Quando si riferisce la verità, si offendono la Costituzione, la legge e i giudici? E se gli uomini della legge inventano reati nuovi di zecca per affliggere un cittadino oppure dichiarano di avere svolto accuratissime indagini e non è affatto vero, non offendono forse loro quel popolo in nome del quale si vantano di amministrare la giustizia con equi processi, terzietà e imparzialità?

A forza di voler reggere il punto a ogni costo
da una puntura di vespa è scoppiata una guerra

Una feroce
forza il mondo possiede, e fa nomarsi
dritto: la man degli avi insanguinata
seminò l’ingiustizia; i padri l’hanno
coltivata col sangue; e ormai la terra
altra messe non dà…
Manzoni, Adelchi
sull’idea di Legge e Giustizia (dritto)
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TRA POCO (a luglio manca un saltino di appena due mesi) sarà un anno da quando ho iniziato a raccontare come il Comune di Quarrata premia certi fedeli graditi e màzzia certi altri sgradevoli con un comportamento idiota secondo cui vuole far credere che se Cristo morì sul Golgota alle tre del pomeriggio (ora nona), non fu perché gliene avevano fatte d’ogni colore, ma per il fatto che quella mattina era uscito di casa senza calzini: e quando il cielo si abbuiò, un vento talmente freddo scese sul Calvario che gli congelò i piedi, ibernandolo per tre giorni.
Esattamente la stessa cosa in quella sorta di “caponata giudiziaria”, messa in ponte dal signor Claudio Curreli, all’inizio osteggiata (direi egregiamente) dal signor Tommaso Coletta (scarica l’ordine di servizio assolutamente ignorato dagli in-subordinati della procura pistoiese).
Tuttavia – e non si capisce perché – il nuovo capo di Pistoia, successore di Paolo Canessa, in séguito ha preso a sostenere con forza e vigore la linea Curreli-Martucci: perché – forse – non è il caso di scavare troppo nella vita dei Comuni e della politica, delle conoscenze e delle amicizie; ed è meglio togliere i calzini a uno come il Bianchini, che scrive e rompe a tutto il mondo, piuttosto che a un “tutto il mondo”, della politica e degli interessi, che può rompere – indisturbatamente – a singole noci come il Bianchini. Si sa: una noce in un sacco non fa rumore: mettiamo il Bianchini in un sacco e la cosa è risolta.
Però, sendo io (alla boccaccio) un rompiscatole, continuo e continuerò a fare il mio mestiere di rompi e senza sosta. Me lo consentono la mia libertà e l’articolo 21 della Costituzione, anche se i giudici di Pistoia inventano, per me, capi d’imputazione inesistenti per troncare la mia voce: la voce di un cittadino che chiede che le leggi siano rispettate, non massacrate come avviene in questo sistema politico-giudiziario in cancrena.
Di Mattarella non si può parlare perché chi lo fa, finisce sotto inchiesta (O bella ciao, bella mia Costituzione dell’Anpi, da cui tu non scampi, come la giunta del Mazzanti, che sono pochi, ma sempre tanti) per poi essere avviato verso il binario 16 di Santa Maria Novella, a Firenze, o 21 a Milano: trampolino di lancio per Auschwitz.
Vedi la storia del professor sovranista Marco Gervasoni (rilèggitela qui) che ha osato scrivere su Twitter «Mattarella… uno dei peggiori presidenti della Repubblica …».
Non diversamente è toccato a me, mutatis mutandis e in tono molto minore: ma non perciò meno offensivo dei valori della democrazia e dei diritti umani, per aver leso – in una marea di offesi – l’onore e il decoro di tre sindaci e un prete: don Ferdinando Betti, di Montale, offeso perché chiamato don e perché satirizzato con un’espressione tipo «è rigido o si comporta come un baccalà»; Luca Benesperi, il diarroico e come tale mostrato a tutti alla notifica sgangherata della chiusura delle indagini, a firma Curreli (ma forse anche Coletta) in cui si leggeva a chiare lettere che Pedrito, che spara con un dito (anche questa è un offesa da lavare col sangue) era “fragile di colon”.
