vitabuffa. DON BIANCALANI DISOBBEDISCE ED È SALVO: IO CHE VOGLIO OBBEDIRE MI PRENDO 2 ANNI E 10 MESI DI ARRESTI. LA GIUSTIZIA ‘DEMOCRATICA’ DEVE FUNZIONARE COSÌ?

Art. 414 cp: «Chiunque pubblicamente istiga a commettere uno o più reati è punito, per il solo fatto dell’istigazione: 1) con la reclusione da uno a cinque anni, se trattasi di istigazione a commettere delitti; 2) con la reclusione fino a un anno, ovvero con la multa fino a euro 206, se trattasi di istigazione a commettere contravvenzioni. Se si tratta di istigazione a commettere uno o più delitti e una o più contravvenzioni, si applica la pena stabilita nel numero 1. Alla pena stabilita nel numero 1 soggiace anche chi pubblicamente fa l’apologia di uno o più delitti. La pena prevista dal presente comma nonché dal primo e dal secondo comma è aumentata se il fatto è commesso attraverso strumenti informatici o telematici. Fuori dei casi di cui all’articolo 302, se l’istigazione o l’apologia di cui ai commi precedenti riguarda delitti di terrorismo o crimini contro l’umanità la pena è aumentata della metà. La pena è aumentata fino a due terzi se il fatto è commesso attraverso strumenti informatici o telematici».
Se avessi fatto io apologia di reato, quanto mi avrebbero dato i saggi della legge di Vanni Fucci,
22 anni di galera?

VOLETE UN’ALTRA PROVA CHE LA LEGGE È SCHIZOFRENICA?


All’appello delle firme a sostegno di don Biancalani manca la più autorevole: quella del sostituto Claudio Curreli, coordinatore di Terra Aperta

 


 

Claudio Curreli su Tvl di Luigi Egidio Bardelli. Oltre che capo scout è anche coordinatore della rete Terra Aperta

 

Se i magistrati pistoiesi garantissero davvero terzietà e imparzialità, non accadrebbero fatti come questi che vi segnalo.

Se qualcuno pensa che io stia oltraggiando chi o cosa, sarà meglio che faccia attenzione a come si muove: i fatti parlano da soli e la prognosi è necessariamente infausta.

Torno a dire che ognuno è libero di fare le proprie scelte, ma al contempo deve anche voler subire le conseguenze di esse. Non per nulla, Cristo – a cui il Biancalani dice di ispirarsi – risponde, a Pilato che gli chiede se lui è il re dei giudei: «Tu lo dici». E Cristo era consapevole di ciò che faceva.

Ora, don Biancalani, benefattore quanto si voglia, mi dichiara, in una mail che trovate qua, che lui lavora su e per i clandestini che sono fuori dai circuiti ufficiali: «I nostri ragazzi accolti sono tutte persone fuoriuscite dai percorsi di accoglienza ufficiali del Ministero dell’Interno. Quindi niente soldi da parte dello Stato», scrive.

Si tratta, dunque, di una doppia irregolarità con rilevanza – a prescindere – indubbiamente penale, la sua. Non solo. Ma don Massimo ha una numerosa platea che lo sostiene e che invita la gente a sostenerlo.

Tutto questo, ragionando in punto di diritto, configura o no un’ipotesi di reato e/o apologia di reato?

Su questo sarebbe interessante ascoltare – senza tanti veli e diaframmi, perché, quando vogliono, i PM e i sostituti nostrali sanno anche parlare, quando addirittura non anche troppo – non solo Tommaso Coletta, ma pure tutti i suoi numerosi sostituti.

Dei quali, uno, Claudio Curreli, vanta pubblici crediti di coordinatore di Terra Aperta, agenzia di sorveglianza del giro dei clandestini e degli irregolari in Pistoia e provincia. E senza che nessuno dei suoi colleghi gli muova la più piccola osservazione.

Non si capisce – pertanto – perché lo stesso Claudio Curreli non abbia provveduto a firmare la petizione che il nostro giornale ha pubblicato nei giorni scorsi, stilato e diffuso a favore di don Biancalani. Era forse in ferie oppure occupato e distratto da altre incombenze in un campo scout?

Detto questo, non posso esimermi dal ricordare pubblicamente i termini dei miei generosi sequestri di beni personali, e degli arresti a firma Martucci: una, a mio parere, oscenità giudiziaria per mille motivi e, forse, ritengo, perfino una massa di azioni in ipotesi d’abusi d’ufficio ripetuti e inflitti more pistoriensi (traduco per l’avvocata Elena Giunti che non sa il latino) “alla maniera pistoiese” o come s’usa in piazza del Duomo.

Una coppia d’alto affare: Mazzanti & Bai. Sono loro l’origine delle disgrazie e degli arresti con cui Claudio Curreli ha iniziato lo sbalestrato processo a sostegno di Romolo Perrozzi. Se avessero accertato ciò che veniva scritto, tutto questo non sarebbe accaduto. Ma no: Bai, insieme a Iuri Gelli, Andrea Casseri e Emanuele Gori, sottoscrisse anche un’indecente falsa dichiarazione. Ma in procura sono sordi, ciechi e muti. Non sono ferrati in italiano e procedono con il paraocchi

Il nòcciolo della questione, per una procura che mostra segni evidentissimi di scarsa padronanza della lingua italiana, sta in una semplice e mai verificata verità: il ragionier non-dottor Romolo Perrozzi, aldilà del fatto che può avere avuto tutti i permessi e le concessioni possibili e immaginabili da parte del Comune di Quarrata, aveva o no il diritto di chiudere strade vicinali/interpoderali e piazzole di disimpegno delle medesime?

