pistorium citrullorum tellus? ASSOLUTAMENTE NO, MA IL SUO MOTTO, DEGNO DI VANNI FUCCI, SEMBREREBBE ESSERE: «SON DEVOTO A SAN CORVÈ E FO QUEL CHE PARE A ME»

Stamattina propongo qualche riflessione su situazioni che gettano ombre di dubbio circa la terzietà e l’imparzialità dell’operato di alcuni magistrati pistoiesi. Poi fate voi


Non c’è niente che debba impedire il riordino della magistratura o saremo un paese di dominati da un’orda di ducetti


SE TI CHIAMI TURCO O AVETA

QUA TI BRILLA LA COMETA:

MA SE UN ALTRO NOME PIGLI

SVENTURATI ANCO E’ TUO’ FIGLI!


 

Ripassiamo insieme la lezione. Se le leggi ci sono, per qualcosa dovranno pur esserci, no? 1

 

Hanno ragione i comunisti e i post-tali pistoiesi (tutti discendenti da una carboneria fascista più nera delle tenebre dell’inferno, poi arrossata a secco e passata in braceria rouge), quando affermano che il fascismo ha fatto danni grandiosi.

Per esempio, infatti, loro, con la loro schola alla Gentile, morbida come la carta vetrata, hanno permesso anche a gente come me, povero ragazzòlo di collina, di imparare a leggere e a scrivere. Ergo: a rompere le uova nel paniere a chi esercita il potere.

Meglio sarebbe stato per tutti che i fascioni avessero mantenuto i figli del popolo sotto gli scarponi delle truppe sovietiche: asini in assoluto (come la gente che esce oggi dalla scuola post-sessantottarda) e incapaci di leggere di più di un titolo di una Cazzetta (con la C) dello sport che ci racconta le troiate pallòniche qatarine, che superano e fanno dimenticare la democrazia a sacchi d’€uro dei gassài della terra.

Ezio Greggio – che io non amo per niente – negli anni 80 al Drive in, diceva: «Ma perché mi dice ciò?». Lo dico perché, come ripetono saggiamente gli ebrei nell’Ecclesiaste, «dove c’è molta scienza, là c’è molto dolore».

È una frase che in procura a Pistoia sembrano non conoscere; ma che uno “scappato di tra le maglie” come me, che sembra un fuggiasco che ha eluso la Stasi del muro di Berlino, mastica ogni giorno grazie a uno staff di difensori della legalità i quali – se li guardi bene – mostrano qualcosa che ti sfugge e che non si coglie abbastanza.

Stamattina propongo qualche riflessione su situazioni che gettano ombre di dubbio circa la terzietà e l’imparzialità dell’operato di alcuni magistrati pistoiesi. Poi fate voi.

E per voi intendo: avvocati che non avete il coraggio di dire ad alta voce quello che bisbigliate ogni giorno nei corridoi della casa con le finestre che ridono; agenti di polizia giudiziaria che vi troncate la schiena a rasentare terra con la vostra bazza prominente; politici e amministratori perlopiù dei vostri portafogli; giornalisti non-giornalisti che vi fate intimidire pur di non smettere di avere regalìe da qualche disinvolta gola profonda che rivela segreti d’ufficio; ecclesiastici pii e degni dell’apertura del canto 11 del Paradiso. Fàtevelo rileggere e commentare dal vostro idolatrato Roberto Benigni, passato dall’Inno del corpo sciolto ai quattrini e, quindi, alle sublimità del Padre della lingua italiana.

A tutto questo – sempre per citare Dante – «parole non ci appulcro» (vedi Treccani). Indico solo la scaletta dei contenuti:

• il 96% dei magistrati pistoiesi sarebbero (tenendo conto delle dichiarazioni della loro amata Anm) pieni di buone intenzioni e la loro vita sarebbe regolata da norme di un bellissimo codice deontologico-morale che vi ho commentato nei giorni scorsi;

• le buone intenzioni – poi smentite come quelle di cui è lastricata la via dell’inferno – finiscono dove iniziano – almeno stando a quel che si legge – insanabili incompatibilità da tutti tollerate e taciute;

• i colpevoli di questi errori macroscopici finiscono con l’essere meno colpevoli di coloro che, pur privi di incompatibilità, in concreto tacciono e non vedono ciò che li circonda: e dunque sono responsabili in solido e senza appello.

Ripassiamo insieme la lezione. Se le leggi ci sono, per qualcosa dovranno pur esserci, no? 2

Così la giostra di Pistoia, girando, torna al punto di partenza: al popolo si fa il pelo e il contropelo (arresti, condanne, mazzolate, bastonature e dileggi) e al potere delle «autorità costituite» si concede il diritto di mostrare, a capriccio e impunita, tutta l’iniquità che nasce dal tradimento disonorevole dall’articolo 54 della Costituzione.

Qualcuno ci dice e ci spiega a cosa serve l’Anm, associazione nazionale magistrati, se i tutori della legge sono dei vergognosamente favoriti (non hanno nemmeno un minimo obbligo di dover pagare i loro errori) a dispetto di una uguaglianza da art. 3, tradita e sbeffeggiata ogni giorno a danno del popolo?

Se sbaglio, però, per favore, non massacratemi come avete fatto con il processo politico concluso nelle, a mio avviso (ma non solo mio), aberranti s-conclusioni del giudice Luca Gaspari. Cercate, invece, di farmi capire dov’è il mio errore.

In fondo non sono totalmente cretino: me lo diceva e me lo riconosceva, in aula, perfino uno dei miei grandi accusatori, il sostituto Giuseppe Grieco.

Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.info]


 

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