“SÌ-TOSCANA”. NESTI: «UNA CLASSE DI GOVERNO RIFORMISTA E DI SINISTRA»

Mattia Nesti, candidato consigliere regionale Sì Toscana
Mattia Nesti, candidato consigliere regionale Sì-Toscana

PISTOIA. Parlando con Mattia Nesti, 23 anni, capolista nel collegio di Pistoia della lista Sì-Toscana a Sinistra con Tommaso Fattori Presidente.

– Personalità di spicco del panorama culturale e accademico italiano hanno firmato un appello in favore di Fattori, che afferma di essere alternativo a Rossi.
Tu però qualche mese sembravi possibilista circa il sostegno al governatore uscente: cosa ti ha fatto cambiare idea? Il suo primo mandato è da bocciare?

Mi interessa concentrarmi soprattutto sull’azione della sinistra in Toscana, in Consiglio Regionale, negli ultimi cinque anni. Un’azione che credo sia da promuovere. È stata infatti un’importante dimostrazione di come la politica possa essere praticata con coerenza.

Da una parte per i punti programmatici presentati nella scorsa campagna elettorale che si sono concretizzati: e penso alla scelta dell’accoglienza diffusa dei profughi al posto della costruzione di mega strutture come i C.i.e. (riuscendo così anche a limitare le tensioni sociali); all’approvazione di incentivi contro le delocalizzazioni delle aziende e per favorire l’autoimprenditorialità dei lavoratori; all’utilizzo della cannabis per fini terapeutici; o ancora, più recentemente, alla battaglia per ridurre le risorse regionali alle scuole private.

Dall’altra per aver scelto di non votare tutti quei provvedimenti proposti dal Pd che andavano contro le idee e i valori della sinistra. E negli ultimi mesi sono stati numerosi: dal piano dei rifiuti alla privatizzazione del sistema degli aeroporti, con la costruzione della nuova pista di Peretola, alla legge elettorale regionale che ha anticipato gli elementi più preoccupanti dell’Italicum.

Ecco, l’idea è sempre stata quella di portare avanti in modo coerente e trasparente le nostre proposte, i punti programmatici con cui ci si presenta davanti ai cittadini, e di trovare il modo migliore per farlo. Che oggi queste proposte siano diventate incompatibili con quello che esprime il Partito della Nazione di Renzi (a cui Rossi ha deciso di adeguarsi) è sotto gli occhi di tutti.

Per quanto mi riguarda i passaggi fondamentali sono stati due: la dichiarazione del segretario regionale del Pd Parrini di voler fare della Toscana “il laboratorio del Job Act” e la “riforma” sanitaria proposta da Rossi, che dietro il velo della “riorganizzazione” nasconde solo un peggioramento del servizio e l’accettazione silenziosa dei tagli imposti dal governo.

Quando Berlusconi e Monti smantellavano i diritti dei lavoratori e tagliavano le risorse agli enti locali, anche Rossi gridava allo scandalo. Oggi che lo fa Renzi, invece, pare vada tutto bene. Per noi un provvedimento sbagliato rimane tale anche se a presentarlo è un governo guidato dal Pd invece che da Forza Italia.

Tommaso Fattori
Tommaso Fattori

– Le Regioni sono il vero ente inutile e sprecone da eliminare, visto anche che pianificazione e gestione operativa di importanti funzioni sono svolte da altri enti (autorità d’ambito territoriale ottimale, aziende dei servizi – gas, acqua – e consorzi di bonifica)?

No, non lo penso; ma penso soprattutto che si debba affrontare questo dibattito con più attenzione. Per esempio è stato abbastanza desolante lo spettacolo offerto da alcuni esponenti del Pd impegnati a giocare con la carta d’Italia per disegnare nuove fantomatiche macroregioni.

