stercus diaboli a cosenza. E PER COLPA DEL DENARO PADRE FEDELE NE PASSÒ D’OGNI COLORE FRA LE MANI DI CLAUDIO CURRELI INSABBIATORE DEL FASCICOLO CHE POTEVA SALVARLO

Sotto le toghe dei pubblici ministeri non alberga sempre la “santa dea bendata”: ci sono degli uomini, anche piccoli, che non di rado hanno, degli umani, quasi nessuna delle poche virtù, ma tutta la marea di vizi che ci contraddistinguono. Il bello è vedere certi nobili, rigidissimi censori degli altri che, per perseguire e punire “disegni criminosi” inesistenti, ne creano loro alcuni, sodi e consistenti: come accadde nella vicenda del religioso che, parlando con noi in videoconferenza, ha rivissuto con grande amarezza le sue sventure regalàtegli “a gratis” dalla giustizia falsa e malata di un Pm oggi a Pistoia

 

GIUSTIZIA ALLO TSUNAMI. Chi è che ci rinvia a giudizio senza svolgere neppure uno straccio di indagine e con l’approvazione del capo della procura di Pistoia e di tutti i colleghi? Nel processo contro padre Fedele Bisceglia, accusato di aver violento una suora, Claudio Curreli mandò all’archivio un intero fascicolo che avrebbe scagionato il religioso. Violò, in altri termini, il suo preciso dovere di Pm stabilito dall’articolo 358 cpp. Curreli esce indenne dalle indagini dei suoi colleghi di Salerno e che fa? Monta il “processone Perrozzi + 15” contro la libertà di Linea Libera, ma anche a questo giro viola l’art. 358: non fa uno straccio d’indagine sui documenti dell’inaffidabile Comune di Quarrata. Non c’è in tutto questo, secondo voi, qualcosa che non torna…? I nemici della giustizia dove sono? Fuori o dentro il “palazzo”?

 

MA GLI UOMINI AMARONO

PIÙ LE TENEBRE CHE LA LUCE?

 


Padre Fedele Bisceglia nei giorni della persecuzione cosentina

 

FORSE la cosiddetta “cacca del diavolo” è la mercanzia peggiore che si possa trovare sulla terra. Machiavelli, che se ne intendeva, diceva che all’uomo puoi ammazzare padre e madre, ma non devi toccare la borsa: o sono guai.

La chiesa è una storia lunga duemila anni di invettive contro lo sterco del diavolo: peccato che, alla fine, in ogni età, anch’essa sia stata una antesignana idolatra di Mammona, il quattrino, la ricchezza, la cacca del diavolo.

Tutto questo perché domenica scorsa, e maggio, siamo entrati in videoconferenza con padre Fedele Bisceglia che, come Linea Libera, insieme a Alessandro Romiti, abbiamo contattato da quando un Pm di Pistoia, spostato qua da Cosenza, Claudio Curreli, ci ha gratificato di un rinvio a giudizio orchestrato – pare – su un copione noto: una specie di creazione, quasi a tavolino, costruita per troncare la voce libera del nostro strumento di informazione, a lode e gloria, s’intende, dell’articolo 21 della Costituzione.

Avevamo sentito qualche giorno prima padre Fedele e ci eravamo accordati per una intervista che ci illuminasse sul modo di lavorare di personaggi che dispongono della nostra vita a loro piacimento e/o capriccio: perché sotto la toga del giudice – come sta venendo fuori, in questi ultimi tempi, dalle storie di Palamara a quelle di Davigo, dalle logge più o meno segrete, a quelle targate Ungheria – non c’è mai la santa magistratura astratta e monda dal peccato come la Vergine Maria, ma ci sono uomini con i vezzi e i vizi dell’umanità. L’ambizione, da una parte, e il delirio di potere, a volte, dall’altra. Di potere tutto anche impunemente, con l’idea – frustata a sangue da Carlo Nordio – di voler cambiare il mondo con la piccineria della propria superbia umana.

