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  • nomi, soprannomi & ipocrisia. ORA ANCHE I TRIBUNALI SONO DIVENTATI UNA SUCCURSALE DELL’ACCADEMIA DELLA CRUSCA E DELLA SEMOLA: E DETTANO AL SUDDITO ITALIANO TUTTE LE REGOLE DEL CORRETTO ESPRIMERSI

nomi, soprannomi & ipocrisia. ORA ANCHE I TRIBUNALI SONO DIVENTATI UNA SUCCURSALE DELL’ACCADEMIA DELLA CRUSCA E DELLA SEMOLA: E DETTANO AL SUDDITO ITALIANO TUTTE LE REGOLE DEL CORRETTO ESPRIMERSI

Postato in 2 Dicembre 20213 Dicembre 2021 da Edoardo Bianchini

Tra i sogni frustrati degli italiani, e quindi anche dei pistoiesi, c’è una legge uguale per tutti e una garanzia di terzietà e imparzialità dei giudici che è come la fede degli amanti nella famosa arietta metastasiana, un’ araba fenice: «che via ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa»…


 

Dura lex nec omnibus aequa


 

GIUSTIZIA DI PISTOIA AL CORTO CIRCUITO?

Considerazioni a margine di un ragionamento di un PM in aula

 


 

E il politicamente corretto finisce qui [la Repubblica, 2 dice,bre 2021]

UNA VOLTA si diceva «non c’è più religione». Ma era quando c’era la prima repubblica, quella dei ladri culminata con la sua eradicazione a favore di gente perbene come quella di oggi, che governa il nostro disastro quotidiano a suon di politicamente corretto/corrotto e di frementi, infervorate Boldrine.

In illo tempore la democrazia era fattuale, mentre oggi è puramente nominale, teorica e teorizzata da personaggi isterici che si alzano la mattina e ci insegnano a scrivere, leggere e fare di conto.

Un esempio è la “commissione europea dell’eguaglianza” che ci imporrà (il ritiro del documento su come si deve vivere da schiavi, non significa affatto che non ricompaia tutto e ben strutturato e maturo in nuove leggi razziali dell’unione delle minchie), che ci imporrà di attenerci rigorosamente a delle perfette stronzate come le seguenti: 1. non usare maschio e femmina come genere; 2. non osare utilizzare pronomi maschio-femminili nello scrivere; 3. non esplicitare riferimenti identificanti come etnie e/o similari stronzate.

E intanto stamattina la Repubblica, il Minculpop della nuova èra del globalismo democratico-comunista, scrive «Inchiesta sulla morte di Youns El Boussettaoui ucciso a Voghera da un assessore leghista».

Ciò premesso, mi torna in mente quello che martedì scorso, 30 novembre, il sostituto procuratore Giuseppe Grieco mi ha rimproverato in aula. Grieco è sostituto non solo pubblico ministero (anche se poi lo ha raggiunto e affiancato in aula il titolare Tommaso Coletta), ma addirittura è anche “sostituto del titolare dell’inchiesta”, che personalmente ritengo ridicola e strumentale, contro la mia persona e la forza di Linea Libera nel demistificare la cacca che inonda il mondo pistoiese.

Il signor Grieco, infatti, sostituisce sin da subito il signor Claudio Curreli che, pur avendo ammassato 30-40-50 o 500 querele contro chi scrive, non si è mai degnato di presentarsi in aula di persona: eppure, per regola e logica, il giudice naturale dovrebbe essere proprio lui e nessun altro. Gli hanno forse detto di non presentarsi per non esporsi a cosa, di preciso?

