Orami è chiaro che la magistratura di per sé è un esempio certo di fallimento totale, di abiura democratica e di vergogna istituzionale. Non lo dico io, lo dicono i fatti; anche se, al momento in cui sono io a dirlo…

E GLI ACCERTAMENTI SU FATTI E CIRCOSTANZE
A FAVORE DELL’INDAGATO, DOVE SAREBBERO?

MARTA MARIA CARLA Cartabia (San Giorgio su Legnano, 14 maggio 1963) è una costituzionalista, giurista, accademica e politica italiana, dal 13 febbraio 2021 ministro della giustizia nel governo Draghi. Dal 2019 al 2020 è stata presidente della Corte Costituzionale, prima donna a ricoprire tale carica.
In questi giorni sta parlando di riforma della giustizia, quella cosa che Salvini – che non voto e non voterò mai – definisce un cancro, espressione per cui è stato assolto in quanto gli è stata riconosciuta la libertà costituzionale di esprimersi in termini di critica e libero pensiero: una libertà a cui io, il pazzo di Pistoia (una specie di novello Vannino, di cui, però, nessuno si occupa – che ridere!), ho contribuito di persona con ben 104 giorni di arresti domiciliari illeciti, inflitti punitivamente per fiaccare la mia libertà che – come giustamente scriveva Bettino Craxi, l’odiato da tutti – “è la mia vita stessa”.
Orami è chiaro che la magistratura di per sé è un esempio certo di fallimento totale, di abiura democratica e di vergogna istituzionale.
Non lo dico io, lo dicono i fatti. Anche se, al momento in cui a dirlo sono io, tutta la procura di Pistoia si solleva; e perfino il capo, Tommaso Coletta – che prima si allarma per come Curreli, la signora Martucci e i carabinieri hanno gestito la mia questione, causa di tanto ribrezzo da diramare precisi ordini di servizio “antisputtanamento mediatico” –, immediatamente dopo, disatteso e inascoltato da tutti i suoi sostituti e subalterni, si riconcilia con loro, avallando l’impresentabile sequela di stupidaggini impilate a forma di accuse soltanto per abbattere… Godzilla.

Ad una alzata di scudo così chiara e decisa di Coletta, e a una risposta così noncurante da parte dei suoi, tenuti all’obbedienza ma apertamente disobbedienti quando raccontano a Massimo Donati del Tirreno anche particolari del Tribunale del Riesame, che in teoria sarebbero “segreti d’ufficio”; a una situazione fattuale di questa portata, non si può che concludere (vorrete inquisirmi e punirmi anche perché commento dei fatti concreti e appurabili?) che il potere gerarchico di Coletta è fragile e soggetto alle decisioni degli altri che vi si oppongono.
Ciò non accadrebbe mai se i giudici, ogni volta che sbagliano, venissero giustamente bacchettati a dovere; e magari più degli altri proprio per il ruolo che si mettono sulle spalle con quella toga nera che non è né una camicia azzurra né un colorato fazzoletto da scout, ma molto di più e molto più impegnativo.
In Italia, però, fin dall’epoca togliattiana vige altro regime di giustizia: essa non è uguale per tutti e spesso è schizofrenica.
L’esempio di oggi – di cui nessun giornalista parlerà mai, non fosse che il Bianchini pazzo ne uscisse senza una buona dose di legnate bene assestate ad arte – è costituito proprio dal comportamento del signor Claudio Curreli e del signor Tommaso Coletta che, con solare evidenza, non sono garanti né di terzietà né di assoluta imparzialità.
