
Storia incredibile di un’ordinanza e del fu-comandante Andrea Alessandro Nesti che aveva troppo da fare, narrata in una davvero mirabile relazione della polizia giudiziaria dei carabinieri resa al Pm
AGLIANA. La vicenda del Ponte di via Matteotti che attraversa la A11, prende il via da una diffida del dicembre 2014 da parte di Autostrade per l’Italia allorquando il comando della polizia municipale era in mano all’ottimo comandante Nesti.
Così lo definiva, infatti, il commissario sovietico Rino [nau]Fragai, che dal Nesti aveva ricevuto un’intensa lettera ai primi di ottobre precedente: riveedevela, perché per questa lettera pubblica, di pubblico dominio, girante e risvoltolata tra pubblici amministratori e pubblici dipendenti, noi di Linea Libera (odiosi e odiati perché scopriamo le rogne) siamo stati rinviati a giudizio dalla procura di Pistoia, antessignana, garante e difensora della legalità
Il fu-comandante non dispose – con l’urgenza richiesta e dovuta per scongiurare possibili crolli – i provvedimenti di limitazione del traffico pesante per il ponte autostradale che, ancora oggi, è chiuso con barriere jersey imposte da ben sei ordinanze firmate dai successivi comandanti Nanni e Turelli.
Tali atti sembrano essere ignorati dalla procura della repubblica e da certa sua polizia giudiziaria distratta, ma non tanto da non indagare noi di Linea Libera per aver portato alla luce la notizia: si è trattato di negligenza, di incapacità o cos’altro? Il problema sussiste da tempo ed è un vero e proprio corto circuito carabinieri/procura pistoiese.
Le informazioni che abbiamo raccolto in una intervista telefonica al capo dell’unità operativa dei lavori pubblici del Comune di Agliana, Giampaolo Pacini, sono categoriche e dirimenti, perché ribadiscono che le ordinanze – sollecitate e richieste da Autostrade per l’Italia – doveva farle il Nesti ottimo comandante, e non l’unità dei lavori pubblici (come poi sosterrà Nesti stesso nel 2019; e come scriverà la polizia giudiziaria in una relazione asimmetrica e del tutto fuorviante.
I carabinieri spiegheranno che il Nesti non doveva entrarci nella produzione dell’atto di chiusura del ponte; e in procura ci credono tutti: perché non dovrebbero, dato che non ci è scappato il morto? Nesti ha ragione, scrivono i carabinieri: la procura si adegua e non è (purtroppo) la prima volta.
Successivamente ecco la scusa del Nesti all’assessora Giulia Ammannati. Una scusa che sarà poi smentita dallo stesso comando di polizia municipale – a tal proposito si vedano le due ordinanze sul ponte, prodotte dalle dirigenti Lara Turelli e Paola Nanni – e, oggi, anche da Giampaolo Pacini, che si ricorda benissimo la circostanza, vista la sequela di questioni e polemiche scaturite e collegate su “chi-deve-fare-cosa”.
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Sulla vicenda, gli allora consiglieri di opposizione Fabrizio Baroncelli (FdI), Luca Benesperi (Obiettivo Agliana) e Massimo Bartoli (M5S) fecero anche un paio di interrogazioni e, a una di queste, rispose balbettando la Giulia Ammannati Palandri, impreparata assessora al bilancio della giunta del sindaco della dignità Giacomo Mangoni.
La risposta venne incentrata – reggétevi forte – sui chiarimenti più “opportuni e graditi” per lo stesso Nesti, il quale sosteneva che «era impegnato, aveva poco tempo e che comunque – così riporta la relazione della polizia giudiziaria presso la procura – non spettava a lui emanare le ordinanze, ma all’ing. Massimo Giorgi, allora dirigente dei lavori pubblici».
Non è, e non poteva essere così, come vi dimostriamo con gli atti che pubblichiamo in apposita tabella, anche se la polizia giudiziaria, nello svolgere le indagini, non è andata a cercare niente degli atti ufficiali e si è epidermicamente fermata alle ragioni fornite da chi doveva dare spiegazioni, non rovesciare il minestrone addosso ad altri. Purtroppo non è raro vedere che la procura di Pistoia e i suoi carabinieri di pg lavorino con così tanta approssimazione e scarsa sceientificità di metodo…

