TESI GROUP: PSICODRAMMA BIANCOROSSO, NATALE SENZA SERENITÀ

Senz’anima...? [foto Elisa Maestripieri]
Senz’anima…? [foto Elisa Maestripieri]
PISTOIA. Questa che vi apprestate a leggere, cari amici dei canestri, è in verità la seconda stesura del pezzo che riguarda la nostra amata Giorgio Tesi Group. Si intuiva fin dalla sirena finale di domenica sera, infatti, che sarebbero state sufficienti poche ore di attesa per vedere muoversi qualcosa. Nonostante questo, la rabbia per quei 40 minuti osceni di gioco era tale che ho fatto la prima stesura tra la notte della domenica ed il lunedì mattina. Era un articolo molto polemico, lo ammetto, ed il motivo principale della mia rabbia non era costituito solo nel risultato della partita e dallo spettacolo, francamente scandaloso, a cui siamo stati costretti ad assistere, la rabbia emergeva nel ripensare a tutte quelle volte in cui qualcuno ha inteso negare l’evidenza dei limiti della squadra.

Tornava alla mente, infatti, quel “non siamo alieni” proferito da Moretti in sala stampa al termine della partita vinta con Roma, che, confrontato con l’evidenza di molte partite in cui tutti abbiamo visto qualsiasi lungo avversario maltrattare, quasi violentare, i nostri sotto canestro, faceva ribollire il sangue nelle vene, ancor di più al termine di una partita in cui Harper, fino al giorno prima onesto signor nessuno di Avellino, aveva giocato, guarda caso, la miglior partita della propria stagione. Aver assistito, poi, all’ennesimo grottesco colpo di teatro di Linton Johnson, ad inizio partita, col suo siparietto da dentro-fuori dal quintetto base e relativo screzio col coach, è stato francamente intollerabile.

La grossa arrabbiatura è stata stimolata anche dallo stesso Maltinti, al quale, con immutata stima ed affetto, mi permetto di suggerire quantomeno una valutazione di opportunità nel pronunciare certe parole a persone che, come lui, seguono da decenni le sorti della pallacanestro pistoiese. Polemizzare con alcuni tifosi storici di curva, infatti, non sembra il modo più logico di affrontare qualche critica, forse ingenerosa, ma sicuramente fisiologica visto il verdetto del campo. Del resto Maltinti è sempre stato chiaro, lo ricordo affermare che il tifoso pistoiese non deve aspettarsi di assaggiare il caviale, ma al massimo una rosticciana.

Il problema è che, dopo lo scontro con Avellino, è legittimo interrogarsi sulla qualità della carne in tavola. Per carità, il concetto è ampiamente condivisibile, ma mi sento di sottoscrivere lo status di Cioppa, che, da persona ironica ed intelligente quale è, sui social ha ribadito che, dal momento che quest’anno sembra che la rosticciana biancorossa sia “tutto osso e niente ciccia”, Maltinti avrebbe fatto meglio ad arrabbiarsi con chi ha deciso di comprare quella carne e non col tifoso che si trova tra le mani un piatto scadente.

Questo il senso dell’articolo originale, più o meno. Oggi, lo scrivo con grande onestà, la rabbia è molto scemata. Il susseguirsi delle notizie del lunedì e del martedì, infatti, hanno quantomeno dimostrato che il re è nudo. Si può dibattere sulla logica di una squadra costruita prevalentemente sul gioco perimetrale, ma certo si sono palesati nei mesi dei limiti talmente grossi che era oggettivamente impossibile continuare a minimizzare o ad esprimere fiducia a prescindere.

Ammesso che non si sia alieni, infatti, certo è che un centro come il Presidente non poteva dare quello che è richiesto dalla logica con cui è stata costruita la squadra. Tagliato Johnson, dunque, sarà necessario riuscire a trovare un giocatore meno attento alla propria immagine, al proseguimento della propria carriera ed al proprio passato glorioso con cui però non si vincono le partite di oggi. Sarà quindi necessario individuare un giocatore più giovane, meno arrogante e che sappia fare il proprio lavoro mettendo tutto se stesso nella causa. L’operazione, ovviamente, a fine dicembre non è delle più semplici. Nelle ore passate è circolato il nome di Moore, ma il lungo americano ex Caserta, rescisso il contratto con Venezia, ha preferito tornare negli States. In verità nel momento in cui scrivo mi è giunta voce che il prof. Cantilena si prepara agli straordinari per visitare un americano preso a gettone per le partite contro Reggio Emilia e Pesaro, ma il riserbo sul nome è totale.

