veterocomunisti nostalgici. CARO AMICO RENATO, MI MANCHI

AGLIANA. Virgilio Dominici è un lettore speciale, un vetero-comunista ultra-stagionato e di ferro, autenticamente nostalgico, che ci segue attentamente. Dunque è con piacere che pubblichiamo questa sua emozionata memoria sulla figura dell’ex Sindaco Prof. Renato Risaliti.

Chi scrive, non ha avuto una conoscenza diretta del politico aglianese, ma può ribadire che quella classe di politici – appartenenti all’età della prima repubblica – è davvero da rimpiangere, proprio per la classe espressa nelle loro azioni che erano sempre accompagnate dalla forma, che in politica non è solo eleganza, ma è anche sostanza.

Ricordate le ciabatte del segretario Aveta (l’hanno vista anche ad Agliana, non solo a Lamporecchio) o le scarpe aperte della Prefetta Zarrilli?

Questa la lettera di ricordo del Prof. Risaliti:

Caro Renato,

insieme ad altri amici dovevamo trovarsi alle ore 10,00 alla Biblioteca San Giorgio di Pistoia per continuare il discorso lasciato sospeso il venerdì precedente al bar Grazia di Quarrata, riguardo il voto da esprimere per eleggere il Presidente della Regione Toscana.

In quell’occasione mi desti una lezione di cultura amministrativa che poco condividevo.

Uno degli amici ti chiese come mi avevi conosciuto per essere tanto accanito nei miei confronti.

Moro al mare in giacca e cravatta

Con poche parole gli raccontasti la nostra storia. Il giorno che rientrasti a casa dall’Unione Sovietica, fui il primo ad essere salutato. Era muratore, ristrutturava l’appartamento in attesa del mio ritorno.

Poche volte ci vedemmo nel territorio, andai a Napoli per completare gli studi. Al mio ritorno ero insegnante e frequentavo la Federazione del Partito Comunista di Pistoia, avevo altri amici. Avrebbe continuato a raccontare ma non poteva ricordarsi alcuni particolari.

Come attivista della sezione del PCI di San Michele, collaborai alla campagna elettorale alle elezioni amministrative del 1970 per farlo eleggere consigliere comunale.

Il Sindaco Giuntoli Dante lo nominò Assessore alla Cultura e con il suo Assessorato ad Agliana prese vita la prima biblioteca Comunale in via della Libertà, nel mese di dicembre 1971.

Ero dipendente dell’Amministrazione Comunale. Ci trovammo nuovamente in quell’occasione, assieme a Ivan Cecchi. Eravamo a catalogare i libri e allinearli negli scaffali in attesa del giorno dell’inaugurazione, e da persona esperta ci suggeristi come disporli.

Da attivista del Partito Comunista andavi a fare le riunioni di caseggiato, molto in uso a quei tempi, conoscevi volti i nuovi di Agliana. La popolazione Aglianese, aveva voglia di crescere e te come giovane Assessore eri diventato l’uomo politico di confronto.

Enrico Berlinguer, un esempio di grande capacità e stile

Un giorno mi invitasti nel tuo ufficio chiedendomi perché le strade del centro cittadino ad ogni acquazzone si allagano. Si allagavano via Fratelli Cervi, via Salcetana, via Palaia, Matteotti, Puccini, Magni e via della Libertà. 

Ti feci capire per togliere l’acqua da quelle strade non si poteva noleggiare tutte le volte una macchina operatrice, il Comune doveva dotarsi di attrezzature per affossare tutte le fosse di sgrondo iniziando dal fosso Settola e i suoi collettori e di avere la pianta organica efficiente. Uno scavatore, un camion.

Trascorsero pochi mesi, nel piazzale del cantiere c’era una Ford nuova il meglio che mercato offriva a quei tempi.

La legislatura successiva 1975/1980 il popolo di Agliana ti elesse Sindaco. Un giorno mi portasti una lettera per prelevare un camion nuovo alla concessionaria dell’Iveco di Cantagrillo.

Appena giunsi con quel camion nuovo, in piazza del Comune, lo inaugurammo. Salisti in cabina al mio fianco, percorremmo alcune strade del Paese, parlavi, eri soddisfatto per aver acconsentito alle mie richieste. In quei cinque anni della tua Amministrazione il Comune di Agliana da semplice paese, passò a cittadina.

Furono i cinque anni della tua Amministrazione a realizzare i servizi necessari alle famiglie. Acquedotto, metanodotto, scuole, case popolari.

Per l’acquedotto la tua Amministrazione impiegò molte energie per mettere in moto le tre pompe del depuratore. L’azienda Municipalizzata, l’A.M.A.G. da poco costituita, non aveva organico, contro la mia volontà, mi comandasti di metterlo in funzione.