E la risposta, qualunque cosa affermi anche il giudice Gaspari nelle sue elucubrazioni da trapezio senza rete, che potranno apparire nelle motivazioni della sua sentenza, che stiamo aspettando, non può che essere una: il Perrozzi non poteva né vantare diritti su ciò che suo non era ab origine; né mettere in ponte tutta la caciara che si è inventato di sana pianta – grazie a fantasiosi avvocati e giudici indulgenti –, perché, se ha ottenuto i suoi permessi, ciò è avvenuto per grazia di dio e volontà della nazione ma in contrasto con una legge dello stato, due regolamenti urbanistico-edilizi-paesaggistici del Comune di Quarrata, tutta la giurisprudenza univoca dei Tar della repubblica. Insomma un bel pasticciaio!

Errata e non verificata, quindi, la falsa partenza del sostituto Claudio Curreli. Approssimative e insostenibili le decisioni della Gip Patrizia Martucci, che – se andiamo a rileggerle – si basano solo su indizi (peccato mai verificati dal luogotenente Salvatore Maricchiolo & CC).

Non di rado offensive in aula le affermazioni pressappochistiche e gratuite del sostituto Giuseppe Grieco che, se esaminato dalla prospettiva di chi, come me, la vicenda la conosce a menadito, si è presentato non di rado in udienza assolutamente impreparato sui vari argomenti: e perdipiù toccando pure tasti di vergognosa violazione costituzionale.

Ne ricordo due e basteranno per tutti. Due domande da rosso, non di Montalcino, ma di vergogna:
1. A me: «Perché lei non si è iscritto a Fratelli d’Italia?». Una frase così sfacciata in aula è possibile solo in paesi dittatoriali, indifferentemente da Pol Pot, Mao, Mussolini, Hitler, Pinochet etc. e senza dover rammentare il glorioso baffone ucraino, lo zio Giuseppe Stalin, picconatore della testa di Trotskij per interposta persona;
2. A Romiti: «Ma lei non si vergogna di stare con Bianchini che è pieno di querele?».

Di fronte a fatti come questi, come non porsi una domanda sulla rete di protezioni di certi magistrati italiani che, nonostante esempi di squallore come quelli appena narrati e agli atti (lo sottolineo) continuano ancora a farsi grandi e potenti dinanzi ai deboli?

Povero Cino, gran giureconsulto! Di te Pistoia non ha nessun culto

E come resterà, il sostituto Giuseppe Grieco, se domani verrà a sapere (e dovrà prenderne atto) che non solo, anche se ho sostenuto Benesperi e Ciottoli a Agliana, non sono di FdI, come lui forse avrebbe gradito; ma che addirittura potrei perfino votare per le forze antisistema piazzate oltre la sua fede democratica e, pertanto, anche anti-magistratura, ossia quella parte di pubblica amministrazione che non paga mai i suoi inammissibili, ripetuti e pervicaci errori contro quel popolo nel cui nome si onora di amministrare la giustizia?

O i giornalisti di Pistoia? I narratori/descrittori della realtà quotidiana della città di Cino e del giansenista Scipione de’ Ricci? I conservatori, in ultimo, dello status quo, perché tutto resti com’è?

Loro tutti fanno come le stelle del famoso romanzo di Cronin: stanno a guardare – e baciano la pantofola per sperare di raccattare le briciole che possano cadere dalla mensa del ricco epulone inteso, in metafora, come la procura stessa e i suoi mille segreti che a Pistoia, poi, tutti sanno e masticano da via degli Orafi in là.

E non è affatto difficile che ciò possa accadere, dato anche il fatto che colà sembra lavorino famiglie più o meno intere di parenti, affini, amici e conoscenti, uniti anche per fede, speranza e carità.

Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.info]


 

LA LEGGE È FATTA DOVE IL DENTE DUOLE

E NON DI RADO OGNUN FA COME VUOLE

 

La foto che abbiamo ricevuto con le segnalazioni

 

Venerdì scorso abbiamo ricevuto il seguente messaggio: «Ieri nuovo controllo Usl con vigili e per la seconda volta il don non li ha fatti entrare!!! Che gli frega, lo Sgueglia ha detto che sono stati abbandonati da procura, prefettura e questura. In più i ragazzoni sono diventati più prepotenti e offensivi!!!!! Sanno di essere protetti!».

Stamattina: «Ragazzino molestato da migranti di Vicofaro davanti a Mondo Risparmio viale Adua, oggi pomeriggio (si parla di ieri pomeriggio, domenica 28 agosto – n.d.r.)».

Poi è giunta anche una foto di polizia impegnata in controlli e una precisazione: «Mi dicono che si è trattato di un’aggressione non molestia». Alla fine il commento, amaro e indicativo del clima che si può vivere a Sarcofago City: «Se avete agganci in questura… tanto i giornali non li toccheranno…».

Forse Roberto Saviano potrebbe trovare materia almeno per un raccontino dal titolo – che so? – Gomorra nana


 

Terzietà e imparzialità a Sarcofago City

 

Massimo Biancalani, militesente e libero.it

No lo fo per piacer mio
ma per obbedire a Dio!

 

 

E.B., 2 anni e 10 mesi, per Gaspari…

Chiesi un dì legalità
e in galera devo andà?

Don Massimo, molto cristianamente mi dica: sto facendo demagogia o sto rappresentando la realtà di Pistoia? E se sto illustrando la verità dei fatti, offendo e oltraggio qualcuno o do a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio?


Nell’un caso e nell’altro i comportamenti della magistratura pistoiese sono censurabili in quanto manifestamente illogici e pertanto schizofrenici e sicuramente errati


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