la zecca. ALDA MERINI E IL “VANNINO VOLA”

Noi, gente che non sa volare in alto, citiamo un più modesto Montale di Falsetto: «Ti guardiamo noi, della razza | di chi rimane a terra». Due riflessioni in croce contro il vile conformismo ipocrita sugli angeli, su dio, sul viaggio verso un aldilà in cui nessuno crede o altrimenti non avremmo tanti problemi dopo duemila anni di cristianità in grande stile


Dovrebbe essere una forma di religioso rispetto?


LA SUA ‘STRADA’ È APERTA A TUTTI:

FÀTEVI SOTTO BARITONI DA WAGNER!


 

Il sindaco Benesperi non si è nemmeno accorto che la casa di Vannino è in terra pistoiese. Figuriamoci se è in grado di fare ordine, trasparenza e legalità nel suo mellettóso Comune in cui l’amministrazione di centrodestra ha aperto al consociativismo!

 

Eh sì, ha proprio ragione Scat della redazione di Report che, per omaggiare non l’eroe, ma astrattamente l’idea dell’eroe romantico individuato – evidentemente non senza un senso di colpa – in Vannino, cittadino di Pistoia/Tomasi ma onorato da Agliana/Benesperi, ha citato solennemente l’Alda Merini.

Noi, gente che non sa volare in alto, citiamo – perciò – un più modesto Montale di Falsetto: «Ti guardiamo noi, della razza | di chi rimane a terra».

Noi, comuni mortali, siamo davvero persone che a certe altezze non potranno arrivarci mai, ma neppure vorrebbero arrivarci. Perciò, e non solo, il titolo della lirica di Montale è adattissimo a questa «drogatura della memoria» e della realtà, che coincide – a nostro avviso – con la falsazione/falsificazione del caso di cui stiamo parlando.

Falsetto è perfettamente attillato per il Vannino vola di Report. Infatti il falsétto s. m. [dim. di falso] è alterazione della voce umana, che, falsata, oltrepassa la sua estensione naturale [Voc. Treccani].

Epperò a terra, insieme a noi, restano anche infiniti umani (a volte solo per modo di dire) che a Vannino inneggiano in questo momento destinato a sfiatare come tutte le bolle della retorica ipocrita caratterizzante non solo il nostro tempo, ma anche questa graveolente mentalità da Amici tipica del buonismo di Sarcofago City.

Per chiarire quello che stiamo dicendo (non tanto il falsétto, ma la profonda, insana menzogna di sì lacrimevoli esternazioni da gazzettieri pistoiesi) basterà rivolgere a questi “uomini tutti di buona volontà” il semplice invito che segue:

Amici, a nessuno di voi, così entusiasti di Vannino, è preclusa la via della grandezza, delle scelte di vita che portano in alto, della santità e della beatitudine: per questo potete iniziare da sùbito e non c’è neppur bisogno di prenotazione. Vi basterà uno straccio, anche se non di seta, da avvolgere intorno ai fianchi. Mostratevi degni dei vostri apprezzamenti e propositi!

Il problema è uno solo: che non li vedo, tutti questi poeti bardi da Heldensäng, questi menestrelli delle virtù (ma solo altrui), correre a precipizio verso una scelta di vita non dico come quella di Francesco di Pietro di Bernardone da Assisi, che si limitava a riposare sopra la nuda roccia e mangiare pan secco; ma simile a quella dell’eroe loro idolo a cui levano canti come a un Lohengrin di Wagner.

Non ci vedo, in questa veste, nessuno dei giornalisti pistoiesi, che amano il comodo e il lusso e soprattutto nessuna grana in nome della giustizia e della libertà di espressione.

Non ci vedo un Alberto Vivarelli che – come ho già scritto – al momento di dar prova di onestà (una scelta di vita ben inferiore a quella impegnativa e scomoda di Vannino) venne dinanzi al giudice del lavoro, Fabrizio Amato, e testimoniò il falso riguardo al mio rapporto di lavoro con Il Tirreno.

Ma il Comune di Agliana può e vuole? O è solo in mano a inetti e incapaci che tirano a campare?

Non ci vedo nemmeno quel suo vice che, parlando del licenziamento di Lorenzo Lurci, noto come Bracco, da parte del piissimo catto-papista Luigi Egidio Bardelli/Tvl/Maic/mille altre cose, ne raccontò tutta la storia triste della vita fino al tentato suicidio a Porta San Marco d’inverno. E dall’ordine di quei giornalisti – da cui io mi sono felicemente staccato – si ebbe appena un richiamo scritto, alla faccia delle categorie deboli, fragili e protette.

Il caso Vannino – se lo vogliamo analizzare davvero – è stato il laido risultato di una chiusura dei manicomi voluta da Basaglia e Pirella e lasciata poi a mezzo dai ladri di stato, riversando in strada, e allo sbando, tutti i fragili e le persone in grave disagio che si sono trovate alla disperazione senza sapere che santo ringraziare.

Tutto il resto che si possa dire, sono le solite vigliaccate per tacitare una inconscia ebollizione di puzzolente vergogna nel tentativo di azzerarla con una sorta di scoppiettante carnevale di Rio.

Cosa che fa ancor più schifo e che stimola, per analogia, a creare una paretimologia su quella sigla Scat che pare alludere, quasi per Karma, alla mutilazione del termine scatologia.

Leggete. L’accostamento sembra proprio voluto dal destino…

Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.info]


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