Capiì dopo il motivo. Ci voleva una persona con i requisiti e disponibile. L’impianto di depurazione non era automatico e per farlo funzionare a tutela della salute dei cittadini, era necessaria la presenza dell’operatore per 24 ore.

Ero il Presidente del Consiglio di Istituto della Scuola Media, rimanemmo chiusi nel tuo ufficio una mattina intera. Ti chiedevo aiuto per avere ad Agliana la scuola media superiore, gli era stato assegnato un altro luogo.

Mi mettesti a disposizione la sala del Consiglio Comunale per l’assemblea dei genitori, del Consiglio di Istituto e del Consiglio di Distretto Scolastico per deliberare l’apertura dell’anno scolastico con la scuola commerciale nel nostro territorio. Quella scuola, media superiore, oggi si conosce come Istituto Capitini, un fiore all’occhiello per Agliana.

Successivamente fosti eletto in Consiglio Provinciale e nominato Assessore alla Cultura. Al termine di quella legislatura andasti ad insegnare alla facoltà universitaria di Firenze. Ci perdemmo di vista per la seconda volta fino all’età della pensione.

Nel 2008 in occasione del 60° anniversario della costruzione del Circolo La Scintilla, ti chiesi di scrivere per quella Associazione il secondo libro, “Storia del Circolo La Scintilla”, il primo “Un circolo – Una Storia” era stato scritto degli studenti della classe 3C della Scuola Media Bartolomeo Sestini di Agliana.

Da allora la nostra amicizia, giorno dopo giorno si è sempre rafforzata.

Qualche anno dopo, un giorno ti dissi che anch’io avevo scritto un libro. La mia storia e quella della mia famiglia dal titolo “Ho imparato a nuotare con una zucca”.

La notizia che ti detti, ti rese curioso, leggendolo capisti lo sforzo che avevo fatto per comporlo.

Nel 2015 partecipai al concorso diaristico a Pieve Santo Stefano , assieme andammo a ritirare il premio.

In quell’occasione volevo farti conoscere ai componenti della Giuria, ma preferisti rimanere dietro le quinte. Una giovane signora invano ti corteggiò per tutto il tempo della manifestazione.

Durante il pranzo quella signora venne da me a chiedere chi fosse quell’uomo biondo di bell’aspetto in mia compagnia dicendo quell’uomo è dotato di tanta intelligenza.

Gli amici ascoltarono in silenzio il nostro racconto.

Caro Renato durante la settimana più volte ci vedevamo al bar, alla Casa del Popolo Scintilla, al bar Giulia, al bar di fondo la tua strada, in Biblioteca oppure all’Esselunga. Per qualche ora seduti al tavolo, si parlava di politica e di realtà, eri sempre aggiornato. Per me erano lezioni di storia che tanto ti appassionava. Non passava giorno ci sentivamo per telefono per un confronto. Scrivevi in continuazione, era la tua passione. Ogni pubblicazione che facevi, una copia mi regalavi .

Un giorno mi dicesti eri giunto alla millesima pubblicazione, una traduzione da Russo all’Italiano di 480 pagine. Mi dicevi ti sentivi stanco perché in contemporanea altri cinque libri ne aveva pubblicati.

Ogni volta sono salito al quarto piano del palazzo dove abitavi con meraviglia osservavo i tanti scaffali dove erano allineati il grande patrimonio librario che conservavi, Senz’altro con dei volumi di prestigio visto i rapporti di amicizia che avevi con altri scrittori e conoscitori della letteratura nei paesi dell’Est europeo e di tutto il modo. Potrebbe esser fatta una biblioteca per ricordarti e ricordare il grande lavoro letterario fatto nel corso della tua vita.

Domenica 13 alle ore 11,45. ci salutammo dicendomi ti sentivi stanco. Avevi pubblicato gli ultimi cinque libri e terminata la traduzione di quel grosso volume dal Russo all’Italiano.

Scherzando ti dissi lavora in misura minore, questa mattina pendi troppo a sinistra, pendi più del solito. Devi mettere il porta moneta dall’altra parte, e trovare l’equilibrio, poi aggiunsi: se i soldi per tornare in equilibrio non ne hai abbastanza, ti aiuto io, li ho tutti di metallo.

Ridendo dicesti andiamo a pranzo. Ti allontanasti verso il parcheggio, ricordandomi, “con gli amici ci vediamo mercoledì alle ore 10 alla Biblioteca San Giorgio“. Caro amico Renato sei andato via in silenzio, troppo presto. Non ero preparato alla notizia del tuo trapasso.

Ti ho voluto ricordare con quel sorriso di domenica prima pranzo. Caro Renato, caro Professore, non ci sei più, mi mancherai tutte le volte.

Virgilio Dominici – lettore

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