Tra le scadenze del mese di giugno anche la verifica dell’esistenza in vita del profilo Facebook del Pm Tom Col. Sembra tutto svanito nel nulla…

PISTOIA. La verifica è stata fatta da più colleghi e con apparecchi diversi, ma risultato univoco: il profilo Fb del procuratore capo della repubblica, Tommaso Coletta, sembra essere sparito dal web. Forse a questo punto il tutto sarà passato in pseudonimo.
I magistrati dovrebbero essere come incorporei, trasparenti; non solo essere terzi e indipendenti, ma anche apparire tali.
Quindi qualsiasi atteggiamento potrebbe essere scambiato per qualcosa di più di un semplie indizio di «prossimità sociale» e e “valorizzare” – come accade per il sostituto Curreli quando si espone come legale rappresentate dell’Agesci-Scout.
La chiusura del profilo ci conferma l’inopportunità di esso, troppo socializzante per una personalità che persegue (ma ancor più perseguita) le libertà di cui all’art. 21 della Costituzione.
Alessandro Romiti
[alessandroromiti@linealibera.info]
Legalità, idea indefinita
assediata dalle nebbie
di Edoardo Bianchini
Il relativismo post-sessantottino ha provocato molti guai in questo paese di Arlecchin-Pulcinelli. Ma anche la plebe, talvolta, ha imparato a leggere e a scrivere, nonostante gli antifascisti.
Spinto dalla scuola dei saggi post-barbianici, scaldato e covato in seno alla sinistrorsa Dc del compromesso, pronta ad allearsi con chiunque pur di restare al timone, il relativismo ha originato la sostituzione dei cardini della società con la dinoccolazione dei contorsionisti dell’opportuno: quei cosi che riescono a entrare anche in un trolley buono per volare Ryanair.
In questo modo, tuttavia, non si va lontano. Lo sa bene anche il gallo della Cantatrice Calva di Jonesco: «Una volta un gallo volle fare il cane. Ma non ebbe fortuna, perché tutti lo riconobbero immediatamente».
Questa idea, infatti, di «lo stato siamo noi/siamo noi i padroni della vita e della morte di tutti», è il più evidente squallore dell’assenza di coscienza morale in chi, il potere, lo esercita secondo parametri propri, come certi magistrati-domini delle sorti altrui – e non solo qui, a Sarcofago City.
Perciò il cittadino, che fa parte del popolo sovrano, non deve temere di puntare il dito contro chi,
- come il Pm Tommaso Coletta, ci parla di legalità, terzietà, imparzialità, libertà costituzionali e altro, ma di fatto ghigliottina (dal verbo ghigliottinare) chi produce – a suo insindacabile augusto parere – «stampa clandestina» come noi di Linea Libera, rei di diffondere la verità, mentre:
a) lui ordina di non perseguire Lucia Turco di Concorsopoli/Careggiopoli;
b) lui ci fa perseguitare per stalking giornalistico perché non intende prendere atto delle leggi e dei regolamenti contro i quali il Comune di Quarrata, pozzo inesausto di corruzione e di falsi d’ufficio, ha favorito certi suoi favoriti (dal ragionier non-dottor Romolo Perrozzi, all’assessore agli abusi stesso, l’abusivista Simone Niccolai, che costruiva capannoni illeciti dietro la sua abitazione di Valenzatico;
c) lui permette ai suoi sostituti di rinviare a giudizio la gente dopo indagini che sono un insulto all’art. 358 del cpp e alla dovuta applicazione della giustizia; - d) lui ignora le disdicevoli incompatibilità di Claudio Curreli e della moglie di lui, Nicoletta Mari Curci, ma – in buona sostanza – le tollera: ergo le avalla, le favorisce, ne diviene responsabile in solido;
e) lui nega il diritto di accesso (e indi quello di difesa) ai «cittadini privati», con una circolare-fantasma che lede vistosamente il dettato della legge 241/90; - come Claudio Curreli, che da decenni fa e disfa a suo piacere contro ogni regola del diritto; si espone come rappresentante legale (conflittuale) della ben targata Agesci-Scout; vive e convive con la moglie Nicoletta Maria Curci nello stesso tribunale e, nel silenzio generale (compreso quello di Maurizio Barbarisi, il presidente sotto la pressione della procura) si fa pagare lo stipendio dallo stato dei cittadini tartassati per poi svolgere compiti indegni di coordinamento-flussi dei clandestini con la sua Terra Aperta;
- come Maurizio Barbarisi, presidente del tribunale di Pistoia, che non sa o non vuole capire quanto sta avvenendo o possa avvenire all’interno del suo tribunale, sede in cui – osservando i «flussi e riflussi dalla porta di dietro» (vedi la goldoniana Bottega del caffè di don Marzio) – è in atto uno scontro sordo fra il Pm & sostituti da una parte, e vari altri magistrati dall’altra.È consentita una tesi di lettura dei fatti in questi termini, alla luce dell’art. 21 della Costituzione? Che ne dite?
È consentita una tesi di lettura dei fatti in questi termini, alla luce dell’art. 21 della Costituzione? Che ne dite?
Sarebbe o no l’ora, cari buonisti accoglientisti della sinistra sostenitrice delle vergogne di Vicofaro, antifascisti e antirazzisti o quel che volete; sarebbe o no l’ora che i Pm e i sostituti fossero riportati ai lumi della ragione, facendo loro gentilmente capire che trattare chi non è loro simpatico come pezze da piedi, non è il modo migliore con cui affermare – come fanno Tom Col & seguaci – che i magistrati della procura sono terzi e imparziali.
Perché, in metafora, un somaro di razza amiatina, per quanto miracolosamente bello, gentile e simpatico, non potrà mai essere un Ribot.
Neppure se ricorre in Cassazione per mostrare, con arroganza, pervicacia ed evidente appetito di persecuzione, che «io so’ io, e voi non siete… un amen!»
Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.info]
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