«La tracciatura rossa è Via Carraia; quella verde è Via di Lecceto, con una diramazione verso il gruppo di case numeri civici dal 10 al 18. Per capirsi sono quei 35 metri di strada dove di solito si corre a 250 all’ora, strombazzando e sgassando come un vettore quando parte per una missione spaziale»

PER MAL CHE VADA
CHE VÒL DÌ’ SE SPARISCE UNA STRADA?
POCO, pochissimo: quasi nulla oggi, per ricordare qual è la cura della gestione del territorio del Montalbano a Quarrata.
Nella prima foto avete un documento ufficiale aerofotogrammetrico in cui viene rappresentata la situazione di Lecceto di Montorio risalente a qualche decina di anni fa: se mai i tecnici si divertiranno a fare le opportune ricerche – magari lavorando alla democratica di Conte in smart working, espressione che fa anche figo, tra l’altro…

Nella seconda foto, per i ciechi a cui non basterebbe nemmeno lo sputo di Cristo nel fango e una bella spalmata di collirio di mota sugli occhi (vedi Giovanni 9, 6), ho segnato le stradine con il giochino delle elementari che si chiamava i numeri in colore.
La tracciatura rossa è Via Carraia; quella verde è Via di Lecceto, con una diramazione verso il gruppo di case numeri civici dal 10 al 18. Per capirsi sono quei 35 metri di strada dove di solito si corre a 250 all’ora, strombazzando e sgassando come un vettore quando parte per una missione spaziale.

E quella gialla? Toh!? Guarda un po’ che le strade interpoderali o vicinali c’erano davvero e da sempre! E sono state sempre aperte fin dall’epoca di Cosimo I: poi, quando il ragionier Perrozzi ha acquistato la sua Rocca di San Leo, ha fatto chiudere tutto e ha fatto sparire le tracce anche delle piazzole libere e della sua libera aia che è stata trasformata in un recintato giardino chiuso ad usum regis, per il re. E tutto questo pure con il sigillo di cera-cacca del Comune di Quarrata!
Quando s’era bambini, all’epoca di Ubaldino da Orio e del suo poderoso cavallo da tiro che, per salire oltre il Nelli a fare carichi di legna, deviava sull’aia ora del Perrozzi, indicata dalla X sul quadrato giallo; proseguiva sulla strada di mezza costa e si riconnetteva a Via Carraia dopo il dislivello del 15-18% lungo la strada principale; quando i vecchi padroni erano la Fattoria Baldi-Papini di Montorio, Floro Giuntini e famiglia; Dario Mancini, il vecchio, e i Lapini, Dante e Tullio (mio nonno e mio zio), c’era una bella filastrocca per bambini che diceva:

Una volta c’era un re
che cacava da sedé:
la faceva gialla gialla,
Tizio o Caio va a leccàlla.
E oggi chi è il re? Il democratico Comune di Quarrata che cerca di farla gialla perché noi andiamo, proni e commossi, rispettosi e servili, a leccàlla? Ma anche no!
Che ne dice, ora, l’Utc? C’erano o no le strade? A me – nonostante la risposta dell’ingegner Gelli – pare di sì, ma potrei sbagliarmi…
E dove sono finite quelle strade e quelle piazzole di sempre e da sempre libere per tutti? Dietro cancellate messe lì a caso e dietro il bosco che se ne è riappropriato perché lo staff dei tecnici del Comune ha così portato il rispetto dovuto a una zona di tutela ambientale? Minchia, che profondo sentimento! E la Forestale non ha niente da dire con tutto questo scombussolamento dell’ambiente?
Vo a cena. Buona riflessione serale a tutti!
Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.info]
Art. 21 della ignorata Costituzione italiana
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