Giuseppe Grieco mi ha rimproverato di aver riportato sul giornale il soprannome, noto e diffuso ad Agliana, di Luca Benesperi, il fragile sindaco mentitore e bizzarro di Agrùmia, soprannominato (e non certo da me) cacaiola a causa delle sue dirompenti epigastralgìe, che lo hanno da sempre spinto a sparire in bagno: e che sono state messe alla mercé del pubblico ludibrio, attraverso la divulgazione avvenuta, senza alcun controllo di privacy, proprio grazie alla procura pistoiese con la pubblicazione di un certificato medico riguardante il primo cittadino, noto anche come Pedrito o il sindachino di Agliana. Quel certificato lo hanno potuto vedere tutti.

Rifacendosi a secenteschi princìpi etico-moralistici, il sostituto Grieco si è mostrato contrariato del fatto che col nominare l’epiteto cacaiola io abbia potuto offendere Luca Benesperi. Eppure il signor Grieco non è né un linguista né, tantomeno, uno storico e, con solare evidenza, scorda anche una delle espressioni più tipiche della sua cultura partenopea: la famosa frase tu si’ ’n òmm’ emmèrda, del che nessuno a Napoli si scandalizza – a meno che non ti sia sparata in viso come un colpo di lupara.

In Toscana, cultura linguistica assai diversa e lontana dalla partenopea, certi epiteti sono usuali e ricorrenti. Ma non è un fenomeno tale da dover essere censurato moralisticamente solo perché «le parolacce non si dicono».

Il ventunesimo secolo dovrebbe avere insegnato che la vergogna è l’individuo in sé e per sé, non certo l’epiteto che porta e da cui, a volte, nascono perfino i cognomi: zoppi, sordi, ciechi, muti e anche merda. Loro stessi, cioè i sostituti della procura di Pistoia, ci chiedono, quando ci mandano agli arresti domiciliari, come me, per 104 giorni, se abbiamo o no dei soprannomi. Così fece Curreli con me, ad esempio.

Dire che Benesperi era noto col soprannome di cacaiola è come parlare di Giovanna la Pazza, signor Grieco. Oppure di Piero il Gottoso; Lenin il sifilitico dato che sembra che sia morto per questo e non per infarto.

Dante e la storia che si ripete… La dittatura e la storia che si ripete in nome dell’uguaglianza e della correttezza a ogni costo. Oggi alla sinistra fa comodo anche il codice fascista

Più con più che siamo in Toscana, dove la libertà di parola italiana si esercita fino dai tempi di Dante, che non esita a descrivere certi personaggi con l’ugne merdose (canto XVIII dell’Inferno, Taide la puttana). Ma la letteratura è piena anche prima di certe caratteristiche fisiche, pur se, per esempio, contrarie alla condizione epigastràlgica del primo cittadino di Agliana.

In Catullo, che forse il sostituto Grieco avrà letto solo nelle purgatissime versioni liceali del suo tempo di studente, si parla di un personaggio che soffre di una patologia esattamente contraria a quella di Benesperi.

Nel carme 23 il poeta parla di un certo Furio disidratato al punto tale che non ha umori di sorta; ed è quindi Furio il super-stitico: «il tuo culo – scrive Catullo – è più lindo d’una salierina di vetro, e non caca dieci volte in un anno». Ci dovremmo scandalizzare? Eppure siamo grandicelli e, come scrive Pavese in Tra donne sole (1949, Einaudi, p. 75), facendolo dire a una vivace donna del popolo, «Sappiamo bene cos’è il cazzo».

Immaginatevi la storia senza la verità storica per volontaria e castrante cancellazione della memoria dello strato espressivo volgare (nel senso di: usato dal popolo, non delle parolacce che vi compaiono): Merda!, disse Cambronne.

Dovremmo tremare dinanzi a questo? E che dire – sempre in letteratura – di Angelica, così definita in una frase di Tomasi di Lampedusa: «Ella rappresenta la rosa nata dal letame, sottolineando così la sua ascendenza da un villico locale, soprannominato Beppe Merda».

