È ovvio che a Pistoia nessuno – né in procura né in tribunale – ha mai letto una riga di quello che abbiamo scritto. Ma soprattutto è ovvio che nessuna seria indagine, degna di tale nome e rispettosa del vero e del giusto, è mai stata svolta
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October 03, 2022 • October 03, 2022

Così parlò Zarathustra sarebbe la giusta cifra per illustrare il modus operandi (traducételo per l’avvocata Elena Giunti che non sa il latino) della procura e del tribunale di Pistoia, quella specie di inespugnabile Castel del Monte nel quale pubblico ministero, sostituti e giudici fanno quello che credono e lo usano come vogliono.
Così parlò Zarathustra mostra alla perfezione anche l’importanza che viene data a un certo mai-stato comandante dei vigili di Agliana, l’ottimo dottor Andrea Alessandro Nesti, particolarmente caro ai signori delle nostre vite forse perché, come ho detto ieri, costui è stato Vpo, vice procuratore onorario in aula dal 2002 al 2005 e, per solidarietà di casta, è benvisto dai suoi ex-colleghi togati e, per contiguità, anche da quelli che non lo hanno avuto intorno in quanto giunti dopo il 2005 a Pistoia, dove però vige la famosa frase – una volta studiata e usata per il Confetto Falqui – «basta la parola» – specie se tale parola suona, per fare un esempio a caso, come Turco o Agnelli o Hitachi o anche Nesti.
L’ex Vpo benvisto in procura, nelle sue tremilaseicento querele sparate a mitragliatrice contro di noi (tutte accolte dalla santa inquisizione pistoiese e perlopiù senz’altra prova che le dichiarazioni del Nesti stesso…), ha anche presentato vari certificati medici attestanti il suo precario stato di salute. Ad Agliana è cosa ovvia e normale: guardate anche i certificati farlocchi del sindaco Benesperi, già ammalato di epigastralgìa e diarree varie già da molto prima delle accuse che Luca Gaspari ha preso come oro colato…
Ed ecco come ha reagito il sostituto Claudio Curreli – o Terra Aperta per accoglienza migranti irregolari, o capo scout, o magistrato penale nello stesso tribunale in cui opera anche la moglie Nicoletta Maria Curci e in materie affini alle sue) dinanzi ad una delle querele nestiane, che ne aggiornava una precedente con una nuova infamante appendice.
Leggete con attenzione l’ordine dato da Curreli, con facoltà di subdelega, ai carabinieri di Agliana per le indagini.
Al primo posto Curreli chiede che i carabinieri facciano indicare chiaramente al Nesti i contenuti diffamatori che lui stesso lamenta.
È logico pensare – visto che Nesti in ogni sua espressione esonda e straborda con facilità – che Curreli sia in difficoltà a estrapolare, dal magma eruttato, le espressioni diffamatorie che Nesti non ha sufficientemente messo a fuoco.
Al secondo posto Curreli invita il mai-stato comandante e fu-Vpo, a fornire documentazione medica che attesti lo stato di ansia di cui soffre per le vicende che lo vedono coinvolto e indichi il nome del medico dal quale è in cura: e fin qui nichts zu sagen, niente da dire.
Ma il meglio è l’ultimo passo o, in metafora, il cosiddetto boccone del prete: sentire il medico (di cui alla lettera b del punto 1) dal quale è in cura la p.o. (persona offesa – n.d.r.) affinché riferisca se il Nesti gli ha mai riferito che lo stato di ansia di cui soffre è stato cagionato anche dai ripetuti articoli diffamatori che lo riguardano pubblicati sul giornale online Linea Libera a firma del direttore Edoardo Bianchini e dal giornalista Alessandro Romiti.
Che fa Curreli? Suggerisce una strategia di assalto a Linea Libera? Vuole forse stimolare quel certo aspetto per sostenere, poi, in aula, il nesso causale della malattia psichica come generata da gentaglia come noi? Pensa forse, per personale superbia nel volerci insegnare il giornalismo alla Montanelli, che tutto il modus operandi del mondo sia esemplato su comportamenti peraltro usuali nel suo ambiente di lavoro al terzo piano di Piazza Duomo 1?
Curreli, nell’impartire ordini ai carabinieri, dà già generosamente come diffamatorii gli articoli su Linea Libera a firma del direttore Edoardo Bianchini e dal giornalista Alessandro Romiti.
Un mirabile esempio, si direbbe, di terzietà e imparzialità. Ma soprattutto di rispetto nei confronti degli indagati che, ammesso (ma non concesso) che siano davvero dei diffamatori, lo saranno non dopo il giudizio sommario di certi frettolosi sostituti e di un giudice come Luca Gaspari che nega l’evidenza; ma solo alla fine del terzo grado di giudizio e oltre. Cioè dinanzi alla Cedu, la corte europea dei diritti umani.
È ovvio che a Pistoia nessuno – né in procura né in tribunale – ha mai letto una riga di quello che abbiamo scritto. Ma soprattutto è ovvio che nessuna seria indagine, degna di tale nome e rispettosa del vero e del giusto, è mai stata svolta da chi ha raccolto carte inutili o errate, e ha espresso giudizi a gratis (vedi ieri il Panarello).

All’intouchable Nesti viene chiesto di tutto in maniera diretta o per interposti carabinieri. È innocente e perseguitato dopo avere usurpato per 15 anni un posto pubblico di cui non era titolare. Lo aveva detto il Tar della Toscana, ma nessuno lo ha rimosso (privilegiato della sinistra aglianese) e gli si crede a prescindere, qualunque vomito erutti.
Noi, laidi giornalisti diffamatori, rei di narrare troppa verità storicamente provata, non siamo mai stati interpellati perché ritenuti colpevoli di tutto ancor prima di scrivere: non per nulla la moglie del Nesti ci definiva, con leggiadre parolette, maiali stercorarii e maiali subinfeudati (e altro). Espressioni di stima, secondo il sostituto Luigi Boccia, il cittadino italiano che aveva residenza in una casa senza porte e senza finestre; il genio dell’accusa della Comunità Montana di Pistoia.
E tutto ciò che è stato prodotto e pubblicato da noi, in materia di documenti ufficiali, ha fatto, nelle provvide mani di Claudio Curreli, la fine che quel medesimo sostituto fece fare al fascicolo che avrebbe scagionato sùbito padre Fedele Bisceglia dall’infamante accusa di violenza sessuale a una monaca: è finito nel cestino. Non era né comodo né funzionale.
Domani vi mostrerò come sono proseguite le “indagini” sui malanni del Nesti. Vedere i documenti, per noi di Linea Libera, contrariamente all’uso e costume della procura nostrale, non è semplicemente importante: è fondamentale.
Così parlò Zarathustra. A domani.
Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.info]
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