“La passione e l’impegno di mio figlio Alessio e di mio nipote Giovanni vanificata dalla disattenzione e dalla superficialità di chi si occupa del verde pubblico”
Pratino rasato a zero
PRATO. La vedova di Mario Becchi, consigliere di quartiere e della circoscrizione nord di Prato, fratello di Vinicio, uno dei partigiani scampati all’eccidio di Figine del 6 settembre 1944, tra i fondatori della casa del Popolo di Figline (quindicenne all’epoca dell’eccidio, tra coloro che ebbe cura dei martiri impiccati togliendo le corde e occupandosi pietosamente delle sepolture) ha scritto una lettera aperta al sindaco Matteo Biffoni alla vigilia della festa della Liberazione di Prato:
Carissimo signor Sindaco Matteo Biffoni,
sono una vecchia signora che Le scrive con la speranza che Lei possa ascoltare lo sfogo di una donna che ne ha viste tante e che non ha più voglia di tacere.
Mi chiamo Lina, vivo a Figline e sono la vedova di Mario Becchi, l’uomo che con il suo impegno e la sua straordinaria passione politica tanto ha dato al paese di Figline e alla nostra Prato.
Da oltre un anno mio figlio Alessio e mio nipote Giovanni si sono letteralmente presi cura del monumento ai 29 Martiri di Figline: dopo anni di incuria in paese venne organizzata una sottoscrizione fra gli abitanti della frazione, grazie alla quale furono riposizionati i due alberi negli spazi rimasti vuoti e fu risistemata la piccola aiuola intorno al monumento.
Delle piante e dell’aiuola da quel momento se ne sono occupati mio figlio e mio nipote, provvedendo a innaffiare, pulire e tagliare l’erba via via che nasceva, fino a creare un delizioso tappeto verde che ornava il monumento nel quale si possono vedere le corde usate dai nazisti per impiccare, a pochi metri di distanza, i 29 partigiani nelle ore immediatamente precedenti la liberazione di Prato.
Pochi giorni fa questo pratino è stato rasato dagli operai addetti alla manutenzione dei giardini, nonostante alcuni miei compaesani chiedessero loro di non tagliare vista la bellezza e la misura dell’erba che non richiedeva assolutamente un taglio drastico come è stato fatto, che ha mortificato l’aspetto sia dell’aiuola che del monumento.
Il monumento ai 29 Martiri di Figline
Un monumento, carissimo Sindaco, che non sarà un’opera d’arte eccelsa ma che sta lì a ricordare la storia, a ricordare chi siamo, a ricordare cosa è stato, a ricordare chi dobbiamo sempre temere e chi non dobbiamo mai dimenticare.
E glielo dice la donna che vide morire quei ragazzi, che vide i corpi dei partigiani penzolare da quelle funi che oggi tutti possono vedere all’interno del monumento di via dei 29 martiri.
Le scrivo come mamma e come nonna, perché vedere la passione e il gratuito impegno che mio figlio Alessio e mio nipote Giovanni hanno messo per curare lo spazio intorno al monumento ai 29 Martiri venire vanificata dalla disattenzione e dalla superficialità, per non dire peggio, di chi si occupa del verde pubblico mi ha profondamente intristita e spinta a rivolgermi a Lei, affinché in futuro non si ripeta quella che ritengo una mancanza di rispetto verso la mia famiglia, che tanto si adopera per il paese di Figline, e per quei 29 partigiani che meritano il dovuto rispetto da parte nostra.
Che comprende anche un’aiuola curata e alberi sani e fieri per il monumento a perenne ricordo di chi è morto per tutti noi.
Con stima e profondo affetto,
Lina Becchi
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