La sezione di pg carabinieri non si sorprenderà affatto – a tre mesi dal crollo del ponte Morandi a Genova – scrivendo, nell’autunno del 2019, che l’assessore Ammannati avesse tanto ingenuamente chiesto all’oste se il vino che serviva a tavola era buono.
Per questo non faranno assolutamente accessi supplementari agli uffici per avere le ordinanze emesse nel 2016 e 18. Ma non faranno neanche una semplice telefonata di informazione e integrazione di atti.
Secondo i due carabinieri relatori (che abbiamo incontrato anche in altre questioni concernenti la Misericordia di Agliana, per false testimonianze di un socio, già e anche lions: chiaramente archiviato), non v’era responsabilità nell’omissione di una tanto essenziale misura di sicurezza pubblica che avrebbe dovuto evitare un pericoloso crollo.
Non siamo certo degli jellatori: ma c’è stato un precedente drammatico in Brianza un lustro fa, con un analogo ponte strutturalmente deficitario, venuto giù per un transito pesante. Dunque, cosadire? Incompetenza amministrativa o superficialità, quella dei due carabinieri di polizia giudiziaria Placido e Nicola Roberto Panarello?
La loro relazione sembra mantenersi ben allineata e coperta sulla più surrettizia delle giustificazioni salvifiche e assolventi, portate a favore e a scriminazione dell’ex vicepretore onorario (questo fu il Nesti, fino a il 1998 circa): tanto che i Panarello rinunciarono a chiedere atti o a fare semplici telefonate (lo stesso fecero per le vicende misericordiose, su cui torneremo, riguardanti il presidentissimo Corrado Artioli, nel 2017) che – come ha dimostrato il Pacini – avrebbero risolto l’arcano e spiegato “dove e come” erano da cercare le omissioni e le responsabilità di dirigenti incapaci o infedeli – scegliete voi lettori –, preposti ai pubblici uffici di sorveglianza, che non chiusero un ponte in pericolo di crollo imminente.
Le ordinanze sul vetusto ponte arrivarono e furono ben sei: le 88 e 89 del 2016 (a firma Lara Turelli); la 206 e 211 del 2018; la 194 e 199 del 2018 (a firma paola Nanni), salutate con gioia dai consiglieri di opposizione che proposero ben due interrogazioni consiliari: anche queste ordinanze i due Panarello avrebbero dovuto e potuto esaminare e senza fatica; ma… evidentemente non poterono o non vollero?
La relazione della pg-carabinieri, a nostro parere, si connota di un’incredibile ma evidente superficialità approssimativa, mista a presumibile incompetenza riguardo agli atti amministrativi. I due Panarello hanno redatto un documento monotonale, asimmetrico e fuorviante in quanto parziale e intriso di sillogismi conclusivi e solo a favore dell’indagato Nesti.
Ve ne proponiamo solo due assaggi sul tema “ponte”, riservandoci di tornarci sopra per altri argomenti trattati tutti alla stessa maniera, diciamo a capocchia,lasciando ogni giudizio al lettore.
I due Panarello, nell’ambito delle indagini sul e contro il nostro giornale nel 2019, hanno fatto ancora di peggio, compilando una relazione senza sfogliare l’archivio digitale del Comune o alzare il telefono e chiedere ai colleghi carabinieri di Agliana se avevano memoria di qualche ordinanza così particolare. Sono stati ineccepibili nello svolgere il compito loro affidato? O hanno dato dimostrazione di negligenza e incura, mentre a un pubblico ufficiale – specie per compiti delicatissimi come quelli di polizia giudiziaria – è d’obbligo la massima diligenza e cura?

Ci volevano il crollo e qualche morto per spingere i carabinieri a compiere il loro dovere “come si deve”? Perché il ponte è stato messo in sicurezza solo dopo 16 mesi dalla diffida della Società Autostrade? Chi doveva provvedere, immediatamente e senza tentennamenti, alla diffida di Autostrade?
I Panarello redigeranno la loro relazione senza neppure ascoltarela polizia municipale di Agliana (risulta dal testo consegnato in procura) e concludendo, addirittura, con l’invito al giudice a meglio valutare l’incontinenza verbale degli articoli di Linea Libera come se fossero, loro stessi, degli storici della lingua italiana o degli indiscutibili linguisti dell’Accademia della Crusca, più in alto di un Bruno Migliorini o di Giovanni Nencioni!

I due marescialli di pg avrebbero, forse, fatto rinviare a giudizio anche Paolo Mieli sul tignoso dato a D’Alema due giorni fa su Radio 24? A Pistoia – e questa è una domanda inquietante – si giudica sui fatti certi o più semplicemente sui pregiudizi ideologici del politicamente corretto? Evidentemente c’è un corto circuito in corso: e non solo di questi tempi; forse dal dopoguerra.
Insomma il mondo alla rovescia: chi denuncia con prove è perseguitato e chi l’ha fatta grossa è comunque difeso a priori e gli si aprono benevolmente le porte del tribunale quale quale parte offesa. Il resto, mancia!
È davvero giusto difendere sempre e comunque i responsabili, rovesciando poi il minestrone addosso a chi chiede legalità, trasparenza e rispetto della legge?
Alessandro Romiti
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