
ALLORA ci siamo: domani conosceremo gli esiti degli stress test Bce sulle banche europee, e sulle cinque italiane oggetto dei test.
Intanto una cosa è sicura: mesi di campagna stampa da parte dei politici, di Bankitalia e Abi contro le regole europee (populisti a chi?) hanno distrutto il listino azionario italiano e in particolare le quotazioni di Mps.
NON CI SONO DIFFERENZE
Tale campagna, indegna di un Paese europeo che consapevolmente aderisce all’Unione quale membro fondatore, che ha sottoscritto le nuove regole e le ha recepite tramite votazione in Parlamento, ha di nuovo messo l’Italia nelle condizioni di essere percepita come un Paese inaffidabile e pericoloso per la tenuta dell’eurozona.
Renzi, tanto abile a incantare gli italiani (almeno fino a qualche mese fa), risulta evidentemente incapace di rapportarsi correttamente con Bruxelles, vista la musata che ha preso anche stavolta.
GLI AMICI ROSSI DI MPS
CHE NON VOLEVANO MOLLARE LA PRESA
Del resto l’Italia ha provato a dire no a tutte le regole bancarie e lo ha fatto a volte con toni ricattatori e francamente ridicoli che hanno irrigidito ancor più le autorità europee.
Va detto che persino Draghi, che ci sta dando una grossa mano, e che pure aveva provato a spendere qualche parola a nostro favore, di fronte al rischio di essere evidentemente male interpretato e strumentalizzato (come solo Renzi sa fare), ha rinunciato a qualsiasi forma d’intercessione a favore del nostro governo tanto sguaiata è stata la caciara messa in piedi dalla politica italiana a reti unificate.
Su Mps è stato fatto un lavoro da incompetenti: i conti di Siena sono esplosi 5 anni fa e nel 2012 quando le regole lo consentivano lo Stato non è intervenuto come doveva, cioè azzerando gli azionisti e convertendo in capitale le obbligazioni.
Si trattatava di azzerare la dirigenza, ripulire la banca e cederla al migliore offerente. A quest’ora probabilmente avremmo una banca risanata e competitiva.
Invece si preferì salvare le terga alla cara Fondazione a trazione Pd, obbligando la banca a ingoiare gli onerosissimi Monti Bond, e così dopo due aumenti di capitale da 5 miliardi l’uno, poi puntualmente polverizzati, ora siamo sull’orlo dell’abissso.
COSA FARE?

Ma cosa dovrebbe fare Mps? Solo una cosa, che è poi quanto chiedono a Bruxelles. Vendere 27 (su 40) miliardi di sofferenze lorde, cioè circa 9 nette, e ricapitalizzarsi seguendo le regole europee previste per le banche ancora solvibili.
La richiesta italiana di venderle a valore di bilancio è stata respinta con perdite, dato che i mercati le prezzano a molto meno.
Si pensa che la differenza sia pari a 5 miliardi e che – udite udite – Mps gode degli interessi di banche internazionali di rilievo con Mediobanca e JpMorgan a fare da garanti con un prestito ponte.
La via d’uscita esiste, ma bisogna piantarla con il patriottismo farlocco alla bisogna, usato solo per nascondere i biechi interessi politici, degli amici e dei parenti – rossi. La presa va mollata. Vedrete che il mercato non è il mostro che viene dipinto da questa gentaglia interessata alla preservazione del proprio tornaconto politico, elettorale ed economico.
SIAMO SOLO AL PRIMO TEMPO
E dopo Mps sarà la volta di Unicredit: la più grande banca italiana ha bisogno di un aumento di capitale di 9 miliardi e, poi, della cessione delle 4 banche salvate a novembre con Atlante.
Un altro pugno in faccia a Padoan e Patuelli: 1,7 miliardi messi dalle banche sane e mercati che non sono disposti a sganciare più di 500 milioni e tutto questo bruciando gli obbligazionisti. E solo per aggirare le regole europee: come siamo furbi, eh?
Ma piove sul bagnato: la Bce ci impone, entro il 2017, di coprire le sofferenze almeno al 55% del valore originario. Il che significa, per le sole banche quotate, una ricapitalizzazione di 30 miliardi di euro…
FREGATI DALLA NOSTRA FURBIZIA

Tutto era chiaro dal 2011. E c’era solo una cosa da fare: chiedere, come fecero Spagna e Irlanda, l’aiuto appositamente previsto dall’Ue.
Ma Letta prima e Monti poi, evitarono accuratamente quello che sarebbe stato un aiuto risolutivo, ma vincolato… Vincolato al rispetto di norme precise e che avrebbero messo gli occhiuti funzionari europei in casa nostra a farci le pulci. E visto quello che poi ha scoperto la Bce, si capisce bene perché non fu fatto. Era tutto marcio.
Tutto era chiaro in un Paese che chiedeva alla Bce, come poi è avvenuto, di mandare i tassi sotto zero per tenere in piedi il debito pubblico e che, come rovescio della medaglia, ha tolto redditività alle banche; tutto era chiaro quando già nel 2011 la nostra manifattura era crollata con il 25% della produzione in meno del 2007 e il 25% di aziende fallite.
Era chiarissimo cosa sarebbe successo alle banche.
ANDATEVENE
Ma non alla vergognosa casta dei regolatori di Bankitalia, della Consob, dell’Abi, i quali sono arrivati a una collisione tale con l’Ue, cercando di aggirare qualsiasi trattato sottoscritto in materia, tanto da aver tracciato un solco profondo che mette il nostro Paese al di fuori, di fatto, dall’Europa, avvicinandolo sempre più sinistramente a una republichetta delle banane fuori dalla storia e dalla geografia.
Domani, finalmente, sapremo.
[Massimo Scalas]
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