Lungo questa via di ipocrisia istituzionale (o delle «autorità costituite» a cui dovere cieca obbedienza, come direbbe qualche Gip pistoiese) arrogarsi il diritto di censurare chi riporta una verità storica citando l’epiteto cacaiola, è solo una sorta di negazionismo ingiustificato e – mi si consenta l’opinione, almeno finché sarà ancora possibile – non adeguato a un magistrato che dovrebbe garantire terzietà e imparzialità. Offesa – perdoni il signor Grieco l’eccesso di logica, ma la legge è logica – sarebbe stato scrivere (per esempio) il Benesperi è un cacaiola ovvero quel cacaiola del Benesperi.

Ad abundantiam mi chiedo: che dire se certi personaggi quarratini ben noti, portati in tribunale, fossero stati identificati, in passato, coi loro “aulici” soprannomi d’epoca come: spellagatti, trombagatti, trombagalline, trombón di lògo (tradotto: scarico fatto di tubi di terracotta in fila tipico dei gabinetti esterni alle case di un tempo), grattanatte o manine?

O cosa ci dovrebbe essere di offensivo se qualcuno pensasse di soprannominare scorreggia il fantastico Biden, dal provato debole sfintère sia con papa Francesco che al Cop 26?

Per concludere: che dire, infine, degli epiteti e delle espressioni che sono stati gentilmente rivolti a noi da parte della gentile Blimunda nelle storie di Agrùmia-Agliana, in difesa del marito Andrea Alessandro Nesti, ex comandante deposto non dal Bianchini o dal Romiti, ma dal Consiglio di Stato?

Ecco il quanto ci è stato attribuito: suino, gran cinghiale, scriventi-scrivani-scribacchi-scribacchini, secernere marciume, diffondono ovunque la materia fecale, vanesio Gran Cinghiale, repertorio di sudiciumi, Maiale Stercorario, Maiale subinfeudato e non solo.

Eppure il sostituto Luigi Boccia, collega del dottor Grieco e dei sostituti della procura tutti, aveva chiesto l’archiviazione della nostra querela sostenendo che «i fatti descritti non raggiungano la soglia di offensività tutelata dall’art. 595 C.P.».

Meglio ancora fece, dopo essersi “appropriato” della nostra querela, il sostituto (scomparso dalle aule) Claudio Curreli che, per scriminare la signora Milva Maria Cappellini (o Blimunda che dirsi voglia, amica feisbucchiana di Alessandra Casseri, ex segretaria del dottor Giuseppe Grieco); per scriminarla da questa “mitragliata di insulti”, ebbe perfino la finezza giuridica di andare oltre e citare una Cassazione che trovate qua sotto. Leggetela attentamente.

 

Siamo dinanzi a una giustizia a corrente alternata?

 

Mi chiedo – e chiedo pubblicamente al PM dottor Tommaso Coletta, che non risponderà –: è logico pensare che la signora Blimunda possa ritenersi provocata da fatto ingiusto (come da Cassazione), se le vicende del marito Andrea Alessandro Nesti non dipendono da Linea Libera, ma da uno sconcio amministrativo alla fine chiuso dal Consiglio di Stato?

Approvato dall’Ordine dei Giornalisti e dai politicamente corretti dell’Unione Europea. Ricalca fedelmente il manuale del confessore del Concilio di Trento

E come si permette, il sostituto Curreli, di parlare di «campagna mediatica diffamatoria contro Andrea Alessandro Nesti» ancor prima che ciò sia stato deciso definitivamente in sede giudiziaria? Salta a conclusioni apodittiche e conclusorie così, di punto in bianco, “perché lui è lui e non non siamo quelli del Marchese del Grillo”? Per quale motivo o interesse può farlo – direbbe il sostituto Grieco –? Forse perché Andrea Alessandro Nesti è benvisto quale ex Vpo della procura stessa? Possiamo chiedercelo o è reato e “disegno criminoso”?

E allora: sono queste la terzietà e l’imparzialità dei magistrati pistoiesi dovute alle legittime aspettative dei cittadini (datori, ricordo, di lavoro: la giustizia è amministrata in nome del popolo italiano…) e della «gente comune» per la quale il dottor Coletta si era impegnato a lavorare quando si insediò?

