Non una perla del Bartolomei da commentare, non una prerogativa da consigliere comunale drammaticamente rivendicata da chicchessia, nemmeno una garanzia a caso chiesta dalla maggioranza, nulla di nulla, una noia assoluta.
Non resta che scrivere del campo, dunque, Anche qui il pezzo non mi decolla, però, ci sono infatti solo due banalità da proporre.
La prima è che anche questo nostro amatissimo giochino sa essere – per fortuna raramente e solo a certe condizioni – uno schifo assoluto. Esclusi i tifosi presenti a Pesaro, che, come in tutte le partite fuori casa, hanno vissuto la giornata con una percezione della trasferta necessariamente alterata da mille fattori, alzi la mano chi si è seriamente divertito. Alzi la mano chi non ha pensato di aver visto una delle partite più brutte della propria vita.
In questo senso, provocatoriamente ma nemmeno troppo, a volte viene sinceramente da chiedersi per cosa ci stiamo dannando l’anima. Lo scrivo senza pensare a nessuno in particolare e sperando di non mancar di rispetto a nessuno, merita versare tutto questo sudore per il mantenimento di una lega infarcita di tutti questi mezzi americani? Davvero non risulta più gradevole – agli occhi dell’appassionato – una LegaDue con due Usa e tanti giovani da coltivare? A volte, sinceramente, me lo chiedo davvero.
In trasferta, fino a martedì sera, segnavamo 65 punti di media. A Pesaro, alla fine di una vera e propria sagra del tiro al ferro, ne sono stati sufficienti 59.
Punteggi da minibasket, lasciatemelo dire. L’ultima volta che ho visto un primo quarto chiudersi sul 7-13 – sette punti segnati dai padroni di casa in dieci minuti, ma ci rendiamo conto del dato? – avevo dieci anni meno ed ero alla guida di un gruppo di ragazzini nati nel 1995 o 1996, di preciso non ricordo. Giocavamo alla palestrina di Montoliveto, non al PalaCarrara o all’Adriatic Arena.
Pazzesco. Gli ultimi due minuti in cui, dal più dieci siamo andati vicinissimi a perdere, sono un qualcosa che si spera di non vedere mai più, almeno per questa stagione.
Detto questo, ecco la seconda banalità. I due punti strappati a Pesaro sono di una tale importanza, in ottica salvezza, che qualsiasi altra considerazione – ovvero tutto quello che ho appena scritto – lascia il tempo che trova.
All’Arena abbiamo probabilmente messo una serissima ipoteca sulla salvezza, visti anche i risultati dagli altri campi. La strada è ancora lunga, ma dopo una vittoria del genere anche la sfida contro la corazzata Reggio verrà affrontata con un altro spirito.
Una certezza ce l’abbiamo, Vincenzo Esposito. Non è infallibile il nostro coach, ma sfido chiunque a fare meglio con un Petteway ed un Roberts nel ruolo di “cecchini”.
Sfido ad indicare chi avrebbe potuto fare meglio, anche tra i colleghi più esperti e blasonati di Vincenzino. Chapeau, ancora una volta!
Dunque, Reggio Emilia. Chi mi conosce sa che sono una persona che non dimentica cose poco gradevoli. Scrivi Grissin Bon e non può che tornarti alla mente un furto colossale, quello della scorsa stagione al PalaCarrara, con tanto di manfrina di Stefano Gentile e doppia espulsione di Lombardi e Preston Knowles. Una grande battaglia decisa dai tre uomini in grigio, mi si perdoni la schiettezza ma andò esattamente così.
In linea teorica non c’è partita, ma tra le mura amiche è doveroso provarci. Il ricordo dello scorso anno, spero, sarà uno stimolo in più. Forza ragazzi
[Luca Cipriani]
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In totale accordo non vincerebbe nemmeno Pat Riley come siamo modesti negli anni 90 con questi qui zero vittorie. Di una cosa sono contenta di aver vinto contro Piero Bucchi che a Rai Sat dichiarò dopo gara quattro con Brindisi qui non si può parlare…Se avessimo conquistato noi la promozione a Brindisi si usciva il giorno dopo Presuntuoso