Quello che manca, piuttosto, è un ragionamento approfondito su come immaginiamo di gestire i servizi pubblici in futuro. Credo, anche rispetto all’assetto istituzionale e delle varie aziende, che si debba partire da due elementi chiave:

  • capacità di ridurre gli sprechi (laddove vi siano) e ottimizzare l’organizzazione dei servizi, con la priorità al tempo stesso di tutelare tutto il territorio e tutti i cittadini, senza creare toscani di serie A e di serie B;
  • l’idea strategica che il pubblico debba prioritariamente mantenere la propria funzione di programmazione e di gestione sui servizi essenziali (acqua, mobilità, rifiuti…), chiudendo così le porte a pericolose privatizzazioni.

Fra l’altro, rispetto al dibattito sull’utilità delle Regioni, sarebbe anche utile evitare di ripetere il disastro fatto con le Province. Anche in quel caso, per assecondare la retorica elettorale sull’abolizione di un ente “inutile” e sugli straordinari risparmi che si sarebbero conseguiti, si è deciso approssimativamente e senza cognizione di causa di avviare una riorganizzazione istituzionale che oggi appare incompiuta e con ricadute negative sui cittadini.

Basti pensare che le Province continuano ad esistere con l’unico risultato di aver eliminato le elezioni (così rimane l’ente ma sparisce la possibilità per i cittadini di scegliere chi lo amministra… Alla faccia della democrazia!); che ancora non sappiamo come saranno gestite le competenze trasferite alla Regione e che per le funzioni rimaste in capo alla Provincia si sono in sostanza azzerate le risorse.

Un bel capolavoro di cui potremo vedere concretamente gli effetti quando scopriremo i laboratori delle scuole che rimarranno chiusi o le condizioni delle strade su cui è sempre più difficile fare anche la manutenzione ordinaria.

Alexis Tsipras [foto zuma press]
Alexis Tsipras [foto zuma press]
– Ormai le scelte economiche, e quindi politiche, vengono fatte a Bruxelles da organizzazioni non elettive: che senso ha parlare di destra e sinistra se poi, vedi Tsipras, i governi sono obbligati a decisioni “già prese”?

Non mi pare che il governo di Tsipras stia obbedendo a decisioni già prese. Al contrario, in questi primi mesi ha già adottato provvedimenti importanti e in assoluta discontinuità con i governi precedenti; per esempio bloccando la privatizzazione e la svendita di settori strategici dell’economia greca; attuando le misure previste dal “piano umanitario” di Syriza, che hanno restituito a tutti i greci il diritto a un tetto sotto cui vivere, alle cure mediche, all’elettricità; introducendo norme nuove, e finalmente efficaci, contro l’evasione fiscale; permettendo a molte famiglie di legare l’importo delle rate dei debiti che devono rimborsare al loro salario, chiedendo ad ognuno solo quanto effettivamente può dare.

Lo stesso vale a livello continentale: lo vedremo meglio a giugno, ma la battaglia che Tsipras sta portando avanti per sconfiggere l’austerità e l’ottusità dei tecnocrati neoliberisti di Bruxelles è determinata e ancora agli inizi. Certo, un aiuto da parte degli altri governi del sud Europa, potrebbe sicuramente aiutare.

È curioso che Renzi, dopo aver annunciato mari e monti per il semestre europeo a guida italiana (che non ha prodotto alcun risultato), sia incapace oggi anche solo di esprimere una posizione rispetto alle proposte di Tsipras. Quindi la differenza fra destra e sinistra esiste eccome.

Anche perché, soprattutto in un momento di crisi, c’è chi decide di mettere i penultimi contro gli ultimi, provocando una guerra fra poveri che mantiene intatto lo status quo, e chi invece sceglie di creare legami di condivisione e solidarietà fra chi vive del proprio lavoro o un lavoro non lo trova, indipendentemente dal tipo di contratto o dal colore della pelle, per battersi insieme contro i profitti, le rendite e i potentati economici che stanno asfissiando il Paese. La prima è la destra, la seconda la sinistra.

– Appena eletto cosa farai, concretamente, per bloccare la privatizzazione incostituzionale e renziana dell’acqua e, successivamente, per favorire il percorso di ripubblicizzazione, tenedo conto dei vincoli di bilancio dei comuni e di tutte le altre difficoltà (know how appannaggio della spa)?

