
E CHI È PIÙ SVELTO A FAR COME GLI PARE
LO FA, POI GLI ALTRI IN DOMO MANDA A FARE

SARANNO presenti: Antonietta Potente, teologa; Gherardo Colombo, ex-magistrato, don Luigi Ciotti, fondatore Gruppo Abele e Libera; Mohamed Ba, senegalese, attore e scrittore.
Saranno in prima linea per la marcia della giustizia, quella cosa che in Italia non esiste da tempo immemorabile, addirittura fino da quando si costituì la Costituente e un mio grande maestro dell’università, resistente e partigiano di montagna, pur invitato a farne parte, liquidò il tutto con una battuta rapida, ma significativa: «La libertà è morta e non c’è già più».
Come non c’è giustizia – e lo abbiamo visto dal signor Palamara in giù e dalla storia di Amedeo Franco e Berlusconi (ci sanguina il cuore per Marco Travaglio, ma non possiamo farci niente) –: non c’è neppure, e non potrebbe essere diversamente, la legalità.
L’Italia, ci dispiace doverlo dire, non naviga nemmeno a vista, ma a tasto, a sentita nella merda scaturita dagli anni di piombo; e le sante istituzioni patrie – quelle dei Napolitani ladri sui biglietti aerei di Bruxelles e dei Mattarelli eletti da parlamenti illeciti – sono le prime a metterci in testa lo stivale nazista bello lucido con cui ci tengono il capo a terra come le SS agli ebrei dei Lager.

Dicono tutti di volerci bene, ma fanno semplicemente i cazzi loro e per i loro interessi. Un esempio brillante è anche il Comune di Quarrata, territorio in cui, nonostante le tante strombettate, i rulli di tamburo, le sviolinate d’ogni genere, l’infiacchimento civile si è così tanto acuizzato che i suoi cittadini si dividono in due grandi categorie: quelli che possono (privilegiati) e quelli che non possono (sculati).
E i privilegiati non sono solo coloro che hanno più mezzi economici e che – in un’ottica calvinista, ma anche ebraica – sono più graditi a “dio padre onnipotente”: ma anche e soprattutto le facce di tolla (Omero avrebbe detto i muso-di-cane; o, se preferite, gli stronzi) che mettono il carro innanzi ai buoi e che fanno come cazzo vogliono, quasi certi (per non dire del tutto) che il santo Comune di Quarrata farà come la santa chiesa di Bergoglio: il sommo pontefice assolve chi paga, si sana – come dicono i tecnici dell’Utc quarratino – «fatti salvi i diritti dei terzi» che, tradotto in quarratino anni 50, suona così: «chi l’ha in culo ce lo tiene».

Sarò curioso di vedere cosa vengono a dire a Quarrata una teologa (Antonietta Potente, che di fatto è la scienziata di una cosa – dio – di cui non ci sono prove di esistenza, ma solo libri su libri creati sui libri e basta); un ex-magistrato come Gherardo Colombo (un uomo di spessore, mi dicono, che non è né Di Pietro né D’Avigo: ma di casino ne ha fatto abbastanza anche lui con le mani pulite) e un don Ciottti che, permettetemi, è più inavvicinabile di Cristo del “noli me tangere”, nun mmé toccà. Ci accostammo a lui ai tempi della controversia con la Misericordia di Agliana, ma non ricordo che ci sia stato a sentire o ci abbia degnato di uno sguardo. Peggio del ciuco bigio che rosicchiava il cardo in Davanti San Guido di Carducci, poeta e Nobel per la poesia, che i più, dalla scuola di Barbiana in poi, non sanno manco cosa sia…
Visto che il Comune di Quarrata, oltre che “appoggiarlo” ai propri cittadini, appoggia anche la giustizia (ma quale, scusate, se non la conosce?) sarò curioso di ascoltare cosa potrà dire il sindaco Marco Mazzanti, visto che ha un Comune in cui, se c’è una cosa che torna e sta in piedi da sola, è come si legge nei film: «Ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti è puramente casuale».
Già. Puramente casuale. Sulla fascia del Montalbano (la vedete la cartina coi punti esclamativi chiusi in rosso?) non c’è una cosa in regola neppure a pagarla a peso d’oro. E, per quel che stiamo dicendo, non ci sono problemi. Prossimamente faremo vedere a tutti, senza mezzi termini, con nomi, cognomi, indirizzi, foto e documenti, quanto casino regni nel paese che l’appoggia ai cittadini appoggiando Giustizia e Legalità a panzanella in piazza Risorgimento.

Questo non è nemmeno l’antipasto, siamo solo al prosecchino. Poi verranno primo, secondo, terzo, frutta, dessert e caffè corretto. Verranno tutti, come dice Conte, «salvo intese».
Per ora, dicevo, siamo al prosecco e alla prima partita di burraco, «fatti salvi i diritti dei terzi» secondo la formula del lavaggio delle mani alla Pilato per l’Ufficio Tecnico Comunale di Quarrata.
Avanti, c’è posto e… buona panzanella a tutti!
Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.info]
Diritto di cronaca, critica, satira
Ma in Italia, ce lo dite
Dove sta Zazá?!
Uh, Madonna mia…
Come fa Zazá,
Senza Isaia?…
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2 thoughts on “legalità, giustizia & panzanella. UNA BUONA RICETTA PER PASSARE L’ESTATE AL FRESCO SE NON AL PAPEETE ALMENO A SUON DI CHIACCHIERE IN PIAZZA RISORGIMENTO”
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