TOSCANA. LE AREE DISAGIATE E IL PIANO SANITARIO GIÀ SCADUTO

Piot Pacini di San Marcello P.se
Agli altri un ospedale, a San Marcello solo e soltanto un Piot. E le veline parlano di successi della sanità pistoiese!

SAN MARCELLO-MONTAGNA. Le recenti attività del Crest, la Rete dei Comitati e dei Movimenti Toscani in Difesa della Sanità Pubblica, documentati puntualmente da Linee Future, hanno permesso di scoprire realtà italiane simili alla Montagna Pistoiese e al suo bistrattato ospedale, una volta eccellenza della sanità della provincia di Pistoia.

I componenti del associazione toscana che annovera fra le sue file la Zeno Colò e il gruppo delle “Pettorine” è reduce dalla trasferta ad Amatrice sulla montagna del reatino (vedi), dove una trentina di sindaci – presente anche Luca Marmo Sindaco di Piteglio – provenienti da zone considerate a torto dalla politica dei numeri marginali, si sono riuniti per far fronte comune contro le politiche dei tagli che si stanno abbattendo ovunque soprattutto nel comparto sanitario.

La battaglia di questi sindaci in difesa della sanità delle proprie zone ha prodotto i primi frutti:

Acquapendente, Subiaco, Amatrice, tre località del Lazio, sono state inserite con altrettanti e recenti decreti regionali, tra le aree disagiate montane alle quali spetta un presidio ospedaliero con un vero Pronto Soccorso e relativi reparti previsti dalla normativa come ribadito, ad agosto di quest’anno, dalla Conferenza Stato-Regioni, con il recente regolamento concernente la “Definizione degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all’assistenza Ospedaliera” (scarica: Standard assistenza ospedaliera)

Di particolare rilievo il seguente punto 9.2.2. che regola le specifiche e le dotazioni dei presidi ospedalieri delle zone particolarmente disagiate.

9.2.2 Presidi ospedalieri in zone particolarmente disagiate

Sono presidi ospedalieri di base che le Regioni e provincie Autonome di Trento e Bolzano possono prevedere per zone particolarmente disagiate in quanto definibili, sulla base di oggettive tecniche di misurazione o di formale documentazione tecnica disponibile, distanti più di 90 minuti dai centri hub o spoke di riferimento (o 60 minuti dai presidi di pronto soccorso) superando i tempi previsti per un servizio di emergenza efficace. Per centri hub e spoke si intendono anche quelli di regioni confinanti sulla base di accordi interregionali da sottoscriversi secondo le indicazioni contenute nel nuovo Patto per la salute 2014 -2016.

Tali situazioni esistono in molte regioni italiane per presidi situati in aree considerate geograficamente e meteorologicamente ostili o disagiate, tipicamente in ambiente montano o premontano con collegamenti di rete viaria complessi e conseguente dilatazione dei tempi, oppure in ambiente insulare.

Nella definizione di tali aree deve essere tenuto conto della presenza o meno di elisoccorso e di elisuperfici dedicate.

In questi presidi ospedalieri occorre garantire una attività di pronto soccorso con la conseguente disponibilità dei necessari servizi di supporto attività di medicina interna, di chirurgia generale ridotta. Sono strutture a basso volume di attività con funzioni chirurgiche non prettamente di emergenza, con un numero di casi troppo basso per garantire la sicurezza dei ricoveri anche in relazione ai volumi per il mantenimento dello skill e delle competenze e che incidono pesantemente sulle tipologie di investimento richieste dalla sanità moderna, devono essere integrati nella rete ospedaliera di area disagiata e devono essere dotati indicativamente di:

  • un reparto di 20 posti letto dì medicina generale con un proprio organico di medici e infermieri;
  • una chirurgia elettiva ridotta che effettua interventi in Day surgery o eventualmente in Week Surgery con la possibilità di appoggio nei letti di medicina (obiettivo massimo dl 70% di occupazione, dei posti letto per avere disponibilità dei casi imprevisti) per i casi che non possono essere dimessi in giornata;
  • la copertura in pronta disponibilità, per il restante orario, da parte dell’equine chirurgica garantisce un supporto specifico in casi risolvibili in loco;
  • un Pronto soccorso presidiato da un organico medico dedicato all’Emergenza-Urgenza, inquadrato nella disciplina specifica così come prevista dal D.M. 30.01.98 (Medicina e Chirurgia d’Accettazione e d’Urgenza) e, da un punto di vista organizzativo, integrata alla struttura complessa del DEA di riferimento che garantisce il servizio e l’aggiornamento relativo.
  • È organizzata in particolare la possibilità di eseguire Indagini radiologiche con trasmissione di immagine collegata in rete al centro hub o spoke più vicino, indagini laboratoristiche In pronto soccorso. È predisposto un protocollo che disciplini i trasporti secondari dall’Ospedale di zona particolarmente disagiata al centro Spoke o Hub.

È prevista la presenza di una emoteca. Il personale deve essere assicurato a rotazione dall’ospedale hub o spoke più vicino.

Il logo del Crest
Il logo del Crest

Tutte cose che si trovano e funzionavano all’ospedale Pacini fino al 2012, prima della famosa riorganizzazione spacciata in maniera irriverente come potenziamento.

Possibile che ad Acquapendente, Subiaco e Amatrice venga riconosciuto lo status di aree disagiate montane e non sia altrettanto per le aree Toscane come Pitigliano, la Montagna Pistoiese, l’Isola d’Elba, il Casentino, la Lunigiana, la Garfagnana ed altre, che hanno stesse caratteristiche e che dovrebbero pertanto avere anche gli stessi diritti e le stesse tutele sanitarie.

Nella prossima conferenza dei Sindaci della Provincia di Pistoia verranno evidenziate questi aspetti per niente secondari?

Alcuni link sul riconoscimento di aree disagiate dei presidi del Lazio:

Oggi, 4 novembre, il Crest sarà al capezzale della Sanità Toscana con un presidio di fronte al Consiglio Regionale dove è in approvazione il Piano Sanitario Regionale 2012- 2015.

Il piano se approvato scadrà a fine anno e rappresenterà il “condono tombale” delle azioni preventivamente fatte dalla Regione/Asl con semplici delibere di giunta, come la 1235 del 2012.

In un paese in cui niente va è e, se va, va a rovescio, è del tutto normale che delibere e atti normativi vengano emanati prima delle linee guida che li dovrebbero disciplinare.

Avviene invece il contrario dove le linee guida accolgono e sono scritte in base a quanto fatto – magari da volenterosi e fraternamente cristiani direttori generali che anticipano e aprono le vie del Signore (quello che si chiama, beninteso, Enrico Rossi).

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