La frase è sempre la stessa: «Non disturbate il manovratore» o altrimenti qualche sostituto (in verità più di uno), per farvi la morale vi trascina in aula perché turbate le acque della palude. Così le «autorità costituite» della Gip Patrizia Martucci vanno in tasca alla «gente comune» per la quale aveva promesso di lavorare il procuratore capo Tommaso Coletta. E «la giustizia è amministrata nel nome del popolo» bue
All’Aveta che tace, comprensione; e a chi chiede giustizia, reclusione?
Così deve procedere il sistema: botte alla gente per salvar la “crema”?
TROPPI DISCORSI E TROPPA IPOCRISIA
PISTOIA È NUDA E SOLA E COSÌ SIA!
Ma è possibile che la procura e il tribunale non sappiano né leggere né scrivere né fare di conto? Qualcosa non va…
Tutti gli sforzi concentrati di molti sostituti della procura pistoiese (in primis Claudio Curreli e Giuseppe Grieco, ma non gli unici) non bastano a comprimere le vergogne della nostra provincia per farle entrare e scomparire in un buco nero di antimateria in grado di cancellare lo spirito omertoso che domina in questa provinciucola di omùncoli cui è affidato il compito di tenere il salotto pulito.
Cosa che fanno, regolarmente, spazzando non solo la polvere, ma anche le cacche degli animali domestici, sotto il tappeto buono del salotto.
Il fetore, però, non lo fermi neppure se accendi gli insufflatori di quei maschera-puzzi che spruzzano Chanel N. 5, ma inutilmente: perché per non sentire né respirare puzzi, occorre che di puzzi, nell’ambiente, non ce ne siano.
E il fatto è che qua – parlo, ora, della Piana Pistoiese e di Pistoia città – l’aria è il risultato di 70 e più anni di incenerimento non da via Tobagi, ma da sinistra democratica. Sempre accompagnata e protetta dagli sceriffi della Costituzione sapientemente ignorata.
Stamattina propongo all’attenzione dei lettori una bellissima lezione di favoreggiamento delle «autorità costituite» da parte dei signori assoluti della legge, coloro che decidono chi è da macellare come agnello pasquale e chi deve restare seduto alla mensa del padre per sgranare l’abbacchio individuato come il responsabile di ogni male.
Ri-parlo di Agliana/Agrùmia e del mai-comandante Andrea Alessandro Nesti. In rapporto alla segretaria Paola Aveta, “convitata di pietra” che, a mio personale parere, è responsabile in solido del mellettàio di Agrùmia, anche se è talmente benvista – i fatti ce la presentano così – che né magistrati né prefetti la sfiorano neppure con un fiore.
Mirabilmente omertosa (per fingere di rispondere deve essere passata allo spiedo) rispetto ai suoi precisi doveri di pubblico dipendente (art. 54 Cost.) e perciò definibile anche come dipendente infedele al suo mandato (e provi Claudio Curreli a dimostrare il contrario), la signora, responsabile anticorruzione del Comune di Bibò-cacaiola, è in realtà un esempio classico di corruzione che si affetta a etti attraverso i suoi silenzi e le protezioni offerte direttamente o indirettamente a partire dal mai-comandante, tenuto accanto a sé e (forse proprio grazie a questo) abituato a fare, sul luogo del suo lavoro comunque illegittimo, quel che gli pare grazie ai sindaci, ai segretari, ai colleghi muti e copri-cacca che si sono susseguiti ad Agliana dal 1999 – anno del concorso fasullo, annullato e comunque ignorato da tutti i sinistresi, procura compresa – fino ad oggi.
Ma perché la lettera camorrista non deve essere pubblicata? Cosa si cerca di nascondere fra Aveta e procura (Linda Gambassi)?
Oggi, fra Aveta, senatore agricolo e procura di Pistoia, si sta ancora difendendo l’indifendibile (il favoreggiamento del Nesti) che è ricaduto, con pesanti danni economici, sulle spalle degli aglianesi. Anche – se dio vuole – di quei coglioni di sinistra che scelgono di difendere uno dei loro a qualsiasi costo, costi quel che costi.
Osservate attentamente il documento e prendete coscienza del fatto che il mai-comandante Nesti in una delle sue millemila querele ad mentulam canis, ha presentato come pezza d’appoggio, contro chi scrive (vedete il n. 12?), una bella lettera, riservata e personale, indirizzata a tutti fuorché a lui.
Riservata, personale e tirata fuori (così dice l’evidenza) dalla posta del Comune di Agliana-Ced ufficiale dell’Ente.
Allora la domanda sorge spontanea: chi lo ha autorizzato a prendere ed usare quel documento che la procura di Pistoia ha accolto a occhi bendati e ha infilato a fascicolo pur avendo sotto gli occhi la prova documentale della violazione di corrispondenza personale?
Cavete Lineam Liberam! «Alla larga da Linea Libera», traduzione per l’avvocata Elena Giunti che non sa il latino
Tre possono essere le ipotesi delle modalità di possesso e di uso penalmente illecito della lettera, ancorché benevolmente non rilevato dai suoi permissivi colleghi togati operanti in procura e che hanno mandato avanti la querela nestiana con il Doc. 12 da lui segnalato:
o il mai-comandante ha illecitamente ricevuto la lettera dalla dottoressa Paola Aveta;
o il mai-comandante la ha illecitamente ricevuta da chi aveva accesso legittimo al sistema informatico del Comune di Agliana;
o il mai-comandante poteva contare sulla possibilità di entrare, a suo piacimento, di persona, o con l’aiuto illecito di qualcuno, nel sistema informatico del Comune di Agliana (Urbi) e prelevarne ciò che voleva: un hackeraggio vero e proprio, dunque, assai simile a quello già verificatosi con la lettera ricattatoria con cui era stata minacciata l’Aveta, e la cui copia mi è tuttora negata.
Detto ciò, credo che non sfugga a nessuno che a Pistoia non funzionano né tribunale né prefettura né Comuni: ma solo un clima di super-fetente favoreggiamento di natura personal-mafiosa e politica.
Speriamo che l’Epifania anche ’sta cacca se la porti via!
Ma l’origine di tutti i mali, il Malleus Maleficarum o Martello delle Streghe è Linea Libera oppure gli apparati statali, giustizia in primis, che sono diventati la dittatura del terzo millennio?
Due anni e dieci mesi di carcere del giudice Luca Gaspari a chi osa indovinare la scomoda risposta.
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