
MONTAGNA. La situazione è “tragicamente” semplice. Il P[partito] D[democristiano] comanda a suo piacimento, se le canta e se le suona. Anche perché – e lo abbiamo ripetuto allo sfinimento – non esiste una opposizione che abbia i connotati per essere tale.
Il “caso Laing” è sintomatico, accanto a quello della candidata Fratoni: la competenza e la professionalità sono un handicap, mentre gli avvisi di garanzia valgono per un “disgraziato” come Lupi (fra l’altro non indagato) perché appartenente a una compagine politica irrilevante mentre non valgono per altri perché il regolamento del Pd è superiore anche alla legge ordinaria che riguarda tutti. Dimenticavamo la superiorità morale di berlingueriana memoria…
Tale e tanta è l’arroganza di questa “associazione politica (privata)” da poter arrivare ad affermare, in quel di Bonelle, alla presenza del rosso Rossi, per bocca di Abati, che la Montagna deve smettere di rompere le bocce e di dire bugie: il Pronto Soccorso all’Ospedale Pacini non c’è mai stato!
Dinnanzi alla malafede e alla non-conoscenza ci sarebbe solo un’arma, che non è dialettica, un arma di cui i nostri boschi sono pieni: ma non di questo vogliamo parlare, perché la controparte, tristemente supportata da elementi indigeni, continua a diritto nel suo percorso. L’obiettivo in vista delle prossime elezioni politiche regionali è quello di fare eleggere signori “signorsì” da usare poi a piacimento nella prossima [s]legislatura regionale.
Nel frattempo la Montagna, quella che pensa, quella che ha una propria idea ma non intende barattarla con la menzogna e l’arroganza istituzionalizzata, potrebbe, a suo vantaggio, considerare un’ipotesi che, ci risulta, sta prendendo corpo e potrebbe esplodere, da qui al 31 maggio, data delle elezioni, sotto forma di azione legale di classe, quella che gli analfabeti che desiderano apparire acculturati chiamano “class action”.
Effettivamente (e qui giriamo la domanda ai vari Comitati a difesa dell’Ospedale Pacini ed in primis alla Zeno Colò) il danno procurato alla Montagna con la soppressione dell’ospedale è evidente e – ma questo lo pensiamo noi – l’interruzione di pubblico servizio idem.
Lo sono, il danno procurato e l’interruzione di pubblico servizio, solamente rifacendosi cronologicamente alle azioni messe in essere dall’Asl3, “prima” sopprimendo la Chirurgia e “dopo” stilando i patti territoriali con le istituzioni pubbliche. Se volete, poi, aggiungete l’ora d’oro (golden hour) che in montagna è praticamente inattuabile.
Questo comportamento non ha forse creato “una lesione diretta concreta ed attuale” nei confronti dei cittadini della Montagna e gli atti politici ma anche amministrativi (leggi patti territoriali) non sono stati attuati forse “a posteriori”, cioè a dismissione dell’Ospedale già avvenuta?
Si consideri inoltre che tale azione collettiva non persegue il riconoscimento di un danno economico ma il “ripristino” delle funzioni precedentemente svolte dall’ospedale dismesso.
Pensiamoci un po’, o amici della Montagna, perché questa soluzione potrebbe veramente essere percorribile.
Al momento la poniamo alla vostra attenzione perché il momento è propizio per coinvolgere la popolazione verso un comune obiettivo; e sarebbe anche il momento giusto per fare sottoscrivere pubblicamente ai candidati alle elezioni un impegno sostanziale alla comune battaglia e al comune scopo.
Se questa idea può “intrigare”, Linee Future, siatene certi, non farà mancare il suo sostegno e la pubblicità dovuta alle iniziative.
Ed i costi, direte voi? Un Signore che parlava al cervello e al cuore e che si chiamava Kant, diceva che “L’autonomia della volontà è il principio unico di tutte le leggi morali e dei doveri che vi sono conformi”.
Pensate anche che “Trenta monaci e il loro abate (abate, scritto così!) non possono far ragliare un asino contro la sua volontà”.
Ve lo dice un asino.
Sostenete questo quotidiano con un piccolo contributo attraverso bonifico intestato a
«Linee Stampalibera» Iban IT64H0306913834100000008677 su Intesa San Paolo Spa - Pistoia. Riceverete informazioni senza censure!
One thought on “«MA A SAN MARCELLO C’ERA O NO IL PRONTO SOCCORSO?»”