Buone feste di Natale, buona Maria, buon Giuseppe, buoni Re Magi, buona cristianità a tutti gli europei che non esistono e sono destinati a soccombere alle varie Accademie della Crusca e della Semola, politicamente corrette, proliferanti nelle cosiddette «autorità costituite» in nome delle quali, e senza controllare, la Gip Patrizia Martucci mi ha tenuto agli arresti domiciliari per 104 giorni nel silenzio generale di tutti, indistintamente.

Uno di quei silenzi che è evidentissima testimonianza della paura dinanzi alle sacre indipendenti istituzioni patrie!

Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.info]


 

Sul soprannome “cacaiola”

 

ECCO dove e come compare il termine cacaiola riportato come soprannome del sindaco Luca Benesperi:

Ogni civiltà ha i suoi soprannomi. Anche in Campania

La commedia antica (Aristofane, ad esempio) scherzava poco. Ancor meno la commedia di mezzo: era piena di merda, di cacaiola (come quella del sindaco Benesperi di Agliana, notizia diffusa dalla stessa procura di Pistoia con le sue notifiche “a capocchia”), di scorregge (in greco πορδή, si legge pordè e il verbo scorreggiare è πέρδομαι, pèrdomai, che essendo “medio”, a metà via tra attivo e passivo, segnala perfino la stessa finissima soddisfazione con cui si liberano i metani intestinali. Si noti che lo fa anche il signor Bergoglio: e, se era un uomo, l’avrà fatto anche Gesù.
Vedi:
https://www.linealibera.info/politicamente-corretto-come-far-passare-per-coglioni-quei-bravuomini-degli-antichi-che-mangiavan-le-foglie-e-buttavano-i-fichi/

Per tutta la campagna elettorale – e io che, purtroppo, li ho seguiti passo passo ne so qualcosa (ma non io soltanto) – Benesperi soffre di scariche incontenibili di diarrea (qualcuno, infatti, lo chiama, sottovoce, diarrea per non pronunciare l’equivalente sconveniente realistico aglianese cacaiola).
Vedi:
https://www.linealibera.info/fascismi-neri-dittature-rosse-storia-aglianese-di-un-sindaco-e-di-un-assessore-che-si-sono-inventati-infamie-per-coprire-le-loro-inefficienze-e-lincapacita-di-amministrare/

I popoli hanno i governi che meritano. Non l’ho detto io, ma uno molto più intelligente di me. Evidentemente Agliana può avere solo governi rossi «comm’ ’a cappèll’ r’ ’o cazz’ ’e pàrete» della famosa barzelletta di Pierino napoletano e della mammina gentile che minaccia il figlio con la delicata espressione di cui sopra; o governi decolorati che, come la giunta BeneSpari, una volta al potere si connotano per schizzi di cacaiola non da Covid ma da impotentia coeundi, che in questo caso non indica «l’atto dello scopare», ma la capacità mettersi collaborare seriamente insieme con altri: il verbo latino coeo significa, appunto, «mettersi, stare, andare insieme».
Vedi:
https://www.linealibera.info/agrumia-agli-cipolle-ci-rivedremo-a-pasqua-disse-lagnellone-al-romiti-ma-anche-prima-se-i-giudici-lavorano-alla-svelta-aggiunse/

Ricordiamo a tutti – quindi anche al sostituto Grieco – che quando la Segre fu fatta senatrice a vita, Crozza commentò dicendo che non era il caso di farsi «troppe segre», accostandone il cognome alle seghe, alias masturbazioni.

Più o meno grave di dire che il soprannome di Benesperi era cacaiola? Tenga anche presente, la procura, che era stato un familiare stesso del Benesperi a diffondere la notizia delle “fughe al cesso” del giovine fra la gente che faceva la spesa alla Coop di Agliana…


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