Il tema fa sempre colpo. Specialmente su chi dorme e crede che il malaffare mafioso si possa combattere e vincere con quattro discorsi messi in croce e pieni di solforosa ipocrisia catto-politica stile nostrum
SE TUTTI SANNO E SE CIASCUNO TACE
NON È IL SILENZIO MAFIA E PUR VERACE?

Mi sembra di ricordare di aver letto, per uno dei miei lavori sulla poesia latina medievale (Carmina Burana), un verso che suonava pressappoco così: «Papa si rem tangimus, venit a papare».
Questo latino è alquanto maccheronico ma, come tale, adatto alla materia di cui stiamo parlando o per parlare. Il verso vorrebbe dire che, se prestiamo attenzione al significato e al suono della parole, il termine papa si può far derivare dal verbo pap[p]are. Povero Bergoglio, allora! Ma non solo…
Di pa[p]patores (o sgranatori maledetti, gole d’inferno, fauci di Cerbero e quant’altro) ce ne sono dappertutto e ad ogni livello. Tutto è buono per pa[p]pare. Avanti popolo! potrebbe tranquillamente passare in Avanti pappalo! e nessuno se ne accorge. Si passa, infatti, dalla lotta alla mafia, alla cucina.
E il passo è breve. Si fa con un balzo da grillo: di quelli che l’Europa nazi-franco-dem/catto-com vuole farci ingozzare sotto forma di farina – ovviamente del cazzo, se si adopera il linguaggio metaforico della Valdichiana aretina, in cui grillo e cicala si capisce sùbito cosa vogliono indicare. In altri casi la stessa coppia è rappresentata anche, ma meno trasparentemente, dal duo aglio/cipolla.
Quindi? Quindi come a Quarrata. Che ha un Comune che si dedica “anima e core” alla legalità, alla lotta alla mafia e, non meno, contestualmente alla cucina. Basta guardare qua il Romitino, incensato da Tvl, per rendersene conto.
C’è forse qualcosa di male? Ma per carità, no! È solo che il sindaco sempre fasciato – qui non l’ha messa, la fascia, per non rischiare, forse, di inzaccherarsela con qualche bella frittella di sugo dei crostini mentre pappa – non vuole ricordare che il suo Comune annovera, fra le sue glorie maggiori:
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un assessore all’edilizia (Simone Niccolai) che costruiva capannoni abusivi nel suo orto, fra cavolfiori, carote e prezzemolo, agli e cipolle;
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funzionari e dirigenti – più di uno – che hanno rilasciato carte false a destra e a manca;
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comandanti dei vigili, il Bai, che non hanno riferito casi da denunciare all’autorità giudiziaria, perché v’era coinvolto lo stesso sindaco Okkióne Mazzanti, violatore dell’obbligo (del cazzo) di mettere la mascherina di Speranza, omicidi e mal-di-panza;
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un responsabile delle sanatorie/condono (Franco Fabbri) che è vissuto una vita alla guida di un servizio con gli occhi chiusi come uno di quei guidatori ciechi che di tanto in tanto scopre perfino l’Inps;
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un reticolo stradale del Montalbano che è stato fatto chiudere in spregio di leggi e regolamenti.
Più meglio di così cosa può fare un Comune come lotta alle mafie (che però siano degli altri e non sue e cresciute e allevate in casa propria e nel proprio ventre)?

Tanto poi ci pensa la procura di Pistoia, con l’impegno di qualche scout, a sanare il tutto mandando in galera chi, come me, osa dire la verità e rompe i coglioni.
Un consiglio per il sindaco pa[p]pator: non andìa alla Catena a fare la manifestazione. Risparmi il trasporto dei ragazzi e li faccia adunare tutti nel palazzo di piazza della Vittoria.
Lì, in sala consiglio, tutti potranno ricordare meglio l’odore della legalità calpestata e della mafia ingrassata come le oche ungheresi da paté.
Perché se un Comune è e si comporta come quello di Quarrata, è forse illecito e offensivo parlarne per ciò che è? Cioè un allevamento di piantine di stampo mafioso?
Ora andate a raccontarlo in procura. Una decina di persone che difendono le «autorità costituite» di Quarrata le trovate sùbito!
Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.info]
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