ma con il timore reverenziale della legge: cosa che pare assolutamente ignota agli uomini (?) della procura di Pistoia.

Da qui a dover vedere che un giornale stima la notizia delle nozze Masini-Kustermann degna di una “padellata” in testa di pagina, di strada ce ne corre. Ma ormai la stampa, te le stampa di tutti i tipi, specie se inconsistenti.

Ci fosse stato Giuliano Fontani a guidare il tram, come nel 1989, quando Il Tirreno sbarcò a Pistoia, la notizia ci sarebbe anche potuta essere, ma con tanto di pepe e sale e perfetta prise de cul.

Ci fosse poi stato ancora il famoso e comunistissimo “Sette Giorni” di trent’anni fa, la cosa sarebbe potuta finire nella rubrica di E chi se ne frega. Erano i tempi, per intenderci, in cui Concita De Gregorio non avrebbe neppur lontanamente pensato che in séguito avrebbe lodato e difeso la signora Soumahoro…

Oggi però, tempo in cui in Germania i ragazzi a 14 anni possono andare all’anagrafe e classificarsi da sé maschi o femmine (in Spagna, la cristianissima, ad anni 16) al popolo delle minchiate interessano le padellate del niente come questa: e ogni popolo ha la sua cultura. Come il Cecchi Paone che smette di mangiare “minestra e fave” e s’adegua, comunisticamente, al piattino (mmmmhhhh, che buono!) di semolino e larve – spero di scarabeo ruzzolamerda.

Era una rubrica fissa di Sette Giorni, la pubblicazione in cui sono nati i tre/quarti dei giornalisti pistoiesi

Il pezzo del Tirreno non è neppure firmato. Per cui delle due l’una: 1. o è un comunicato (e i comunicati, oggi, si stampano sùbito perché non danno generalmente problemi a nessuno); 2. o l’autore si è vergognato (sempre troppo poco) di firmare una scemenza di questa portata.

Ripeto che alla Barbara Masini voglio anche bene. Epperò le chiedo, quale senatorA della repubblica: in 4,5 anni di mandato, cosa ha realizzato lei aldilà di una proposta per il polo del ciclismo a Montecatini?

Si è forse accorta – come gli altri 4 politici: Vescovi, La Pietra, Carrara e Bini – che alla procura di Pistoia si arrestano giornalisti, curatori fallimentari, vigili urbani a sfare e si seminano arresti domiciliari ad mentulam canis perché certa gente, scelta per difendere il popolo dalla illegalità, s’è messa in testa di essere dio e corre a destra e a manca come uno Jaweh che punisce a suo piacimento senza neppure svolgere indagini serie?

La stessa cosa la chiedo anche ai tirrenici, ai nazionali, agli uomini del Bardellone di Tvl, e a quelli del Giornale di Pistoia, infine a tutti quelli che credono o vogliono far credere di fare i giornalisti e fanno solo i velinari delle più ovvie puzzolenze.

Carlo Bartoli e Giampaolo Marchini

Non escludo, ovviamente, i vertici dell’ordine dei giornalisti di Firenze (Giampaolo Marchini, paladino della fakenewsista Ponticelli) e di Roma (Carlo Bartoli). Di cui, a tempo e luogo, avrò il piacere di narrarvi una gustosa storiella di perculismo istituzionale. Sempre, ovviamente, su base di dati certi (anche se a Curreli & C. i dati certi fanno orrore e preferiscono falsificare giudizi e sentenze per soffocare la libertà di cronaca, critica e creatività, come ci insegnavano all’università di Urbino al corso di giornalismo, anni 80.

Intanto, lettori eretici che hanno a noia il qualunquismo della nuova cultura mondiale, divertitevi a leggere il Credo dei nostri tristi giorni.

Ce lo insegnava già Margutte, il gigante restato a mezzo e mai completamente sviluppato, al tempo di Luigi Pulci. Ci illumina d’immenso:

Rispose allor Margutte: – A dirtel tosto,
io non credo più al nero ch’a l’azzurro,
ma nel cappone, o lesso o vuogli arrosto;
e credo alcuna volta anco nel burro,
nella cervogia, e quando io n’ho, nel mosto,
e molto più nell’aspro che il mangurro;
ma sopra tutto nel buon vino ho fede,
e credo che sia salvo chi gli crede;
e credo nella torta e nel tortello:
l’uno è la madre e l’altro è il suo figliuolo;
e ’l vero paternostro è il fegatello,
e posson esser tre, due ed un solo,
e diriva dal fegato almen quello.
E perch’io vorrei ber con un ghiacciuolo,
se Macometto il mosto vieta e biasima,
credo che sia il sogno o la fantasima…

Nel frattempo si riconferma: Linea Libera è tale perché intende fare (e continuare a fare) le pulci a tutti.

Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.info]


SECONDO TEMPO

Aggiornato December 23, 2022 • 12:17:03 PM


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