pseudocattolici & cattocom. UN MONDO DI IPOCRITI, UNA DISGRAZIA DI PAESE

Certo, se funzionassero i parametri di Lombroso, il nostro amico sarebbe messo piuttosto male…

ODIO l’ipocrisia. Come ho, quasi da sùbito, odiato tutto quel marasma ghigliottinesco che si chiamò Mani pulite e che, al contrario, fu un Mani lorde di sangue in senso proprio e metaforico.

Sta per accadere la stessa cosa anche ora, con l’annunciata riforma della giustizia che, da perfetta Cassandra, mi sento di dire (e senza tema di smentita) che si trasformerà in un nuovo incredibile «frinzotto»; uno di quei falsi rammendi che “accìcciolano” il tessuto intorno ai punti dell’ago.

In Italia (ma lo stesso è nel resto del mondo) riformare ha un solo significato: «cambiare tutto perché tutto resti com’è».

È una questione di cultura che ci discende dal latte materno, anche perché la nostra pseudocattolicità universalista gràvita nell’orbita del marxismo cristiano ecumenico rappresentato da un sincretismo non più religioso, ma polito-religioso: così si unisce Vangelo e maoismo, asperges per benedire e mitra per purificare; e si portano in chiesa, sugli altari, la bandiera arcobaleno e quella della Palestina (non quella d’Israele, però, perché loro, nonostante gli sia dedicato il giorno della memoria anche dai post-comunisti, sono brutti e cattivi) accanto al Santissimo, che ha una indefettibile dote, quella di restare (purtroppo) muto, e di non fare commenti, come un tempo, a suon di fulmini scaturenti dai Cherubini scolpiti sopra l’Arca dell’Alleanza.

Fulmini dalle ali dei Cherubini

Vedrete che, grazie all’ipocrisia che spinge la gente nei confessionali a chiedere il perdono per aver rubato la marmellata, ma non per aver speso soldi pubblici per fini propri e privati, anche la riforma della giustizia sarà un troiaio dei soliti.

Nasce – se e quando nascerà – male da un troiaio (una nuova Mani pulite contro Palamara) e finirà – se e quando finirà – in un troiaio in cui al Consiglio Superiore della Magistratura succederà un qualche altro sofisticato marchingegno in grado di ripristinare se non lo status quo, un nuovo status-fotocopia del Quo, secondo nipote di Paperino, dopo Qui e prima di Qua.

Non si può chiedere al sistema di riformare se stesso, perché il sistema è potere (e quindi violenza) e il potere si autoconserva: gli antibiotici, in medicina, fanno l’effetto placebo; durano un po’, ma poi i batteri stronzi e i virus micidiali trovano il modo di resistere rendendosi autoimmuni o usando il famoso metodo del trasformismo/mutazione genetica.

La ruota gira da Qui a Quo a Qua…?

E che tutto questo darci a intendere che riformeranno, sia un’enorme e anomala presa di culo, lo dimostra – per chi sa vedere oltre il culo e le puppe della bella Signora Giustizia – uno specchio per le allodole fatto brillare proprio di recente: Il procuratore generale della Cassazione Riccardo Fuzio ha chiesto la sospensione facoltativa dalle funzioni e dallo stipendio di Luca Palamara, l’ex presidente della ANM indagato a Perugia. La sezione disciplinare del CSM si pronuncerà sulla richiesta il 2 luglio prossimo. Il provvedimento è stato chiesto il 12 giugno scorso ed è di natura cautelare cioè destinato a intervenire prima che si celebri il processo disciplinare.

Eliminiamo, intanto, il capro espiatorio e diamo un – come dicono loro – «chiaro segnale» di rimoralizzazione alla tribù con l’anello al naso. Poi vedremo.

Il Sinedrio non disse, forse, che era meglio che andasse in croce uno solo piuttosto che tutto il popolo? Ecco l’ipocrisia.

Mi verrebbe quasi da pensare che il siluro, a Palamara, non gli sia arrivato per motivi di giustizia, ma per motivi di potere: non per fare giustizia e pulizia, ma – come con Mani pulite – per sostituire una giustizia di potere con un’altra di segno opposto.

Dopo le pulizie dell’acqua santa, infatti, la casa brilla: e tutti possono starsene in pace a sporcare fino all’anno dopo.

Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.info]
Diritto di [aspra] critica


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