 – Padre Fedele, ci dice cosa è successo di preciso nella sua storia? Ci fa sapere e fa sapere ai nostri lettori, cosa è successo, una quindicina di anni fa a Cosenza, con l’intervento di un giovane sostituto procuratore sardo e con il suo strabordante zelo, per non dire persecuzione? 

Innanzitutto, pace e bene! Sono un seguace di Francesco e da Francesco traggo la mia forza anche nello spregiare il denaro, lo sterco del diavolo.

Il mio errore è stato quello di interessarmi di un centro di tipo assistenziale della mia zona, che si è scoperto che aveva combinato un sacco di pasticci finanziari.

Mi sono fatto avanti e ho promesso che mi sarei interessato per salvare l’istituto e il suo buon nome, ma ciò evidentemente non andava bene al vescovo di Cosenza che, entrando in gioco, volle allontanarmi da questo spinoso problema.

E quella prima fase si concluse con la mia estromissione da cui iniziò il calvario infinito dei miei guai…

– Anche ai tempi di Dante “il pastor di Cosenza” non ebbe buona fama di saper interpretare la lezione evangelica nei confronti del perseguitato Manfredi… Interessi economici grossi, anche della chiesa. Troppo grandi e da non toccare? Di preciso cosa? 

Non importa entrare in particolari odiosi. Il prete che si occupava dell’amministrazione del centro è ora spretato; si è sposato ed è scomparso dalla scena. I problemi finanziari c’erano. Certi interessi non si dovevano mostrare e da lì è iniziato il tutto; la persecuzione, il tormento… 

– A un tratto compare suor Tania Alesci, al secolo Gaetana Alesci, che la accusa di violenza carnale…

E la procura di Cosenza apre un’indagine. L’indagine viene seguita dal signor Curreli, che mi sento di definire solo inqualificabile nient’altro per il suo comportamento.

Curreli, a un certo punto, si accorge che al tribunale di Roma c’è un fascicolo in cui la stessa mia accusatrice parla di me, e lo richiama a Cosenza per prenderne visione…

– E magari trovare qualche prova in più di colpevolezza. E cosa scopre, invece, di preciso, visto che questo fascicolo sarà, alla fine, la sua ancora di salvezza, padre?

Scopre che la mia accusatrice in varie altre occasioni ha denunciato due stranieri e un italiano che le avrebbero usato violenza per costringerla a ritirare la denuncia di violenza carnale da lei presentata contro di me.

Padre Fedele Bisceglia: violenza a una suora? «Il fatto non sussiste», così la Cassazione. Può bastare?

I primi due, stranieri, in varie occasioni la avrebbero immobilizzata; mentre l’italiano la avrebbe violentata minacciandola se non avesse fatto quello che le chiedeva di fare… 

– Certo sembra strano che tre persone, sempre le stesse, in più occasioni, abbiano recitato lo stesso copione con il solito finale: lasciare suor Tania libera dopo averla violentata…

E non solo questo. Pensate. Il signor Curreli in quel fascicolo scopre anche altri più espliciti particolari che mi scagionavano.

La mia accusatrice ha più volte insistito nel dire che le avevano strappato gli abiti e la biancheria, ma la polizia, esaminandoli, ha appurato, per ben due volte, che i tessuti non erano stati stracciati, ma tagliati con le forbici.

La mia accusatrice ha descritto un’auto nera con la quale sarebbe stata sequestrata, ma da nessuna telecamera di sorveglianza dell’area in cui sarebbe stato compiuto il fatto, la polizia è stata in grado di rilevare la presenza di tale auto nei luoghi e negli orari indicati… 

– E per quanto riguarda le minacce fatte alla suora dai tre ipotetici aggressori…?