Questo non l’ho pubblicato io. L’ha reso ben noto alle “persone offese” il signor Claudio Curreli con l’appoggio del signor Tommaso Coletta. E, dulcis in fundo, la signora Sabrina Sergio Gori offesissima per essere stata definita “la sindaca più inutile di Quarrata”: quale, peraltro, effettivamente è stata – se non addirittura anche indisponente per certa sua antipatia soffiante dai pori dilatati della pelle quando incontrava i suoi cittadini amministrati. Ma la politica viene prima del cittadino: e la procura di Pistoia lo fa; spesso e volentieri e se ne hanno le prove – non fatemele pubblicare o mi mandano alla Caienna con Papillon!
ILLUMINAZIONE SU STRADA PRIVATA?
Ho diritto di vivere a Lecceto come ci sono vissuto da sempre, non come intendono farmici vivere il ragionier Perrozzi, il sindaco Mazzanti e i suoi armigeri, la Procura della Repubblica
Oggi la libertà del popolo è riassunta in un semplice «credere, obbedire, combattere»: ma solo vestiti di rosso. Gli altri sono tutti nemici da abbattere senza pietà. Così il capo della procura pistoiese Tommaso Coletta voleva aiutare gli umili e i senza voce: ma forse intendeva con la persecuzione giudiziaria (quella sì che è stalking!) e “senza processi mediatici” – perché le esecuzioni devono avvenire “in bianco” e senza rumore? Giornalisti – di Pistoia, di Toscana, d’Italia – tutti proni all’autorità. Per qualche segreto d’ufficio, violato dai pubblici ministeri – com’è avvenuto – da pubblicare nel tentativo di vendere tre o quattro copie in più?
Mi dispiace – disse il Marchese del Grillo –, ma io so’ io, e non sto zitto: scrivo. Fate come vi pare. Fate quel che vi pare. Inventatevi anche processi che tutto sono fuorché quello che è previsito dall’articolo 111 della Costituzione. Io scrivo e urlo quanto mi pare. Specie se vedo che, dopo essermi rivolto cento volte alla cosiddetta legge, tale legge ha fatto di tutto per troncarmi le gambine, prima con un comunicato stampa diffuso dai carabinieri (suggerito probabilmente dal signor Curreli), che è un vero e proprio sconcio sotto il profilo della legalità e della moralità (se ne accorse anche Coletta, poi si pentì: credo – posso credere? – per la sua intrinseca debolezza dinanzi al catenaccio dei pubblici ministeri della procura pistoiese); poi, “a capocchia” e senza riflettere (la comprensione dell’italiano non è la forza dei nostri giudici: e io posso dirlo in quanto abilitato a dirlo da 40 anni di cattedra), con 104 giorni di arresti domiciliari illeciti e come tali annullati dal Tribunale del Riesame; infine (senza parlare del sequestro, anch’esso illecito, di tutti i miei computer), con un rinvio a giudizio su un “ammasso di scorie” inquinanti quanto quelle dell’inceneritore di Montale che il signor Leonardo De Gaudio chiede, proprio in questi giorni, di mandare (more solito) all’archivio. Che faticaccia dal 2013 a oggi e con un’informativa dei carabinieri che è stata ferma in frigo per ben 6 anni! Un vero record.
Fine della premessa – anche troppo lunga, ma indispensabile. Ora altri fatti del sindaco Mazzanti e dei suoi armigeri. Dopo le brunellate e le fontemoranate, eccoti altre cazzate.