La ripubblicizzazione è un tema prioritario per tutta la lista Sì Toscana a Sinistra. E su cui la garanzia più importante è aver scelto come candidato presidente Tommaso Fattori, allora portavoce del movimento referendario che ottenne la straordinaria vittoria del 2011.

Sarebbe importante, intanto, che la Regione esprimesse una volontà politica chiara di procedere verso l’attuazione dei referendum. Anche utilizzando il proprio ruolo istituzionale, da una parte per chiedere al governo di approvare norme che attuino e non aggirino l’esito dei referendum (come fatto fino ad oggi), e dall’altra per interloquire con tutti i comuni toscani, sollecitando e coordinando l’impegno a trovare le modalità e le risorse per ripubblicizzare la gestione del servizio allo scadere delle concessioni attualmente in essere (che non vanno evidentemente prorogate).

Per altro, rispetto a Publiacqua, non è possibile che, a fronte degli utili registrati dall’azienda, sia così difficile sostituire e migliorare le tubature della rete idrica (per ridurre le perdite, e anche per tranquilizzare la popolazione rispetto alla vicenda amianto) o che, come accaduto qualche mese fa, per i cittadini – che pagano le bollette più salate d’Italia – diventi complicato anche ricevere i soldi a cui hanno diritto, come nel caso dei rimborsi della tariffa depurazione fatta pagare illegittimamente a molti pistoiesi.

Turbine eoliche– Investimenti strategici, priorità e tagli agli sprechi. Da dove partire per uscire dall’immobilismo parassitario e clientelare del Pd che impedisce la modernizzazione della Toscana?

La priorità è l’occupazione, far decollare l’economia toscana, sapendo però investire su un nuovo modello di sviluppo, capace di legare la crescita al lavoro buono, ai diritti e alla sostenibilità ambientale. Per farlo è necessario fare l’opposto di quello che propone Renzi quando dice che “i governi non devono fare i piani industriali”.

Al contrario, è proprio compito del pubblico, e in questo caso anche della Regione, decidere quali sono i settori strategici in cui concentrare gli investimenti. Bisogna costruire progetti davvero condivisi fra Università, enti di ricerca e imprese; incentivare la messa in rete delle piccole aziende, per superare un “nanismo” industriale che da ricchezza sta diventando handicap; indirizzare risorse e incentivi su settori che possono trainare la crescita e sulle aziende che scelgono di innovare, per esempio investendo in ricerca o comprando nuovi macchinari all’avanguardia; favorire con maggiore determinazione, a fronte di un tasso di disoccupazione così importante, forme di autoimprenditorialità di lavoratori rimasti senza lavoro, anche per non disperdere preziosi patrimoni di esperienze e competenze.

E bisogna far sentire fino in fondo la voce delle istituzioni, anche regionali, quando si tratta di difendere e rilanciare settori industriali strategici. Mi pare che, a differenza di quanto annunciato qualche anno fa, il presidente Rossi non si sia affatto sdraiato davanti ai cancelli della Breda per impedirne la vendita in mani straniere.

E esigere certezza sui piani industriali, anche chiedendo al governo di fare maggiori pressioni su Hitachi, è una esigenza prioritaria. Infine, per rimanere alle priorità, e al problema della disoccupazione giovanile, sarebbe opportuna anche una revisione delle misure GiovaniSì; penso per esempio ai tirocini attivati in questi anni – e parlo per esperienza diretta – che possono essere una buona occasione per affacciarsi nel mondo del lavoro per i più giovani… ma che diventano frustranti per chi, finiti gli studi, si trova a rimbalzare fra tirocini che quasi mai si trasformano in un posto di lavoro stabile.

Sarebbe utile tentare di riallocare parte delle risorse, rilevanti, oggi stanziate su GiovaniSì su misure che provino a creare davvero occupazione, anche giovanile. Un tema, questo, che andrà affrontato insieme a una riorganizzazione del sistema della formazione professionale, su cui la Regione acquisterà nuove deleghe e per cui serve un deciso cambio di passo.

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