I cittadini di Pistoia pagano un tir di euro per gli stipendi dei magistrati che lavorano al terzo piano del palazzo di giustizia. Ma i risultati quali sono? E per giunta dovremmo tacere, ballare ed essere felici delle «autorità costituite»?
A volte all’università ho dovuto fare lezione anche di letteratura comparatistica…
SE L’UGUAGLIANZA È QUESTA
È UNA PROPOSTA ONETSA?

Ce lo consentono, il Benigni e Mattarella, di vivere in una terra meravigliosa in cui abbiamo a disposizione l’art. 21 della Costituzione, o i signori del terzo piano di cui sopra, superiori ai due ipocriti suddetti – uno un comunista arricchito e l’altro un non-presidente perché eletto da un parlamento da lui stesso definito illecito – intendono impedircelo per poterci imbavagliare non si sa bene con quali alti scopi etico-morali e democratici?
Sì. Siamo cattivi. O come ci dice qualcuno, “pessimi al cubo”. Ma quel dio che non c’è, fece l’errore di farci con un utero normale della madre (e non del genitore X) e con uno spermatozoo normale di un padre (e non del genitore Y). E inoltre anche con gli occhi del colore che non fu scelto come si sceglie un paio di calzini o una cravatta. E quegli occhi vedono. Anche troppo. E ci impongono di dire quello che vedono: anche se può costare in ritorsioni mascherate da “giustizia” (?).
È per questo che abbiamo confrontato i due personaggi soprariportati e che abbiamo riflettuto sulle loro disuguali sorti, negatorie del principio di cui all’art. 3 della Costituzione. Non tutti sono uguali dinanzi alla legge. magistrati, per esempio, no. Loro fanno nella certezza che comunque non capiterà nulla che possa turbare la loro inviolabile persona. Erano inviolabili anche Tiberio e Caio Gracco, i gioielli di Cornelia, ma poi…
Una, la Lara Turelli, rigorosa e con la mente da vigile urbano; dimostratamente perseguitata dal mai comandante Andrea Alessandro Nesi, prediletto da dio (che in questo caso si chiamava sinistra di Agliana) e dalla procura (quella c’è, purtroppo, a Pistoia), è rinviata a giudizio anche perché fotocopiò tre o quattro pagine di tesi della figlia peculando il corrotto Comune di Agliana.
L’altro, Claudio Curreli, sostituto – come diceva il Ciottoli fregandosi le mani – “di quelli tosti e che ci avrebbe chiuso Linea Libera”, con un piede dentro e uno fuori del suo ufficio, riscuote il nostro stipendio, ma fa quello che vuole: non rispetta l’obbligo di essere fedele alla Repubblica e alle sue leggi (art. 54 Cost.), perché è favorevole – e come tale opera, con Terra Aperta – all’arrivo senza regole di tutti i clandestini; lavora, senza averne alcun diritto, ma anzi contro l’espresso divieto, nello stesso tribunale in cui lavora la moglie Nicoletta Maria Curci. Con un piede dentro e uno fuori del suo ufficio, dicevo, usa il server di giustizia.it per trafficare in veste di addetto-stampa dell’Agesci-scout e con la propria mail claudio.curreli@giustizia.it.
A occhio e croce – se non è così mi si dia una smentita, senza spedirmi di nuovo democraticamente in Siberia stile-Putin, visto che siete quasi tutti per la democrazia in Ucraina –, se è peculato la fotocopia della Turelli, dovrebbe essere peculato anche l’uso improprio a fini non istituzionali del server e degli strumenti di giustizia.it.

Dico tutto questo, io, ribelle irriverente spregiato da tutti, colpevole di tutte le colpe e condannato da tanti irreprensibili giudici pistoiesi, per ricordare a Leonardo De Gaudio (e per attrazione alla signora Luisa Serranti, che non distingue un contribuente da un fornitore anche se viene dalla dirigenza dell’Agenzia delle Entrate); per ricordare a Leonardo De Gaudio che:
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non è terzo e imparziale se ignora questo piccolo particolare del suo collega che pianta alberi di Falcone e gelsi-moro di Caponnetto al Forteguerri;
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è men che mai terzo e imparziale se omette di segnalare questo piccolo particolare, non secondario, che investe il buon nome e l’onorabilità della magistratura;
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è – credo di capire – correo con chi, come Curreli, sembra essere tutto fuor che terzo e imparziale, specie nelle sue attività illegali di Terra Aperta (questo almeno sembra) e di Gran Mogol degli scout di ascendenza cattolica ma – mi dicono – politicamente corretti fino a chiamare il babbo e la mamma, non con quei termini ritenuti blasfemi dai benpensanti, ma con le famose cazzate espressive di “genitore 1” e “genitore 2”.
Resta un dubbio – e non piccolo, invero. Avrà, il De Gaudio, il coraggio di riferire queste note e farle presente a Tommaso Coletta, a Stefano Billet, al presidente del tribunale Maurizio Barbarisi o soffrirà della sindrome che dal Pm capo prende nome?
Quale sindrome, chiedete? La stessa che Tom Col palesò al brigadiere della finanza che, scoperto il coinvolgimento della Lucia Turco rint’ ’o spaccìmm e’ Concorsopoli a Careggi, gli disse: «Chi glielo dice al procuratore Luca Turco, ora? Glielo dice lei, maresciallo?».
Morale esopica. La favola mostra che per essere degni e credibili con la toga, occorre, in primo luogo, esserlo anche quando è vestiti in borghese e non si ha addosso la coperta che rende invisibili come quella di Harry Potter.
Qui habet aures audiendi audiat!
Edoardo Bianchini
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