Suor Tania dichiarava di avere ricevuto una lettera minatoria trovata sul davanzale interno della finestra della sua camera. Ma è stata smentita da una sua consorella che ha chiarito che era impossibile, dall’esterno, inserire la lettera minacciosa sul davanzale interno della camera della mia accusatrice, perché la finestra era reticolata in ferro e protetta da zanzariera…

– Insomma, delle vicende denunciate da suor Tania…

… non ne tornava neppure una.

E tuttavia il signor Curreli non si è posto troppi problemi a mandare il fascicolo in archivio e a nasconderlo, a insabbiarlo.

È stato per puro caso, grazie a una informazione sussurrata da un giornalista, che siamo potuti tornare a parlare del fascicolo che ci ha portato alla soluzione del caso dopo una decina d’anni di pene e una condanna iniziale superiore a 9 anni.

E la sua salute, padre, ne ha risentito? 

Padre Fedele in videoconferenza con Linea Libera

Non fatemi parlare. La sofferenza è stata inimmaginabile.

Pensate che non ero un atleta: ma ora mi ritrovo con un pacemaker e con la necessità, di notte, di dover dormire con l’ossigeno a portata di mano perché non riesco a respirare. Quando addirittura non mi sveglio di soprassalto perché soffro di incubi.

Non dovete dimenticare che io non sono stato messo ai domiciliari: sono stato spedito direttamente in carcere e senza mezzi termini. Dietro a questo sono stato perfino sospeso, dai superiori, a celebrare riti e messa in pubblico. E tutto questo anche ora che la Cassazione ha decretato che il fatto, a me attribuito, è mai avvenuto.

Ma suor Tania, sa che fine ha fatto?

Non so e non sono in grado di dire dove si trovi. Mi auguro solo che trovi il coraggio di venire a parlare con me. Io perdono tutti, non odio nessuno o tradirei l’insegnamento del mio maestro Francesco d’Assisi.

Certo che la mia accusatrice ne ha combinate di belle… Pensi che, dopo avere denunciato di essere stata violentata, per due volte è stata sottoposta a esame ginecologico presso l’ospedale San Camillo-Forlanini di Roma e sempre con esito negativo: nessuna violenza subìta…

Nonostante questo il Pm Claudio Curreli è andato avanti a testa bassa…?

Con ostinata pervicacia. Ha insabbiato il fascicolo di cui stiamo parlando e mi ha fatto condannare a più di 9 anni.

Ripeto: io perdono tutti. Ma oltre certi limiti non si può certo parlare di errore in buona fede.

Credo che non sia possibile. E questo scatena una profonda riflessione su come la giustizia, non di rado, viene amministrata non dal giudice, ma dall’uomo che sta sotto quella toga nera…

A questo punto cosa pensa di fare, padre Fedele?

Claudio Curreli fu veramente “terzo e imparziale” o tifò smaccatamente per la suora plurismentita dai fatti? E alla fine il suo modo di procedere garantì o no l’affidabilità dei risultati a padre Fedele Bisceglia e ai veri interessi della “giustizia”?

Penso solo di battermi fino in fondo e fino al ristabilimento della verità e della giustizia.

Non posso rimanere ancora escluso dall’esercizio del mio ministero sacerdotale come se fossi davvero colpevole di ciò che è stato dimostrato che non ho mai commesso, non pensate…?

* * *

Con un nuovo pace e bene e il sorriso sul viso aperto e sereno di padre Fedele, ci salutiamo e ci congediamo da lui, vittima della brutta avventura scatenata da suor Tania e sostenuta da un Pm che non si è fermato neppure dinanzi a fatti accertati ed evidenti. E con l’inquietudine – consentìtecelo – di andare a giudizio sotto le “amorevoli cure” dello stesso uomo che ha rovinato la vita di padre Fedele Bisceglia.

Resta una domanda finale, inquietante: ma gli uomini che indossano una toga, fino a che punto possono, sempre e comunque, uscire indenni da qualsiasi loro azione?

Edoardo Bianchini
Alessandro Romiti
[redazione@linealibera.info]


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