Ecco i passaggi nodali da cui la verità (sia vera che giudiziaria) si palesa e si manifesta da sé:
Vediamo i fatti
A La procura di Pistoia, con Claudio Curreli, improvvisamente, si sveglia e inizia a muoversi come un razzo – quando la sua media temporale standard è, normalmente, dell’ordine di almeno un anno se non più. Essa mette in ponte le accuse contro di me, e a favore del ragionier-Ctu Romolo Perrozzi e del Comune di Quarrata, alla velocità della luce: da luglio 2020 a metà novembre è già tutto fatto. La procura fa fare ai carabinieri una straordinaria e strombazzatissima conferenza stampa che è un miralbile esempio di sbatti il mostro in prima pagina. I giornali locali gongolano… |
B Il signor Tommaso Coletta, da poco capo dell’ufficio pistoiese, si allarma ed emana precisi ordini (a un capo si obbedisce; e se non si obbedisce – Dpr 3/57 – si va in commissione di disciplina: Curreli & C. ci sono stati mandati o no?). Se rileggete con attenzione gli ordini di Coletta, vi accorgerete di quante violazioni dei diritti dell’inquisito (cattivissimo me) siano state commesse, in prima battuta, dal sostituto titolare delle indagini e dalla Gip signora Patrizia Martucci, che decreta limitazioni alla mia libera circolazione a favore di Romolo Perrozzi, profondamente turbato e disturbato per non poter continuare a fare tutto quel che vuole col timbro del Comune. |
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A Il signor Claudio Curreli chiede – e ottiene – il sequestro di 4 miei computer, del mio cellulare, del mio tablet. Afferma che sono uno stalker, un socialmente pericoloso; uno che non ascolta le risposte del Comune di Quarrata. Sono già dipinto come colpevole e condannato proprio per questo: peccato che le risposte del dirigente dell’Area 3 (ing. Iuri Gelli) sottoscritte anche da Emanuele Gori, Andrea Casseri, Marco Bai e Caterina Biagiotti, siano perlopiù false come i trenta famosi denari di Giuda. Ma il colpevole, nel nostro sistema giudiziario, non di rado è chi rompe le scatole a chi è cittadino blasonato. Il ragionier Romolo Perrozzi è anche Ctu del tribunale: perciò è normale che possa essere “trattato” dallo stesso tribunale che gli affida curatele? È tutto in regola? È limpido e senza conflitti alla Berlusca che il signor Claudio Curreli, un Pm, impegnato in falsi fallimenti, lavori, gomito a gomito, con sua moglie, la signora Nicoletta Curci, che opera nel settore civile, àmbito delle esecuzioni? Nessun conflitto? Non vi sembra che sia poco opportuno? Diàmine! Questi giudici devono essere davvero degli dèi lontani, distaccati e imperturbabili come quelli di Epicuro, per dare garanzia assoluta del proprio imparziale operato! Peccato che il signor Claudio Curreli non abbia fatto una sola indagine sui documenti nei faldoni, falsari e falsati, del Comune di Quarrata! Il Pm chiede, però, alla signora Martucci, il sequestro del quotidiano Linea Libera, cosa che però non ottiene solo perché – credo di ricordare – gli viene risposto che oscurare un sito, che ha il server in America, non è cosa facile neppure per i servizi segreti deviati della repubblica italiana che quest’anno, il 2 giugno, compiva la bellezza di 75 anni (spesi male, con una Costituzione disapplicata, e in primis, proprio dai magistrati stessi). L’essenziale, in questo mondo di uomini del potere, della sinistra e non; e di avvocati del potere, della sinistra e non, è normalizzare il consenso forzato della plebe, facendo capire che chi si oppone corre il rischio di essere massacrato. |
B Già a questo punto il signor Coletta inizia a virare di bordo e ad attenuare il suo sdegno. Addirittura accade che, poiché il pazzo Bianchini non smette di scrivere (peraltro la verità), il signor Curreli chiede alla signora Martucci l’aggravamento della pena: e la Gip non legge neppure quali ordini aveva impartito al pazzo scatenato: non comunicare con il Perrozzi. Non legge, non si rende conto che non ho violato alcun ordine, e mi notifica gli arresti domiciliari, minacciando che, se non le obbedisco, mi schiafferà a Santa Caterina in Brana. Dinanzi a tutto questo, il signor Coletta tace e acconsente. Non solo. Inizia a permettere a Curreli & C. di fare aggiotaggio di querele contro il Bianchini pazzo. E con un’opera ininterrotta di «abigeato querelatico», fra tutti riescono a mettere insieme ben 16 persone offese (che bestia sono io!) che si lamentano della follia del Bianchini. Stupenda è la varietà polifonica delle voci. Potremmo dire, in metafora, che la procura pistoiese, in onore di un’antica tradizione