
PISTOIA. Sotto il porticato del Liceo Classico Forteguerri si sono riuniti in tanti, più di duecento, tutti allievi di Vasco Gaiffi, tutti liceali dagli anni 60 al 1992, quando il professore ha lasciato l’insegnamento.
Oggi, 7 giugno, il professore compie 90 anni, un traguardo importante in omaggio al quale alcuni ex allievi avevano organizzato l’evento da Facebook-Vasco Gaiffi fanciullini semper.
I muri della scuola, al Forteguerri, sono lindi, impeccabili, ma per tutti quelli che erano lì trasudano ricordi, emozioni, nostalgia.
Ha parlato il professor Roberto Fedi. Poi Giovanni Capecchi ha ricordato il suo professore d’italiano, la sua bravura che lo ha spinto a seguirne le orme; Monica Menchi ha letto un brano dal De Senectute di Norberto Bobbio, di cui fanno parte le parole che seguono:

«Mentre il mondo del futuro è aperto all’immaginazione, e non ti appartiene più, il mondo del passato è quello in cui attraverso la rimembranza ti rifugi in te stesso, ricostruisci la tua identità, che si è venuta formando e rivelando nella ininterrotta serie dei tuoi atti di vita, concatenati gli uni con gli altri, ti giudichi, ti assolvi, ti condanni, puoi anche tentare, quando il corso della vita sta per essere consumato, di fare il bilancio finale.
«Bisogna affrettarsi. Il vecchio vive di ricordi e per i ricordi, ma la sua memoria si affievolisce di giorno in giorno.
«Il tempo della memoria procede all’inverso di quello reale: tanto più vivi i ricordi che affiorano nella reminescenza quanto più lontani nel tempo gli eventi. Ma sai anche che ciò che è rimasto, o sei riuscito a scavare in quel pozzo senza fondo, non è che un’infinitesima parte della storia della tua vita. Non arrestarti. Non tralasciare di continuare a scavare.
«Ogni volto, ogni gesto, ogni parola, ogni più lontano canto, ritrovati, che sembravano perduti per sempre, ti aiutano a sopravvivere».

“Sono ancora qui” dice Bobbio all’inizio di un capitolo del suo scritto, e anche il professor Gaiffi è qui e ci sarà per molti molti anni, presente nel cuore e nella mente di quanti lo hanno conosciuto.
Quando è stato il momento di prendere la parola, il professore ha ringraziato tutti per il gentile invito: «Mi avete chiamato e io sono venuto».
E poi: «Non crediate al detto memoria minuitur nisi eam exerceas, che la memoria diminuisce se non viene esercitata… Non è sempre vero”.
Le sue parole, accompagnate dall’inconfondibile gesto di porgere qualche briciola preziosissima, hanno risuonato nell’aula gremita, come quelle di un tempo: pacate, misurate e lievemente ironiche, di quell’ironia saggia di cui Vasco Gaiffi ha fatto il suo stile. Ineffabile e inimitabile.
Lunga vita, professore!
[Paola Fortunati]
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