
PISTOIA. Per l’intersindacale medica di Pistoia ha parlato, oggi, soprattutto il dottor Cricelli, ma ha illustrato alla perfezione e in perfetto accordo con le altre sigle – numerose e difficili da scrivere e ricordare – degli ospedalieri.
Che mésta – passateci l’espressione – il signor Rossi con il suo progetto (sorretto dai suoi fidi servitori di Giunta) di riordino della “sanità più bella del mondo”? E quale modello sta per proporci S.E. il Granduca, ora che ha anche avuto l’ok dei renziani per poter ottenere, ancora per un mandato, la paletta da capostazione della ferrovia che parte… dalla Leopolda?
200 sono i milioni che il Renzi-Bomba ha intenzione di tagliare alla sanità toscana (424 milioni sono tuttora da rimettere a carico dei contribuenti per il rubamento adèspoto di Massa…) e il Granduca che pensa? Pensa di baipassare la legge 517, che tratta delle competenze di sanità di area universitaria, e la 502, che tratta delle competenze della sanità sul territorio, e di dare vita a un pateracchio che mescoli le carte in tavola: facciamo un unico grande accorpamento; con una sorta di massiccia liposuzione, così si smagrisce la spesa sanitaria e si salvano capre (università) e cavoli (Asl).
Ma ecco che esce fuori che non è possibile infrangere la legislazione nazionale e allora la Giunta Regionale appronta una proposta di legge che, in qualche modo, cerca di aggirare l’ostacolo: 1. si lascia in piedi la struttura sanitaria universitaria; 2. si accorpano le altre Asl (16) toscane, riducendole a tre. Ma…
Ma ecco il marchingegno – temuto dall’intersindacale medica pistoiese –; quello che reintrodurrebbe dalla finestra ciò che è stato cacciato dalla porta: creiamo un Direttore Generale di area vasta con funzioni di programmazione, che sovrasti e diriga il tutto, sopra l’Università e sopra le realtà locali conglobate. Risultato: chi sarà il DG se non un… universitario per così dire d’alto bordo e profilo? E che cosa sarà, questa nuova figura, se non un punto nodale di controllo politico? Ma i toscani, i toscani delle varie realtà locali soppresse e conglobate, hanno bisogno di essere curati o, piuttosto, devono essere ridotti a un nuovo livello di servi della gleba (come ad esempio i montanari dell’Appennino Pistoiese con il loro povero Piot) quasi senza più diritti e con il solo dovere di pagarsi la sanità senza averne servizi almeno adeguati?
Questa, più o meno, la preoccupazione dell’intersindacale medica presentàtaci oggi. Ma non solo questa. La verità, che si profila all’orizzonte e che fa realmente molta paura, è la smobilitazione – ma, forse, meglio, lo smantellamento – della sanità più bella del mondo, del mito toscano tanto sbandierato.
Con l’accorpamento delle Asl toscane, si apre, di fatto, lo scenario – ci dicevano stamattina – di un treno di esuberi per cui il personale distribuito sul territorio a breve sarà letteralmente decimato; non verrà sostituito; creerà ancor più problemi di erogazione dei servizi richiesti dai cittadini. Spariranno, a livello toscano, 850 medici e più di 1200 operatori del comparto: ad essi si aggiungeranno più o meno altre 200 unità che raggiungono i limiti di età sufficienti per la pensione. E tutti questi posti, rimasti vuoti, lo resteranno per almeno due anni. A Pistoia dovremmo avere un’uscita di circa 30-40 medici e, più o meno, di 60-70 infermieri. Quale futuro, allora, per l’Asl 3, che sta per andare sotto commissariamento in attesa di dismissione/accorpamento o quel che diavolo sarà?

Ma la domanda ulteriore che l’intersindacale si poneva, era anche un’altra: con queste grandi manovre, il Granduca sarà in grado di grattare 200milioni dalle pareti già disoleate del barile-sanità? O tutto questo è solo un vantaggio apparente e sulla carta, prima di poter arrivare a dama e giungere a regime con qualche economia? Nel frattempo la popolazione toscana continua a invecchiare e le prestazioni continuano a ridursi sempre più drammaticamente, perché – è stato ribadito più e più volte – accentrare i servizi in eccellenze di area universitaria (per Pistoia, Careggi) non è assoluta garanzia di successo, sia sul versante risparmio che su quello prestazioni da rendere ai pazienti.
Un vero pasticcio, insomma, che angoscia i medici ospedalieri (sempre più stressati, come abbiamo letto anche in questi giorni, da richieste sempre più pressanti: vedi), ma che è destinato a preoccupare, ancor molto di più, i poveri cittadini toscani o presi in giro da una politica tanto sprecona prima, quanto oggi virtuosa – ma sempre e solo a danno dei servi della gleba.
Manzoni avrebbe detto: ma «Così va il mondo, o almeno così andava nel secolo decimosettimo!». E pensate soltanto alla beffa: che, mentre ai toscani si chiede di tirare cinghia, e magari stringersi perfino il cappio, i “signori del vapore” (peraltro di sinistra: e quindi democratici e popolari…) progettano – ma questo da tempo, a quanto si dice e ci dicono – di acquisire Villa Ragionieri (proprietà La Fondiaria o sbagliamo…?) di Sesto Fiorentino.
Siamo maliziosi? Forse. Ma è come se qualcuno, che ha un sacco di debiti in casa, pensasse di vendere l’auto di famiglia – che ancora va bene e può girare – per comprare, a uso, un Suv. Ma non di quelli della Dacia…
P.S. – Se Villa Ragionieri non c’entra per nulla, scusateci. Abbiamo sbagliato. Ma sbaglia anche il prete dall’altare…
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2 thoughts on “«TAGLIAMO LA SANITÀ. TUTTA, COSÌ SI RISPARMIA»”