Dice il Mazzanti: «I problemi di Lecceto di Montorio sono privati». Sì, è vero: sono privati “di cervello e di còre”, perché privi di conoscenza dei termini e maneggiati da perfetti ignoranti; condizione da cui non si scosta la procura, che dovrebbe invece insegnarci come l’ignorantia legis non excusat…
Ribatte & conferma il Dirigente XXL Area 3, Iuri Gelli, affortunato cognato di ex sindaco leonardesco e oggi senatore: «Sì è tutto privato». E il Gelli, autocrate indiscusso di tutto, si tira dietro l’architetta Canterina Biagiotti, l’ingegner Andrea Casseri, il geometra Emanuele Gori e, come “baston della vecchiaia”, il grande Marco Bai: quello che il sindaco Mazzanti ’un multa mai. Queste cose la procura di Pistoia non le vuole vedere, neppure se sono state opportunamente da me segnalate e documentate. Io, invece, devo essere abbattuto: mentre le cosiddette “persone [da me] offese” son tutte verginali fiorellini di serra…

Ora mettetevi a sedere e arreggetevi come si diceva ai miei tempi a Lecceto, prima che arrivassero “i padroni dei varii baccellaj”. Su quella strada, via di Lecceto e/o Bindino, che è vicinale (anche se il Gelli non lo sa e l’ha persa), proprio lui, il geometra ingegnere sostenuto dalla politica, ha fatto costruire una bella illuminazione che allàmpana il bosco di notte: 6 splendenti lampioni che brillano come la cometa di Nazareth per accendere il còre degli ospiti dell’Agriturismo Arancini. Spesa a carico del popolo.
Allora io rinnovo la domanda a tutti. E per tutti intendo: il Mazzanti e i suoi dirigenti; i carabinieri che hanno fatto le indagini sui miei articoli (poi mi diranno quali indagini: a me non ne risulta neppure una); il signor Curreli e la signora Martucci; il signor Coletta, il signor Grieco e il signor De Gaudio, ma anche la signora Gambassi. E insomma tutti e poi tutti.
Èccola la domanda: perché un impianto di illuminazione su una strada privata a spese pubbliche? Quell’area lassù è tutta privata, solo privata oppure, a miccino, un po’ privata sì e un po’ privata no, a seconda di come fa comodo all’occhio di dio e ai suoi fedeli? Non so se sono stato chiaro o se, come Gesù, anch’io stamattina sono uscito senza calzini e mi sono preso freddo.
Ingegnatevi pure a raccontare frottole e cazzabùbbole. E il ragionier non-dottor Romolo Perrozzi, Ctu del tribunale – che di sicuro domattina presenterà un’altra farneticante quererla –, la smetta di fare l’offeso (ascoltato & coccolato dai signori della procura) se scrivo che “non basta un ragioniere per avere ragione”. Non solo l’ho scritto, ma lo riscrivo e lo sottoscrivo.
Il signor Romolo Perrozzi, ragioniere, non-dottore, ma Ctu (quali e quante curatele ha avuto dal tribunale di Pistoia? Si può sapere o è vietato? A quali giudici pistoiesi risulta noto? Con quali ha collaborato? Si guarda, per favore, signor Coletta, o è meglio far finta di nulla?) non aveva il diritto di chiudere le sue (solo in parte) tre interpoderali-vicinali da sempre aperte; non aveva e non ha la proprietà esclusiva sui tracciati stradali; il comune gli ha concesso indebitamente di chiudere le piazzole di disimpegno della strada su cui esisté, esisteva ed esiste da sempre, incancellabile, un vincolo “more servitutis”. Punto.
Mi chiedo, alla fine: ma devo proprio essere giustiziato da procura che non legge (e, se legge, non di rado non comprende la lingua italiana); legge come vuole; s’inventa reati che non esistono (stalking giornalistico); non studia i problemi che le vengono sottoposti e fa svolgere indagini alla polizia giudiziaria dei carabinieri che – scusatemi se è poco – generano il ragionevole dubbio di essere amici di stretta frequenza con le persone su cui sono chiamati a indagare: o altrimenti, invece di riferire al giudice, pari-pari, solo quello che viene affermato dai diretti interessati, andrebbero per uffici ad acquisire carte ufficiali, evitando accuratamente di suggerire ai pubblici ministeri che “secondo loro” gli interessati, che hanno interpellato, sono tutti più vergini della tuttasanta madre del salvatore Gesù.
E questa, signori della legge uguale per tutti e amministrata in nome del popolo italiano, è giustizia o «scrivete voi cosa – non vorrei che tornaste a inventare nuovi reati apposta e su misura per me»?
Non basta essere ragioniere per avere ragione. E nemmeno pubblico ministero o giudice. Ci vuole più rispetto del vero, delle norme e delle regole: più sostanziale terzietà e imparzialità. Insomma: più Costituzione e Legalità.
Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.info]
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