
SPERIAMO CHE LA MORTE CI COLGA SANI!

PISTOIA. Stamattina sto per raccontarvi le meraviglie della sanità democratica della Toscana Felix di Enrico Rossi, quell’assessore alla salute sotto il cui regno, anni fa, all’Asl di Massa (provincia di 195mila abitanti) sono spariti, misteriosamente, 428 milioni di €, cioè più di 800 miliardi delle vecchie (e sante) lire.
Quei soldi del popolo, come Gesù il giorno di Pasqua, ascesero al cielo né mai più traccia fu trovata, nonostante lo sforzo immane e i sudori infiniti dei giudici.
I protagonisti di questa vicenda sono un pistoiese contestatore-rompiscatole (a scelta), Salvatore Maiorano (il «fascista», come sembra fosse stato definito dinanzi a Enrico Rossi al Circolo Garibaldi di Pistoia) e sua moglie, una signora di 62 anni fino a pochi mesi fa molto attiva e impegnata.
Il 27 agosto la signora, che era stata còlta da un lancinante mal di testa, viene ricoverata al San Jacopo di Pistoia e trasferita d’urgenza al Cto dove, il giorno seguente, 28 agosto, subisce un complicato intervento alla testa. La diagnosi è aneurisma. Esce dalla sala operatoria e viene ospitata, per 20 giorni, nel reparto di terapia intensiva.

Quando sembra che tutto vada bene, viene trasferita al Don Gnocchi, struttura per la riabilitazione dei pazienti con problemi neurologici, dove il 18 ottobre doveva essere sottoposta a una Tac. La Tac non si fa. La signora entra in una spirale di peggioramento progressivo che fa registrare crisi epilettiche e anche neurovegetative. Allora viene sottoposta a Tac, ma ha il risultato (prendete nota) dopo 15 giorni: della serie «ci vuole un miracolo perché tutto vada bene».
Quale può essere la soluzione? Solo un’operazione con l’impianto di una specie di catetere in grado di drenare il liquor cerebrale in eccesso che non riesce a trovare sfogo. La donna entra di nuovo in sala operatoria e riesce ad uscirne.
Inizia un lentissimo percorso di miglioramento, ma, dopo così tanto tempo e una tale sofferenza, ha problemi di ogni genere: è condannata in carrozzella, le si è sviluppato il piede equino da ambo i lati. Non si muove quasi più, ha ancora un impianto che le permette di essere nutrita attraverso la pancia, per evitare problemi respiratori e di deglutizione. Manca altro?

Dal Don Gnocchi, infine, una decina di giorni fa viene trasferita alla Turati di Gavinana. Domenica prossima finiranno i 10 giorni di cure intermedie per riabilitazione prevista dal percorso della sanità di Enrico Rossi e Stefania Saccardi, offerto dalla provvida direzione di Paolo Morello Marchese, il dominus che pagava i giochi a premio al Ciocco (famiglia Marcucci) per i dirigenti dell’Asl.
La moglie di Salvatore Maiorano lunedì dovrà tornare a casa, a Pistoia: «E io come farò?» si chiede il marito. «Ho una casa stretta, con porte che non sono adatte per le carrozzelle. Lei non cammina. Le dovrò stare dietro e non so niente dell’arte infermieristica per poterla adeguatamente assistere. L’assistenza finisce a secco e i problemi si aggiungono ai problemi, anche perché in questo momento io non lavoro, sono disoccupato». Ecco il quadro.
Ma questi problemi non sfiorano assolutamente il cervello di nessuno delle sfere celesti della sanità regionale – forse perché il cervello non ce l’hanno e hanno solo la mano per «tirare» e intascare laute prebende. «Pancia piena non conosce digiuno», come si dice.
A livello basso il popolo può anche schiantare: così risparmieremo, spenderemo meno per assistenza e pensioni. L’essenziale è cancellare Salvini e fare entrare chiunque per l’accoglienza, grazie alla quale le coop lavoreranno di più.
Amen!
Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.info]
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A volte mi dicono, scherzando, che non dovrei ricorrere all’Usl Centro per le cure delle mie multiple patologie. Io rido, ma se dovessi schiantare, per favore fate aprire un’indagine (anche se poi ci penseranno certi magistrati a chiudere tutto nel più assoluto silenzio)…
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