locale, ha dato vita a un “organo Agati-Tronci a 16 canne»: grandi e piccole. Suonano preti aggressivi (don Baronti del Bottegone); sindaci smessi e sfiatati (Sabrina Sergio Gori); sindaci in corso legale (don Ferdinando Betti e Luca Benesperi); assessori di ferro (Maurizio Ciottoli, detto Agnellone/Segatura/Trapélo/Panettone etc…); comandanti dei vigili in carica (Paola Nanni); comandanti dei vigili deposti dal Consiglio di Stato (Andrea Alessandro Nesti); mogli di comandanti deposti (prof.ssa Milva Maria Cappellini, donna letterata e autrice di falsi profili Facebook e romanzi all’agro di Agrùmia); psicoterapeuti di comandanti dei vigili deposti dal Consiglio di Stato, e signora (Augusto Iossa Fasano); presidentissimi della Misericordia di Agliana che, da direttori di banca, fecero fallire anche imprese artigiane (Corrado Artioli); e simili bestialità. Un calderon d’Altopascio, avrebbe detto il Boccaccio nel suo Decameron, parlando di Guccio imbratta, l’aiutante di frate Cipolla imbroglione con le sue penne dell’arcangelo Gabriello e i carboni di San Lorenzo… |
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A Rimaniamo ora sul tema sequestro del giornale richiesto da tre avvocate della difesa ragionier-Ctu Perrozzi e coppia Benesperi-Ciottoli per non offendere la sensibilità dei ragionieri e la suscettibilità dei politici di per sé santi, intoccabili e degni solo d’essere laudati. Il sequestro non riesce e le tre avvocate, quelle del Perrozzi (Elena Giunti), del Benesperi sindaco (Elena Augustin) e dell’assessore Ciottoli (Cristina Meoni), all’inizio di maggio tornano alla carica con la procura e avanzano di nuovo domanda di sequestro di Linea Libera. |
B Ecco l’apoteosi, la schizofrenia liquida della procura di Pistoia. Il signor Tommaso Coletta risponde a queste gentili signore che la stampa non si tocca perché non si può. Ma la cosa più notevole è che anche il signor Claudio Curreli, il difensore a spada tratta del ragionier-Ctu Romolo Perrozzi, sottoscrive la risposta. O non era stato lui, il primo a chiedere il sequestro? Perché lo aveva fatto? Non si era informato delle norme e delle regole del gioco democratico della Costituzione? In altri termini: chi e perché voleva proteggere? E lo faceva per ignoranza e disinformazione o con altri insondabili scopi? |
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Mi fermo qui, certo che la mia posizione di imputato sarà ulterioremente aggravata, ma con un’inquietante e preoccupatissima domanda. Qual è il metodo di indagine e il modus operandi della procura di Pistoia, data l’evidentissima schizofrenia che ho appena segnalato?
Al terzo piano del palazzo diN giustizia le accuse si costruiscono partendo dalle fondamenta (cioè rispettando rigorosamente l’articolo 358 del codice di procedura penale – cosa che il signor Curreli non ha assolutamente fatto e, in ipotesi, commettendo un abuso d’ufficio ex art. 323 del codice penale), oppure iniziando dal tetto, ovverosia decidendo a priori che il pazzo Bianchini è colpevole?
Chiudo e sono convinto che scandalizzerò un sacco di gente, ma non gradisco essere il perseguitato politico che so di essere. Chiudo con una metafora.
Costruire un impianto accusatorio è come togliere un dente del giudizio, che provoca dolori e danni. Solo che se il chirurgo parte dalle fondamenta e viene su (metodo corretto), fa sedere il paziente e gli fa aprire la bocca. Ma se si intende partire dall’accusa e dalla condanna già date per certe, l’inquirente si comporta come un dentista anòmalo che vuole estrarre il dente del giudizio passando con la pinza dal culo del paziente.
Vi sembra normale?
Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.info]
Giusto processo…?
In matematica le corrispondenze possono essere univoche o biunivoche.
Quelle biunivoche, giuste e paritarie, pongono sullo stesso piano due cose: ad esempio 5 noci, dinanzi a una mano aperta a ventaglio, fanno vedere che ad ogni noce corrisponde un dito e a ogni dito corrisponde una noce.
Nel caso, invece, di questa specie di processo dell’Inquisizione messo in ponte dal signor Claudio Curreli, mancando l’applicazione della seconda parte dell’art. 358 cpp (Il pubblico ministero compie ogni attività necessaria ai fini indicati nell’articolo 326 e svolge altresì accertamenti su fatti e circostanze a favore della persona sottoposta alle indagini), quello che mi verrà imposto a forza, sarà davvero un giusto processo o solo una inaccettabile espressione di mala, pessima giustizia?
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