
I BOOKMAKERS INGLESI hanno abbassato le quote delle scommesse per chi vuole lasciare nel referendum sulla Brexit.
La notte tra il 23 e il 24 giugno me la farò necessariamente davanti al monitor del pc: potrei diventare miliardario, oppure può essere che mi vediate, dal giorno dopo, a chiedere l’euro del carrello davanti alla Coop.
In realtà non accadrà née l’una né l’altra cosa perché non gioco a poker, ma faccio un’attività che si basa sull’autodisciplina e sul tenere comportamenti razionali in qualsiasi frangente.
Me ne starò col ditino pronto, per approfittare di qualsiasi occasione si presenti, ma senza necessariamente farlo scattare. Niente roulette russa.
IL GRAN BALLO DELLA BREXIT
Si ballerà parecchio e c’è solo da augurarsi che prevalgano i no rispetto all’uscita, altrimenti dal giorno dopo assisteremo all’assalto all’arma bianca al nostro sistema bancario. Ma che c’entriamo noi? Ci s’entra, ci s’entra… hai voglia che ci s’entra!
Non so se ve ne siete accorti, ma questa settimana ha rappresentato un bagno di sangue per le borse, in maniera direttamente proporzionale con la sucessione dei sondaggi che hanno, in sequesnza progressiva, aumentato le percentuali degli inglesi che vogliono uscire, ora siamo a 55% fuori, 45% dentro.

In realtà io penso che alla fine resteranno e che la gente spesso si diverte con i sondaggi. Ma torniamo al punto.
Le borse sono scese repentinamente, soprattutto tra venerdì e giovedì: in tale contesto, la nostra è crollata, così come avviene da mesi ogni volta che a livello internazionale c’è una turbolenza.
Regolarmente finisce sotto attacco il nostro sistema bancario. Ne riparliamo poi nella sezione italiana, ma intanto arrivare al 24 senza cascare dal pero è meglio, specie per gli azionisti delle nostre banche.
Altre conseguenze che saranno immediatamente visibili, dopo un primo crollo verticale, tipo Willy il Coyote, della sterlina, sarà una bastonata all’euro nel medio periodo, con la moneta inglese che secondo me recupererà (ora sono tutti a vendere sterlina: invece io penso che sarà la moneta dell’anno per un acquisto, sempre se escono). In ogni caso stiamo in campana: in Italia siamo sempre così intenti a rimirarci l’ombelico che non riusciamo a capire l’eventuale portata di questo evento.
SAPPIAMO SEMPRE FARCI RICONOSCERE

Intanto da Londra su un sito specialistico per traders (operatori di borsa) compare questo articolo in cui si riportano dichiarazioni di Padoan che seguono:
- A Trump victory would be very bad and harm New York as a financial Sector, una vittoria di Trump sarebbe un male e danneggerebbe New York come centro finanziario
- Trump beating Hilary would be “very bad period”, se Trump batte Hillary ci sarà un periodo molto brutto
- Doesn’t expect Italian bind yields to rise in the case of a Brexit, i rendimenti dei titoli pubblici italiani non mi aspetto salgano in caso di Brexit
- A Trump win and Brexit could see Paris overtake New York and London as the West’s main financial centre, una vittoria di Trump porterebbe Parigi a superare New York e Londra come centro finanziario principale (ah ah!)
La domanda finale del moderatore inglese è: He’s been on the vino hasn’t he?, è stato il vino, non è vero?
PERCHÉ LE BORSE HANNO DIVORZIATO
DALL’ECONOMIA REALE
Sia come sia, che Padoan beva o no, per i piccoli investitori è un momento molto difficile, infatti è diventato davvero complicato avvicinarsi alle borse (e lo vedo tutti i giorni sul valutario) e al risparmio in generale.
Infatti i vari Qe hanno mutato l’atteggiamento dei grandi investitori, che disponendo di immense quantità di denaro a costo zero, la mattina si svegliano chiedendosi dove parcheggiare il loro denaro quel giorno.
In pratica, se fino a un anno fa ancora le borse si muovevano secondo logiche legate ai fondamentali economici, ora questo legame sembra essersi sciolto.
Il risultato sono dei mercati finanziari che assomigliano sempre di più a campi minati, dove dominano le speculazioni mordi e fuggi e naturalmente i piccoli sono quelli che rischiano di più.
LA BCE CI METTE DEL SUO
MA LE BANCHE NON CI METTONO DEL LORO

Tale situazione è stata esacerbata dall’inizio dell’acquisto di corporate bond da parte della Bce: è partita a giugno e costituisce un ulteriore salto nel Qe europeo.
Consiste nell’acquisto di obbligazioni societarie.
La Bce ha acquistato, tra le altre, le obbligazioni di Telecom, Generali, Siemens e Renault, Ab Inbev, Engie e Telefonica.
Il quantitative easing della Banca Centrale Europea ha già raggiunto i 1.000 miliardi di euro (quello americano, conclusosi un anno fa, è stato pari a circa 5000 miliardi di dollari) acquistati di debito pubblico, di bond governativi cioè, tipo bot, cct, ecc.
Draghi, con tale mossa, mira a far giungere direttamente alle imprese il denaro fresco che le banche si rifiutano di prestare.
Questa è una buona cosa, ma il rovescio della medaglia è l’atteggiamento di cui sopra da parte dei grandi investitori, che, con la Bce a finanziare direttamente le aziende, non trovano più rendimenti accettabili ai loro investimenti e quindi speculano nella maniera più rapida e volatile possibile.
Insomma, le borse sono un casino.
CONSIGLI PER I NON-ACQUISTI