Un paio di riflessioni, a questo punto, si impongono. Non è un mistero che l’allontanamento di Johnson sia dovuto a motivi disciplinari, ovverosia ad atteggiamenti gravemente irrispettosi nei confronti dell’allenatore. Questo giustifica, ovviamente, la decisione della società a prescindere da qualsiasi valutazione tecnica. Tra l’altro, non è un mistero che molti giocatori dovrebbero trovare giovamento, almeno così pare, dal taglio di un soggetto completamente estraneo al gruppo, ed in questi senso è lecito attendersi qualche segnale dai ragazzi fin dalla trasferta di Reggio Emilia. Tradotto in termini semplici, se era lui un problema adesso tutti hanno meno scuse sul piano del rendimento. C’è un aspetto che, però, non va sottovalutato.

Come tutti gli appassionati sanno, pur operando con pochissimi mezzi a disposizione la dirigenza, molto correttamente, nel mercato estivo si riserva sempre un piccolo tesoretto da spendere in caso di emergenza. Un tesoretto che non può essere, ovviamente, troppo sostanzioso. Nel momento in cui scrivo Linton Johnson è tecnicamente “sospeso”, che in parole povere significa che la dirigenza sta cercando di trovare una soluzione che permetta la risoluzione consensuale del contratto, pena esser costretti a tagliare il giocatore per pagarlo fino a maggio. Vada come vada, certamente l’operazione non sarà indolore per le casse societarie. Ecco, prima della “sospensione” di Johnson si scontravano tre correnti di pensiero tra gli appassionati. La prima era quella di chi non avrebbe operato sul mercato per non disperdere risorse, visto che la situazione di Caserta, zero vittorie in undici partite, non pone almeno per il momento molta preoccupazione in chiave salvezza.

Le altre due, invece, erano quelle di coloro che sarebbero voluti tornare sul mercato, sia perché di Caserta è bene non fidarsi, sia perché un campionato giocato così male avrebbe potuto danneggiare il grande feeling tra la città e la società biancorossa, tuttora molto saldo visti anche i costanti sold out al botteghino. Alcuni., io tra questi, avrebbero voluto puntare su un lungo da affiancare al Presidente, magari tagliando uno di quegli esterni americani che troppo spesso sembrano pestarsi i piedi tra loro. Altri, invece, avrebbero preferito non snaturare la filosofia della squadra andando a cercare un esterno con più punti nelle mani e con maggiori capacità di leadership.

Paolo Moretti [foto Elisa Maestripieri]
Paolo Moretti [foto Elisa Maestripieri]
Ahimè, l’allontanamento di Johnson ribalta completamente il piano del ragionamento. Ad oggi, infatti, i pochi soldi servono non per aggiungere qualcosa, ma per sostituire un tassello di un mosaico che comunque finora non è piaciuto granché.

In questo senso, è molto interessante quel che raccontano i bene informati. Pare, infatti, che Moretti abbia chiesto un particolare sforzo alla dirigenza per sostituire anche Magro. I nomi che circolano li sapete già tutti: Bruttini, svincolato da Forlì per le note vicende societarie, ed Amoroso, che sui forum viene segnalato come testa calda ma potenzialmente interessante.

Tutto questo, merita ricordarlo, mentre stiamo preparando la trasferta di Reggio Emilia il 26 dicembre e ci apprestiamo a ricevere Pesaro il 29, per quella che fino a ieri era forse l’unica partita da vincere in scioltezza ed oggi sembra diventata l’ennesimo rebus complicato da risolvere.

Insomma, non un momento tra i più felici. La vena polemica mi stimolerebbe nel domandare il nome di chi ha voluto a Pistoia questi giocatori, ma sarebbe esercizio sterile visto che tutti già conosciamo la risposta. Vorrei anche chiedere conto a quel dirigente che in estate mi disse che il budget era risicato, ma si sarebbe investito comunque in maniera molto importante per trattenere il coach che dava ampie garanzie. Sul fatto che Moretti sia uno che sa quel che fa nessuno nutre dubbi, col senno del poi però merita riflettere sul fatto che Paolo non può comunque mettersi i pantaloncini e scendere in campo e quindi forse, al di là dei meriti innegabili, è giunto il momento di ridimensionare il ruolo del coach e di investire meglio su chi poi deve segnare i canestri.

La delicatezza del momento, però, mi suggerisce di non insistere su questa linea e di raccontare invece della bella iniziativa svoltasi domenica a Fognano, dove una cinquantina di tifosi storici della palla a spicchi si sono ritrovati per un momento di aggregazione che è voglia di basket. Un pranzo che non ha portato molta fortuna, ma che può essere considerato un bel segnale per la società. Tra i commensali, infatti, almeno due generazioni di tifosi (dovrei scrivere tre generazioni, in verità, ma rischio di offendere qualcuno) che, se considerati assieme ai giovani della Baraonda Biancorossa, sono il segno tangibile del radicamento della passione per la palla a spicchi nella nostra città. Al di là degli screzi e delle delusioni per una partita persa, questo è un patrimonio di amore per il basket su cui il Pistoia Basket potrà sempre contare.

Un raggio di sole, insomma, che permette di confidare nel fatto che il bel tempo non tarderà a tornare sul PalaCarrara.

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