Gli unici consigli che mi sento di dare per chi vuole investire i propri soldi è i seguenti:
- Investite solo i soldi di cui non avete necessità, pare ovvio, ma a giudicare dalla gente rovinata dalle banche italiane non lo è
- Non prendete in considerazione le proposte fatte da impiegati di banca che sono lì a piazzare le obbligazioni della banca stessa: il conflitto d’interesse è palese, lo è sempre stato, ma a quanto pare ancora si fa fatica a capirlo
- Rivolgetevi a un promotore finanziario indipendente, non legato a questa o quella banca, la cui remunerazione non sia lo stipendio più un bonus a seconda di quante obbligazioni della banca piazza, ma sia una percentuale sui guadagni che l’investimento frutterà al cliente: niente guadagno, niente remunerazione al promotore
Come avete capito allora la Brexit va a cascare a fagiolo nei mercati finanziari come il cerino acceso dentro un silos rovente pieno di petrolio. Non ci resta che aspettare.
2030: L’ANNO IN CUI I CINESI
VINSERO IL MONDIALE DI CALCIO
Intanto i cinesi, zitti zitti, hanno lanciato un piano quinquennale al cubo 2016- 2050 (se penso che i nostri politici non riescono a pensare a qualcosa che vada oltre il mese prossimo…), che ha come obbiettivo visibile, l’assegnazione dei mondiali di calcio 2030.
Il piano è così composto a regime (semplificato):
- 30 milioni di praticanti distribuiti in 20mila scuole di calcio
- 50 milioni di praticanti, oltre i 30 non iscritti a scuole
- Almeno 300 milioni di tifosi
In tale contesto è iniziata la campagna acquisti di squadre estere. Come sappiamo in Italia, l’Inter (e presto anche il Milan) è stata comprata da Suning (quelli che portarono Lippi in Cina ad allenare l’Evergreen): http://www.suning.com/ il primo rivenditore di elettrodomestici della Cina, con 1600 negozi, in affari con Alibabà, il colosso dell’e-commerce e con una propria piattaforma di vendita.

E qui passiamo agli obbiettivi meno visibili, ma anche più importanti: i cinesi hanno capito che il calcio fa crescere il Pil, è un settore dell’economia mondiale in continua espansione, molto liquido (ovvero: dove è facile comprare e vendere con realizzi praticamente certi) e che fa da veicolo per i consumi interni nei settori più svariati.
Essi hanno studiato quanto è avvenuto nella Premier League inglese e nella Bundesliga tedesca e si sono fatti due conti in tasca.
Indovinate in quale campionato invece, a causa della gestione padronale, amicale, politica (sembra di parlare delle banche) questo non avviene? Sì, esatto: quello italiano, dove l’incidenza degli stipendi sui ricavi è pari all’80% contro il 50% della Bundesliga e il 58% della Premier.
Ma questa è un’altra storia e secondo me l’ingresso cinese all’Inter potrebbe portare una svolta in positivo in tal senso: lo sanno loro come contenere il costo del lavoro…
FOLZA, INTEL!
L’altro obbiettivo che i cinesi si pongono è quello di esercitare il cosiddetto soft power, ovvero una forma di potere “dolce” oltreconfine, cosa che gli Usa fanno benissimo da almeno 70 anni attraverso la produzione di cultura americana (vedi alla voce Hollywood) i McDonalds, il basket e l’atletica, ovvero tutte quelle forme d’influenza sul resto del mondo originata dall’altra faccia di una medaglia che prevede l’uso della forza militare da una parte e i sorrisi dall’altra, o se preferite il pugno di ferro in guanto di velluto, il bastone e la carota; e poi, come già dicevo in un articolo precedente, dare ai cinesi pane e circo è un’accoppiata che nella storia dell’uomo funziona sin dall’impero romano.
In ogni caso a Milano è bene si preparino da ora in poi a San Siro: sentiremo urlare Folza Intel! Per quanto riguarda il Milan, non ci saranno variazioni di pronuncia – almeno sul nome… plòplio.
Per ciò che riguarda il resto, il petrolio continua a galleggiare intorno ai 48 dollari al barile, le aziende produttrici americane, stanno, alla chetichella, tornando a pompare, sperando che quelli dell’Opec non ci facciano caso…
LA SETTIMANA DELLA FED
UN NULLA ANNUNCIATO
La settimana che inizia è quella della riunione della Fed che, in attesa del referendum, inglese non farà nulla che possa aggiungere agitazione ai mercati.
Tra l’altro inizia il periodo che da qui a novembre vedrà Trump e la Clinton impegnati in una campagna elettorale che si preannuncia infuocata, in cui, a mio parere, toccheremo vette inesplorate nel campo del trash.
In tale contesto, mentre tutti i commentatori si aspettano almeno un paio di rialzi dei tassi da parte della Yellen, io penso che se ne fa uno è grassa.
Infatti ogni decisione in merito non potrà, con la campagna presidenziale in atto, che essere vista dai due contendenti con la lente della politica. Ciò che Yellen non vuole.
Aspettiamoci una grande volatilità sui mercati, con movimenti, nelle borse, improvvisi e molto forti in un senso e nell’altro.
[Massimo Scalas]
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